Crisi materie prime e trasporti: per il vino costerà 800 milioni di euro

800 milioni di euro: a tanto ammonta la “bolletta” che il vino italiano dovrà pagare per far fronte alla crisi di materie prime e trasporti. Lo rivela un’inchiesta presentata dal Corriere Vinicolo che sottolinea anche come tale disagio non è destinato a risolversi presto, anzi. Secondo le previsioni più ottimistiche, dovrebbe protrarsi fino almeno all’inizio del prossimo anno.

Materie prime costose e crisi trasporti frenano la ripresa del vino italiano

“L’aumento dei costi industriali sta ridimensionando la ripresa economica del settore, minando la redditività delle imprese nonostante le buone performance delle vendite. Per evitare che questa stangata economica si traduca un gap di competitività sui mercati è importante quindi che la politica e le istituzioni continuino a stimolare gli investimenti e la promozione”. 

Parla così Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italian Vini, ai margini della nota che presenta la nuova Inchiesta del Corriere Vinicolo. Il focus è sui rincari delle materie prime per le cantine, ma anche su un generale aumento dei prezzi di trasporti ed energia che il vino italiano si trova costretto a fronteggiare. Un ostacolo in più dopo le difficoltà che il settore ha dovuto fronteggiare nell’ultimo anno e mezzo, e che rischia di penalizzare una ripresa in parte già avviata.

“Una bolletta salata – si legge nella nota – che, secondo l’inchiesta esclusiva del Corriere Vinicolo, rischia di incidere pesantemente su redditività e competitività delle aziende vitivinicole italiane, già impegnate a fare i conti con la pressione al rialzo dei prezzi del vino dovuta ad una vendemmia 2021 in Italia scarsa in quantità e promettente per qualità delle uve”.

Tutto questo come si traduce in impegno per le aziende? Stando a quanto si legge nel settimanale, l’incremento dei costi delle materie prime per il vino italiano si aggira tra il 20 e il 60%. Insieme ai rincari dell’energia e alla crisi dei trasporti, l’investimento totale sarà intorno agli 800 milioni di euro.

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Crisi trasporti, materie prime ed energia: il vino deve attendere il 2022

Le previsioni più ottimistiche indicano i primi mesi del 2022 come la data possibile di ripresa. In quel momento, infatti, “il mercato dovrebbe riequilibrare le tensioni tra domanda e offerta. Nel frattempo, il trade-off tra marginalità delle imprese e portafoglio dei consumatori resta un’incognita”.

Nel 2021, le preoccupazioni sono andate di pari passo anche con le incertezze dovute alla Brexit. I controlli alle dogane e, in alcuni casi, la difficoltà a digerire alcune procedure hanno in parte spaventato i produttori.

I timori, dunque, in particolare per quello che riguarda la crisi dei trasporti, sono stati finora soprattutto in ottica esportazioni. Le vendite all’estero sono un canale importante per il settore, tra i pochi ad aver in generale tenuto anche nei mesi più duri della Pandemia. Non a caso, nelle stime del fatturato del vino italiano nel 2021, l’export rappresenta una voce importante. E anche i dati presentati in questi giorni nel corso di Vinitaly Special Edition lo confermano: i mercati internazionali sono fondamentali per la salute del vino italiano. Essere competitivi è necessario per non perdere il terreno guadagnato in tanti anni di duro e ottimo lavoro.

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