Alla scoperta dell’oleoturismo italiano con Fabiola Pulieri

Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza ed esercitato la libera professione di avvocato per alcuni anni, Fabiola Pulieri è approdata in televisione dove ha lavorato per vent’anni. Giornalista ed esperta in enogastronomia, ha scelto di dedicarsi completamente alla cultura dell’olio, quello “buono” e di qualità in grado di valorizzare il territorio e regalare esperienze semplicemente memorabili.

Di conseguenza, è la persona ideale con la quale parlare di oleoturismo a tutto tondo, cioè del turismo dedicato all’olio e ai suoi territori che, soprattutto negli ultimi anni, ha attirato sempre più l’attenzione di appassionati o semplici curiosi. Con il suo libro dal titolo “Oleoturismo, opportunità per imprese e territori”, Fabiola ha intrapreso un percorso ben preciso, caratterizzato da corsi di formazione destinati a esperti del settore per fornire loro i mezzi e gli strumenti utili a rendere l’oleoturismo un “secondo raccolto”: se a un certo punto l’olio finisce e bisogna aspettare la raccolta successiva, gli oliveti e il territorio sono disponibili tutto l’anno e possono essere sfruttati per far comprendere, apprezzare e vivere il mondo dell’olio a chiunque lo desideri.

Per fare tutto questo, è necessario che i produttori valutino una comunicazione adeguata, che formino il loro personale, che facciano rete e che rendano la loro attività la location perfetta per offrire a turisti e visitatori una giornata indimenticabile.

E dato che l’Italia è famosa in tutto il mondo anche e soprattutto per la sua produzione olearia, scandita da numerose varietà colturali, è interessante scoprire le peculiarità dell’oleoturismo nazionale, ciò che lo rende speciale, l’approccio da parte dei giovani e le previsioni per questo 2024.

Fabiola Pulieri
Fabiola Pulieri

Un nuovo anno è iniziato anche per l’olio: ci sono già trend promettenti?
“Questo nuovo anno, iniziato in anticipo per i produttori, vede un trend leggermente in calo per quanto concerne i profumi degli oli evo e in alcuni casi anche per il gusto e la qualità. Tantissimi produttori in autunno, per non inficiare lo standard di qualità che li contraddistingue, hanno preferito non molire o non hanno neanche raccolto, purtroppo, le poche olive presenti sugli alberi. Questo è accaduto a macchia di leopardo al centro nord e, per fortuna, molto meno al sud, che è riuscito a mantenere una quantità abbastanza alta rispetto alle aspettative. Laddove la raccolta è stata nella norma o poco meno, anche la qualità è stata rispettata. Da ottobre a oggi, ho assaggiato ottimi oli nuovi ma anche qualcuno che in soli sei mesi sembra mostrare già qualche difetto. Purtroppo, tutto il comparto ormai deve fare i conti con le modifiche del clima, adeguarsi a queste nuove temperature e repentini cambiamenti del tempo ricorrendo alla tecnologia e aiutandosi come si può. Bisogna iniziare ad attrezzarsi per prevenire perchè ormai l’incertezza del clima è diventata una costante!”.

Oleoturismo: cosa attira maggiormente i visitatori? E su cosa, invece, puntano le aziende per ottenere maggiore visibilità?
“I visitatori sono attratti sempre più dal contatto con la natura, dall’idea di immergersi in una quotidianità che non gli appartiene come quella degli olivicoltori o, più in generale, degli agricoltori, facendo le cose che questi ultimi fanno e ‘sporcandosi’ le mani raccogliendo le olive o potando gli ulivi. La voglia crescente di vivere esperienze oleoturistiche è alimentata dalla vita cittadina fatta di ore passate in macchina, in mezzo a smog e rumori, seduti a perdere del tempo prezioso mentre la vita scorre. Un’esperienza di oleoturismo consente di vivere il proprio tempo sentendo profumi, immersi nella natura o a contatto con realtà che riguardano la produzione di cibi genuini di cui non si ricorda o non si conosce neanche il gusto. Oleoturismo, infatti, è anche andare alla scoperta di ciò che di bello offre un territorio insieme all’olio che produce, magari bellezze artistiche o religiose, luoghi silenziosi e poco battuti. Ecco, uno dei maggiori trend al momento in questo settore è quello di vivere esperienze su misura, per pochi, create e pensate ad hoc per chi vuole qualcosa di nuovo e unico che faccia esclamare ‘wow, che meraviglia!’. Le aziende puntano proprio su questo: stupire e organizzare itinerari alla scoperta di luoghi e bellezze o esperienze immersive con l’olio che non sono più la semplice degustazione o la visita in frantoio, ma aprono nuovi scenari di scoperta e di interesse per il territorio e per l’olio. Ciò che appare scontato agli occhi di chi lo vede e vive ogni giorno può essere la ricchezza, il tesoro da trovare, per chi quelle cose non sa neanche che esistono!”.

Olio e giovani: quanta conoscenza c’è? E soprattutto, è un prodotto che piace e interessa alle nuove generazioni?
“Ahimè, poca conoscenza ancora! Purtroppo di olio si parla poco e bisogna parlarne di più e meglio, soprattutto ai giovani. Sarebbe utile far conoscere loro l’importanza dell’olio evo nell’alimentazione e cercare di stuzzicare la loro curiosità proponendo corsi a scuola e consentendo loro di conoscere le centinaia di varietà che esistono nel mondo, oltre 500 solo in Italia. Conoscere le varietà che caratterizzano il gusto e i profumi dell’olio sarebbe un incentivo all’utilizzo in cucina a seconda dei piatti da preparare. Molti ragazzi cucinano il pranzo da soli e amano sperimentare in cucina, quindi potrebbero essere i primi ambasciatori dell’olio evo, ovviamente di qualità. A proposito di corsi, molte scuole di formazione propongono attività in cui si approfondiscono la conoscenza e lo studio dell’olio extravergine, dei suoi difetti e degli abbinamenti delle diverse cultivar con i diversi cibi e, negli ultimi anni, sono cresciute le iscrizioni in termini di partecipazione in generale, ma soprattutto di giovani tra i 25 e 35 anni. Questo vuol dire che qualcosa si sta muovendo e sta smuovendo le coscienze delle nuove generazioni, ma ancora c’è tanto lavoro da fare sulla formazione”.

Olio ed esperienze: cosa permette di “vivere” un olio di buona qualità?
“L’olio evo di qualità consente al nostro palato di scoprire sapori che non ricordiamo più o che, nella peggiore delle ipotesi, non abbiamo mai provato e lo stesso vale per i profumi o i sentori di erba tagliata, carciofo, rucola, mandorla, di mela verde o frutti rossi per citarne solo alcuni. Spesso quando si porta al naso un bicchierino con dell’olio evo di qualità si percepiscono note floreali, di erbe aromatiche o profumi che aprono cassetti della nostra memoria che non pensavamo neanche di avere. Ecco, questo è un regalo che ci fa l’olio extravergine d’oliva: risveglia in noi il bello e il buono della nostra vita! Nelle esperienze oleoturistiche il regalo diventa ancora più grande perchè, come dico sempre, ‘un produttore non vende solo il suo olio ma nella bottiglia è racchiuso il suo intero territorio’; e con questo intendo che, attraverso i sensi dell’olfatto e del gusto, possiamo arrivare a conoscere molto di più di ciò che mettiamo nel piatto. Se poi aggiungiamo la vista e l’udito andando a fare esperienze in frantoio, ascoltando i racconti dei produttori e vivendo ciò che per loro è quotidianità, possiamo aumentare la percezione reale di ciò che tutti insieme creano. Ogni olio è unico, come unico è colui che lo produce, come unico è il territorio da cui tutto proviene. La bellezza è totale e comprende cultura, arte, religione, storia, gastronomia, cucina. Tutto insieme è racchiuso in una bottiglia di ottimo olio evo di qualità e, quando la apriamo a casa nostra, ovunque nel mondo, riviviamo quello che abbiamo vissuto sul posto e risentiamo nuovamente le voci che ci raccontano cosa c’è voluto per ottenerlo. La forza dell’oleoturismo sono le emozioni che suscita”.

Fabiola Pulieri
Fabiola Pulieri

Olio e social: quanto investono le aziende? Il feedback è positivo?
“I social sono il fulcro del nuovo marketing, la nuova vetrina sul mondo, quindi sono molto importanti e tanti produttori di olio evo lo sanno, lo hanno capito e stanno iniziando ad investire sempre di più. Quello a cui ora bisogna stare attenti è il linguaggio dei social che è veloce, fatto per lo più di immagini e, per chi non approfondisce e non legge, ciò che solitamente è scritto come accompagnamento/spiegazione non viene proprio preso in considerazione. Penso che la tecnologia e il linguaggio mediatico non siano da sottovalutare e, anzi, siano molto utili alla divulgazione e alla conoscenza dell’olio e dunque sono da studiare e utilizzare nel modo corretto altrimenti diventano un boomerang. Per questo motivo (e per altri mille!) è importante affidarsi a professionisti e non improvvisarsi ‘social media manager’, perchè le dinamiche social non sono facili da gestire soprattutto in un settore come quello dell’olio evo che non è ancora strutturato in tal senso e che finalmente, con grande fatica, si sta facendo conoscere per la qualità e non solo e non più per la quantità o l’uso in cucina. Ricordiamoci che l’olio evo non è un condimento ma un alimento e come tale deve essere considerato, con la giusta attenzione dandogli il giusto valore anche dal punto di vista salutistico”.

Quanto i social possono valorizzare non solo l’olio in generale, ma l’oleoturismo in particolare?
“Proprio a seguito di quanto detto fino a ora, olio e oleoturismo, se si veicola il messaggio sui social nel modo corretto, arrivano ovunque nel mondo attirando curiosi e persone interessate ad approfondire l’argomento. L’oleoturismo in particolare necessita di essere promosso perchè contiene in sé un settore, il turismo, che vive di curiosità, di voglia di provare emozioni, di scoprire luoghi e immergersi in realtà non conosciute. Sono entrambi elementi ‘POP’, ossia argomenti popolari che entrano facilmente nella vita di tutti, sia per il cibo che per la voglia di viaggiare e, per questo motivo, i social che sono alla portata di tutti diventano un veicolo importantissimo per promuoverli entrambi”.

A suo parere, su cosa dovrebbe puntare l’oleoturismo (iniziative, pubblicità, degustazioni) per coinvolgere un pubblico sempre maggiore? I social possono contribuire e in che modo?
“Tutto è importante affinché si alimenti la conoscenza dell’olio evo di qualità, ma aggiungo che i corsi di approfondimento, i post sui social e tutta la pubblicità del mondo non eguaglieranno mai il buon vecchio ‘passaparola’ che, attraverso il trasporto e le emozioni suscitate direttamente dalle persone che raccontano e parlano delle esperienze vissute e degli oli degustati, riesce ad arrivare in modo più vero e diretto al cuore di chi lo ascolta. Ognuno di noi, ciascuno con le proprie esperienze, è ambasciatore dell’olio evo di qualità e anche dell’oleoturismo come esperienza da vivere e questo è l’unico mezzo veramente efficace per comunicare l’olio parlando di salute, natura, storie di vita, cultura, tecnologia e tutto quanto riguarda l’olio e il suo mondo per imparare a conoscerlo e proteggerlo, per dargli valore. Abbracciare un ulivo secolare o trovarcisi sotto e ammirare gli intrecci del tronco e le spaccature, le foglie sempre rigogliose e il vento che accarezza i rami è un’esperienza unica e avvolgente, così come lo è sentire il profumo e assaporare un olio di moraiolo o una coratina, una biancolilla o una bosana. Parlare e vivere l’olio: questo è il modo per coinvolgere tutti, dai grandi ai bambini, che tra l’altro sono i primi ad apprezzare l’olio di qualità perchè ne percepiscono tutti i sentori e il gusto pieno. Educhiamoli ad apprezzarne le molteplici varietà e i differenti sapori, sapranno fare le scelte giuste e le trasmetteranno nel giusto modo a loro volta”.

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