Storia del brindisi, un rituale antichissimo

Un gesto che ha accompagnato l’umanità nel corso dei secoli. Sembra che già all’epoca degli Assiro-Babilonesi fosse consuetudine celebrare gli eventi importanti alzando i calici al cielo come simbolo di devozione e gratitudine. Nell’Antica Grecia si mangiava e beveva in momenti distinti. Un convitato, il simposiarca, aveva il compito di preparare le bevande e declamare discorsi durante il brindisi, spesso dedicato a omaggiare i presenti o le donne amate, secondo una sequenza prestabilita. Nella letteratura antica, uno dei brindisi più celebri è quello tra Odisseo a Polifemo, servito per convincere il ciclope a bere il vino per poi farlo ubriacare  e ucciderlo nel sonno.
Anche nel banchetto romano il brindisi era un’usanza consolidata, spesso volta a celebrare prodezze amatorie o militari, la salute di uno dei commensali (che veniva invitato a svuotare la tazza esclamando: “bene tibi”, “vivas”) o di persone assenti. Nel brindisi alla donna amata era uso vuotare tanti kyathoi uno dietro l’altro quante erano le lettere che componevano il nome di lei.

A partire dal Seicento, si diffuse il brindisi poetico, di cui furono esponenti autori come Gabriello Chiabrera e Giovanni Mario Crescimbeni, per non parlare del Brindisi funebre carducciano. Scopriamo insieme storia e curiosità sul brindisi, un rituale antichissimo che sopravvive ancora oggi.

Origine del termine

Il termine brindisi viene dal tedesco “bring dir’s”, che letteralmente significa “porto (il saluto) a te”. L’abitudine di accompagnare il brindisi con le parole “salute” o “viva” sarebbe ispirata al gesto di versare un po’ del proprio vino nel bicchiere dell’ospite e viceversa, per assicurarsi che nessuno dei due fosse avvelenato.

L’espressione gergale “Cin Cin” deriverebbe invece dal cinese “ch’ing ch’ing” che significa  “prego, prego” che i marinai inglesi di Canton utilizzavano nel periodo dell’Impero coloniale durante gli scambi commerciali con la Cina. Il più aulico “Prosit” viene dal latino. Letteralmente si tratta della terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo prosum che significa “giovare, essere di vantaggio, favorevole”.

Il Galateo suggerisce di alzare a malapena il bicchiere senza far toccare i bicchieri tra loro, evitando di pronunciare la consueta formula “Cin Cin”, considerato un’espressione informale e poco elegante, ma mantenendo il contatto visivo con gli altri commensali.

Una tradizione diversa in ogni parte del mondo

Oggi, in tutto il mondo, il brindisi è un simbolo di convivialità e spensieratezza, suggellato da espressioni e gesti scaramantici che cambiano a seconda del posto in cui ci si trova. “Alla salute” in italiano, “A votre santé” in francese, “Prost” in tedesco, “Salud” in spagnolo, “Cheers” in inglese, “Kanpai” in giapponese e via dicendo.

  • Ungheria: mai toccare i calici

Anche in Ungheria è consuetudine che i bicchieri non si tocchino mai e il motivo va ricercato in un episodio storico che risale al 1848, quando le truppe austriache giustiziarono tredici giurati ungheresi, brindando a suon di “scontri” tra grossi boccali di birra. In memoria dei connazionali uccisi, da allora, gli ungheresi evitano di far tintinnare i calici.

  • Polonia: precedenza al padrone di casa

In Polonia è tradizione che sia il padrone di casa a prendere l’iniziativa di proporre un brindisi. Solo dopo che abbia fatto il primo sorso sarà consentito agli altri commensali di bere.

  • Cina: prima gli anziani

In Cina, invece, è la persona più anziana a dare inizio al brindisi. Tutti i partecipanti devono svuotare il bicchiere in un sorso e poi appoggiarlo capovolto per dimostrare che il contenitore è vuoto e non è rimasto più nulla da bere.

  • Giappone: spirito di collaborazione e complicità

In Giappone è tradizione riempire i calici dei commensali vicini. Assolutamente vietato esclamare “Cin Cin”. Oltre a Kanpai esistono altre espressioni più formali. In situazioni lavorative, per esempio, si utilizza Otsukare-sama desu, anche nelle forme abbreviate Otsukare o Otsukare-sama. Questa frase esprime gratitudine nei confronti di chi ha fatto un buon lavoro durante la giornata.

  • Regno Unito: intingere il pane nel vino

Nei paesi anglofoni il gesto di brindare si indica con il verbo “to toast” che rimanda in qualche modo al pane. Sembra infatti che, all’epoca degli antichi romani fosse diffusa l’abitudine di intingere un pezzo di pane tostato nel vino per contrastarne l’acidità. Un’usanza ancora abbastanza diffusa nei paesi di lingua anglofona.

  • Scandinavia: mai perdere il contatto visivo

Nel Nord Europa l’atto di brindare è suggellato dal contatto visivo tra i commensali, che non deve essere mai interrotto finché i calici non si incontrano. Questo rituale si deve compiere con ogni persona con cui si incrociano i bicchieri. La frase d’augurio è “skal”, cioè teschio, e trae origine dall’usanza vichinga di celebrare bevendo dal teschio dei nemici caduti in battaglia.

  • Russia: brindare all’amore, con la mano sinistra

In Russia il brindisi viene sempre accompagnato da un discorso d’augurio. Quando si brinda per celebrare l’amore, il segno distintivo è tenere il calice con la mano sinistra.

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