Aumento costi produzione vino: si tocca il +12%

Negli ultimi tre mesi del 2021, l’aumento dei costi di produzione di vino ha raggiunto cifra +8/12%. Una situazione che riguarda non solo l’Italia, ma anche gli altri principali Paesi produttori di vino in Europa, Francia e Spagna. Lo rivela una nota di Alleanza cooperative Agroalimentari che non dimentica di dare anche alcuni dati incoraggianti.  “Ci sono segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita di vino e dall’incremento dell’export” si legge nel comunicato. La preoccupazione resta comunque alta.

Aumento costi produzione vino: a cosa è dovuto il rincaro

Da alcuni mesi, produttori e associazioni pongono l’attenzione su un aumento del costo delle materie prime per la produzione di vino. Un problema che colpisce diversi settori, oltre a quello vitivinicolo. E che, accompagnato alle problematiche nate con la Pandemia – che, in alcuni casi, durano ancora – rischia di rendere la situazione davvero difficile.

Secondo i dati presentati dal Corriere Vinicolo a metà ottobre, la crisi di materie prime e trasporti sarebbe costata al vino italiano 800 milioni di euro. Oggi, la nota rilasciata da Alleanza cooperative Agroalimentari parla di “un incremento nel terzo trimestre del 2021 che ha raggiunto la forbice del +8/12%. Con un picco del +24,4% registrato dall’impennata dei costi dell’energia“.

“A preoccupare – continua la nota – sono le difficoltà di approvvigionamento registrate in molti casi dalle aziende, costrette anche a far fronte ai costi dei trasporti addirittura raddoppiati, soprattutto all’estero. Con la conseguenza di gravi ritardi nella consegna dei prodotti, che spesso finiscono per trasformarsi in costi aggiuntivi”. 

aumento costi produzione vino

Quali prodotti riguarda l’aumento dei costi di produzione di vino?

Sono diversi i prodotti legati alla produzione di vino che hanno subito un rincaro in questa fine 2021. “L’aumento del costo delle materie prime si ripercuote negativamente lungo tutta la filiera”, commenta il Coordinatore del settore Vitivinicolo di Alleanza cooperative Agroalimentari Luca Rigotti. “Gli incrementi vanno dal costo dell’elettricità a quello dei fertilizzanti. Ma ad aumentare sono anche i prezzi del vetro, delle scatole, degli imballaggi e dei materiali da costruzione. Al momento, tuttavia, i prezzi del vino non sono aumentati al punto da riuscire ad assorbire l’aumento dei costi, che resta principalmente a carico dei produttori”.  

La situazione, come già accennato, non riguarda soltanto l’Italia, ma anche Spagna e Francia. A tal punto che, a fine novembre, voci da Parigi lasciavano presagire un Natale senza Champagne in Italia proprio a causa della crisi delle forniture.

I dati sopra citati sono stati, infatti, diffusi – continua Alleanza cooperative Agroalimentari – “dalle cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola dell’UE, in una nota congiunta che analizza la situazione di mercato dei tre paesi”. 

Aumento costi produzione vino: cosa succede ora?

Avvicinandoci, ormai, al 2022 quello che viene da domandarsi è quali saranno le possibili conseguenze per i produttori di vino se la situazione non tenderà a migliorare.

“La principale conseguenza è che per far fronte ai rincari – fanno notare le cooperative di Francia, Spagna e Italia – le imprese stanno fermando o posticipando i loro piani di ammodernamento. E si trovano, di fatto nella impossibilità di programmare e realizzare nuovi investimenti. Soprattutto quelli che dovrebbero raccogliere la sfida della transizione ecologica del settore vitivinicolo europeo indicata dalla strategia Farm to Fork.  

“A completare l’attuale situazione di mercato, che è abbastanza omogenea nei tre Paesi – continua la nota – ci sono i segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita (causato da una vendemmia inferiore alla media degli ultimi anni) e dall’incremento dell’export. Sostenuto, questo, anche dalla fine dei dazi statunitensi. Le principali criticità provengono, oltre che dall’aumento dei costi di produzione, anche dal timore di un possibile ripristino delle restrizioni nel canale Horeca a causa del perdurare della pandemia Covid-19. Restrizioni che finirebbero per avere un effetto destabilizzante e un pesante impatto sui consumi di vino europei”.  

“Anche in queste situazioni di difficoltà è necessario mantenere la stabilità di mercato, garantendo ai clienti una certa continuità dell’offerta. In questa situazione – conclude Rigotti – anche i limiti imposti dalla Farm to Fork potrebbero potenzialmente contribuire, nel medio periodo, ad una riduzione delle produzioni europee. Con l’inevitabile conseguenza che il calo produttivo si traduca in un aumento delle importazioni extra-Ue”. 

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