Trentodoc, le “bollicine di montagna” registrano un aumento del fatturato

Con le sue “bollicine di montagna”, Trentodoc chiude il 2023 con una flessione del 2% in termini di volume e con un aumento del 3% in fatturato. Si tratterebbe di un “fisiologico cambiamento”, secondo il Presidente dell’Istituto Trendo Doc Stefano Fambri, a seguito del successo degli ultimi anni e delle condizioni difficili dettate dal Covid che deve essere letto in un contesto talmente negativo per il vino in generale da non lasciare immune nemmeno lo Champagne.

L’anno scorso, le bottiglie sono state 12,8 milioni per un fatturato di 185 milioni, il che significa che, dal 2015, si è passati da un ricavo medio di 10,5 euro a bottiglia a 14,5, indice di evidente miglioramento.

Per quanto riguarda la flessione in volume, invece, secondo Fambri “è imputabile a un calo nella grande distribuzione, dove, a fronte della situazione contingente e dell’aumento dei costi, alcuni associati hanno adottato politiche promozionali più restrittive. Possiamo comunque ritenerci soddisfatti: l’inflazione ha portato per tutti dinamiche restrittive in termini di consumi. Noi non siamo un segmento luxury – ha precisato – ma comunque nemmeno di beni di prima necessità che quindi può risentire di un momento di calo dei consumi. È vero che le indagini di mercato per le bollicine prevedono un andamento meno problematico della media, però tendenzialmente si parla di una situazione di consumi in leggera contrazione”.

Trend positivo per le vendite fuori casa e nei ristoranti, soprattutto in Italia

Le vendite evidenziano un trend positivo soprattutto per quelle fuori casa e nei ristoranti, anche grazie al ritorno dei turisti post-pandemia, mentre il trend rimane negativo le vendite nei supermercati. “Il nostro Osservatorio – ha dichiarato Fambri – non fornisce evidenze in questo campo; tuttavia, l’horeca per i nostri associati è molto importante, soprattutto per i più piccoli rappresenta il canale di sbocco principale. La mia sensazione è che questo settore valga più della metà del giro d’affari del Trentodoc (contro una media nazionale del 30%, ndr). I ristoranti ci danno la possibilità dei avere dei testimonial del nostro legame con il territorio, ma ci aiutano a crescere anche fuori regione”.

Bollicine Trentodoc

L’Italia, comunque, rimane in cima alla lista dei mercati di rifermento dei vini del Trentodoc, rappresentando l’85% del venduto, “ma a nostro avviso ci sono ancora ampie possibilità di crescita in tutte le regioni – ha ribadito il presidente – e l’obiettivo resta quello di valorizzare l’immagine e la notorietà del brand.  Abbiamo in programma eventi da Milano a Palermo per portare le nostre bollicine di montagna lontano dalla montagna. Stiamo lavorando molto con gli istituti alberghieri di molti capoluoghi di provincia italiani per far conoscere le nostre eccellenze, così come è importante la collaborazione con i sommelier dell’Ais. A volte gli addetti ai lavori danno per scontata la conoscenza che il pubblico ha di un vino – ha fatto notare – ma il lavoro sulla notorietà e percezione del brand non è mai finito, è il nostro compito principale e durante il mio mandato agiremo in continuità con le politiche del passato che hanno portato a ottimi risultati. Ma di certo c’è ancora molto da fare”.

Ovviamente, si volge lo sguardo anche all’estero e con progetti assolutamente mirati: “Conquistare nuove fette di mercato oltreconfine non è facile per la presenza di una forte concorrenza sia nella fascia più alta e storicamente consolidata, sia in quella più bassa. Trovare spazio richiede sforzi importanti – ha continuato Fambri – ma ci stiamo muovendo con iniziative mirate sui mercati con le potenzialità più interessanti”.

Si parte, intanto, da Vinitaly: a Verona, dal 14 al 17 aprile 2024, l’Istituto Trento Doc sarà presente con un’etichetta per ognuna delle 67 case produttrici di spumante associate. I visitatori potranno degustare i vini proposti nello stand sotto la guida dei sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier per un’esperienza unica e indimenticabile.

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