La Russia aumenta i dazi sul vino italiano

Lo rivela il quotidiano economico russo Vedomosti. Allo studio di Mosca un aumento dei dazi sul vino italiano e degli altri Paesi ritenuti ostili dalla Russia.

La Russia si appresta ad aumentare i dazi doganali sul vino importato dai cosiddetti “Paesi ostili”. In questa lista sono compresi tutti gli Stati dell’Unione Europea, Italia inclusa, gli Stati Uniti, l’Australia, il Canada, il Giappone, la Gran Bretagna ed altri per un totale di 49 Stati. A riportare la notizia è il quotidiano russo Vedomosti. Si tratta del secondo quotidiano economico del Paese, di proprietà del gruppo editoriale che detiene il Financial Times e il Wall Street Journal.

Il consumo di vino italiano in Russia

Nonostante la guerra, il vino italiano in Russia è rimasto molto apprezzato in questi mesi. Come hanno confermato, d’altronde, i dati Istat relativi alle esportazioni dal nostro Paese a Mosca. I numeri parlano chiaro: +1 5,% nel 2022, + 65,5% nei primi 4 mesi del 2023. L’esperto di vini Edoardo Freddi, parlando a Federvini, ha spiegato il trend: «Il popolo russo ama i vini italiani e il Made in Italy in generale, le esportazioni stanno continuando. La guerra in Ucraina non ha per niente frenato l’esportazione e il commercio dei vini italiani in Russia. Si può dire che, al massimo, ne ha modificato i consumi a causa dell’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini russi. Poiché lo scorso autunno un folto gruppo di russi con capacità di spesa medio-alta ha abbandonato la propria nazione durante la guerra, i fine wine e super premium italiani hanno oggi meno clienti rispetto a qualche mese fa».

L’aumento dei dazi proposto dal Governo russo

Le decisioni che il governo russo si appresta ad assumere rischiano di mettere un freno alla crescita del consumo di vino italiano in Russia. Come riporta, appunto, Vedomosti, citando il contenuto di una risoluzione del premier russo Mikhail Mishustin. “I dazi sull’importazione di vino da paesi ostili aumenteranno dal 12,5% al ​​20% (ma non meno di 1,5 dollari al litro)” scrive il quotidiano russo. Che aggiunge, che secondo il ministero dell’Economia russo “la produzione interna e le importazioni dai paesi amici soddisferanno pienamente la domanda interna. Oltre ai produttori nazionali, il mercato del vino sarà saturo di importazioni da paesi amici e neutrali. Le importazioni di vini fermi dal Cile nel 2022 sono aumentate in termini di valore del 9%, dall’Armenia del 161%. Anche la domanda di vini sudafricani è cresciuta”. Se l’aumento dei dazi entrerà effettivamente in vigore, la prima conseguenza sarà un aumento del prezzo al dettaglio dei vini provenienti dall’Italia e degli altri Paesi ostili. Presumibilmente i consumatori si orienteranno perciò su vini russi o su vini dei Paesi considerati “amici” dal Cremilino.

Il parere positivo della Camera di Commercio e Industria russa

“La Camera di commercio e industria sostiene gli sforzi del governo per fornire preferenze alle imprese vinicole nazionali” ha detto a Vedomosti Sergey Katyrin, presidente dell’organizzazione. Allo stesso tempo, Katyrin evidenzia che “un aumento dei dazi doganali all’importazione sui prodotti vitivinicoli richiede una discussione approfondita con i rappresentanti delle imprese, in quanto può portare a una serie di conseguenze negative, ritiene”. In particolare, secondo lui, “ciò potrebbe portare ad un aumento dei prezzi per l’intera gamma di prodotti vinicoli, che cambierà la struttura del consumo di prodotti alcolici verso bevande forti. Inoltre, la mancanza di concorrenza nel mercato può portare a una diminuzione della qualità dei vini prodotti in Russia”.

Katyrin ritiene necessario “un aumento graduale dei dazi doganali all’importazione, non superiore al 2-3%”. Inoltre, secondo lui, “sono necessarie ulteriori misure per sostenere i produttori russi, ad esempio l’introduzione di un’aliquota zero dell’imposta sul valore aggiunto, dell’imposta sulla proprietà in relazione agli impianti di produzione del vino e ai terreni agricoli occupati da vigneti”.

I vini russi

La stragrande maggioranza del territorio della Russia non è adatta alla coltivazione della vite, e la maggior parte della produzione di vino è concentrata in alcune parti delle regioni caucasiche di Krasnodar e Rostov. Vi sono numerosi tentativi di allontanarsi dalla reputazione di bassa qualità dei vini sovietici. Nel 2014 la Russia si trovava all’11° posto mondiale per superficie vitata, mentre il vino viene promosso dalle autorità locali come un’alternativa più sana ai distillati, in particolare alla vodka, dalla gradazione alcolica molto più elevata.

Il passaggio ad un’economia di mercato seguito al crollo dell’Unione Sovietica ha visto la scomparsa della maggior parte della superficie vitata, e nel 2000 l’intera Federazione Russa ne aveva solo 72.000 ettari, meno della metà di quella degli anni ’80. I vini amabili e dolci rappresentano l’80% del mercato russo, una quota che supera il 90% nel segmento economico. La particolarità dei vigneti russi sta nel fatto che d’inverno, dato il freddo, le viti vengono ricoperte con della terra. Dal 2006 diverse aziende vinicole russe hanno adottato tecniche e standard europei, arrivando in alcuni casi a livelli di eccellenza internazionalmente riconosciuta.

vitigni più diffusi sono l’autoctono bianco Rkatsiteli, con il 45% del totale, e una serie di varietà internazionali, tra i quali il Cabernet, il Merlot, il Pinot Grigio, l’Aligoté e la Clairette, oltre a varie tipologie di Moscato. Il totale dei vitigni autoctoni minori supera i 100. Una guida dei vini russa pubblicata nel 2012 elencava 55 vini di 13 cantine, bianchi o rossi, sia fermi che spumantizzati.

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