Vitigno autoctono Passerina: storia di un vino adriatico

La zona adriatica è caratterizzata da vini eleganti e deliziosi, tra cui spicca indubbiamente il Passerina, un vitigno antico che permette di realizzare un vino fresco, non eccessivamente strutturato e, al contempo, profumatissimo. Le sue note floreali e fruttate non indicano un carattere forte, deciso e di spessore come quello del Pecorino o del Verdicchio ma, piuttosto, un atteggiamento elegante e sofisticato.

Il Passerina viene coltivato principalmente nelle zone di Marche e Abruzzo, dove la vicinanza del mare aggiunge un pizzico di sapidità e piacevolezza che non gusta mai. Fino a qualche anno anno, esattamente come tutti gli altri vitigni autoctoni, era relegata a un semplice ruolo di uva da taglio per sfumare e aggiungere eleganza a vini più rinomati; oggi, invece, dopo aver ottenuto il meritato riconoscimento, molti vignaioli producono Passerina in purezza puntando sulle sue straordinarie peculiarità aromatiche.

Scopriamo la sua storia, le sue caratteristiche e come abbinarlo in tavola!

Storia del vitigno autoctono Passerina

Le regioni Marche e Abruzzo sono conosciute, dal punto di vista enologico, prevalentemente per due grandi vini: il Montepulciano d’Abruzzo e il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Al confine tra le due, però, si coltivano alcuni vitigni autoctoni molto interessanti che, recentemente, sono stati riportati alla luce e valorizzati per come meritano. Tra questi rientra proprio il vitigno Passerina, il cui nome deriva dal fatto che i passeri – a quanto pare – amino beccarne gli acini a dir poco gustosi.

Le sue origini sono molto antiche e, come altre tipologie di vitigni a bacca bianca dell’Italia centrale, appartiene alla grande famiglia dei Trebbiani. Per crescere al meglio, ha trovato le condizioni ambientali migliori nei territori del Piceno, del nord dell’Abruzzo e della provincia di Frosinone. Gode di una qualità invidiabile ma, nonostante ciò, è stato messo in disparte a vantaggio per più conosciuto Trebbiano Toscano, sicuramente più resistente e vigoroso. Il fatto che sia stato a dir poco sconosciuto per decenni, quindi, non deve destare stupore; per fortuna, molti viticoltori hanno deciso di riportarlo alla luce per sfruttarne le eccellenti qualità e mettere a disposizione del grande pubblico un vino a dir poco sublime.

Il percorso di valorizzazione è stato abbastanza lungo ed è arrivato al culmine nel 2011, quando è stata creata la DOCG Offida, il cui disciplinare contempla l’Offida Passerina DOCG prodotto con una percentuale minima del vitigno dell’85%.

Caratteristiche del territorio

Come accennato, il vigneto Passerina si estende dalla costa adriatica verso l’entroterra collinare appenninico, raggiungendo un’altitudine di circa 600 metri sul livello del mare. A renderlo prospero è il clima mediterraneo, caratterizzato da estati calde e inverni non particolarmente freddi, sul quale influisce la presenza del mare con le sua brezze termiche. Le temperature miti, quindi, non fanno altro che favorire la perfetta maturazione dell’uva.

Se in passato le uve del Passerina venivano vinificate solo in uvaggio, oggi le cose sono cambiate: rientrano ancora in numerose denominazioni del centro Italia, ma in purezza offrono un vino molto interessante, che si distingue per il suo profumo delicato e la sua piacevolissima freschezza.

La DOCG Offida, oltre alla versione ferma, prevede anche altre tipologie di Passerina, come lo spumante prodotto sia charmat, sia metodo classico, oltre che le versioni Passito e Vin Santo.

Caratteristiche del vitigno e del vino Passerina

Il vitigno Passerina è unico nel suo genere non solo perché garantisce una produzione abbondante, ma anche perché si rivela estremamente forte e resistente sia alle condizioni climatiche, sia all’attacco di varie malattie tipiche dei vigneti. Queste sue caratteristiche lo portano a essere non solo uno dei vitigni più amati dai coltivatori, ma anche degno di soprannomi significativi come Cacciadebiti, Scacciadebito, Uva d’oro e Pagadebito.

Entrando le merito delle caratteristiche ampelografiche, le principali sono le seguenti:

  • le sue foglie hanno grandezza media e forma pentagonale;
  • i suoi grappoli hanno grandezza media e forma conica;
  • i suoi acini hanno forma sferoidale, con una buccia consistente di colore verde-giallo.

Quando prodotto in purezza, il vino Passerina gode di una buona intensità e presenta toni floreali immediatamente percepibili all’olfatto. Esistono diverse varianti di questo vino, ma il bouquet è sempre facilmente riconoscibile: gli aromi principali e persistenti, infatti, sono l’albicocca, la pesca, la pera accompagnati da accenni di miele, timo, agrumi e fiori bianchi.

Fondamentalmente, il Passerina è un vino semplice e i suoi aromi sono tanto distinguibili quanto equilibrati. Il suo sapore è fresco, delicato, con una buona persistenza e dal finale dolcemente mandorlato.

Inoltre, è un vino molto duttile e questo consente ai viticoltori di sperimentare e introdurre sempre qualche novità interessante; è possibile, infatti, gustare la versione ferma, profumata e raffinata così come la variante spumantizzata che ne esalta acidità e profumi. Quest’ultima è una tipologia molto affascinante, ricco di profumi maturi, caramellati e agrumati che esaltano l’aspetto fresco, sapido e speziato della bevanda.

Come abbinare il vino Passerina in cucina

Grazie alle sue caratteristiche principali, cioè acidità, sapidità e vivacità, il vino Passerina è fedele alleato dei piatti a base di pesce. Soprattutto nelle Marche, poi, l’accoppiata diventa semplicemente vincente! Ecco perché viene spesso servito con pollo al curry, fish and chips, vitello tonnato, spaghetti alle vongole e alla carbonara, pad thai e paella.

Se, invece, si desidera gustare il Passerina da solo, è consigliato servirlo in calici tulipano – che ne preservano la freschezza – a una temperatura intorno agli 8-10°C.

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