Montalcino compravendite record: Brunello e Rosso guardano al futuro

Negli ultimi 7 anni si sono registrate nel territorio di Montalcino compravendite record: è notevole il fatto che il 16,1% delle compravendite avvenute in Italia si sia verificato proprio in questo angolo di Toscana. Montalcino vanta un territorio di prestigio, dove tradizione e futuro s’incontrano e dove le cantine storiche e nuove ogni giorno provano a vincere le sfide contro i naturali cambiamenti del tempo.

Il mondo del vino italiano è in continuo fermento, soprattutto in una zona specifica e celebre del nostro Paese: il territorio del Brunello di Montalcino. È qui che si sono registrate compravendite record: più nel dettaglio, si è verificato il 16,1% delle compravendite avvenute in tutta Italia dal 2016 al 2022, compresi quindi anche gli anni del Covid, quando il mercato immobiliare, seppur continuando a operare, ha comunque rallentato e stentato un po’. Attualmente, continua a registrarsi un forte interesse da parte di chi vuole comprare nel territorio, che offre ottime opportunità sotto ogni punto di vista, specialmente per tutte quelle cantine che attendono la proposta migliore per il passaggio di proprietà. Questo fermento che anima il territorio di Montalcino sta anche ridisegnando il futuro del Brunello e di tutto ciò che gli ruota attorno.

Montalcino compravendite record: rivalutazione per i vigneti di Brunello

Montalcino non sembra aver sofferto troppo le conseguenze del periodo pandemico. Il territorio ha attirato e continua ad attirare gli investitori, prima di tutto per il vino che cresce in queste terre, ma anche per la crescita dei valori fondiari. Negli ultimi 50 anni, la rivalutazione dei vigneti a Brunello ha registrato un incremento di 4.500 punti percentuali, per un valore complessivo che supera i 2,5 miliardi di euro, stando ai dati riportati dal Consorzio del Brunello di Montalcino nel 2020: parliamo pur sempre di un territorio di 2.100 ettari in totale, che peraltro non è estendibile, in quanto l’albo dei vigneti è chiuso e il numero di ettari per la produzione del Brunello e del Rosso di Montalcino risulta dunque limitato.

cantine biologiche Montalcino

Montalcino: le cantine contro il cambiamento climatico

Il fermento si respira anche nello spostamento “in verticale” di alcune cantine, le quali, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, si stanno spostando più in alto rispetto a dove sono attualmente. Quello del riscaldamento climatico è un fattore da non sottovalutare: basti pensare, ad esempio, che in un territorio come il Belgio, orientato in prevalenza alla produzione di birra, stanno nascendo alcune etichette con vino prodotto in zona, proprio a causa dei cambiamenti del clima, che permettono di coltivare vigneti in una zona che non è mai stata particolarmente favorevole alla produzione vinicola.

La preservazione della qualità del vino, minacciata dal climate change, è un’altra sfida che sta impegnando le cantine operanti nel territorio di Montalcino, che infatti devono ridisegnare la geografia dei vigneti e a investire le proprie energie in nuovi progetti, impulso che proviene principalmente dalle nuove generazioni di produttori (ma non solo). Tutto questo non ha fermato l’interesse degli acquirenti e il lavoro delle cantine già radicate sul territorio: dal 2016 al 2022, più di 16 transazioni su 100 avvenute in Italia si sono verificate qui, il che ha portato a un record di compravendite a Montalcino, traguardo che peraltro potrebbe tranquillamente essere superato negli anni a venire.

Territorio del Brunello: esempio di made in Italy vincente

Già a fine 2016 si parlava di compravendite tra i filari del Brunello quasi all’ordine del giorno, con una rivitalizzazione del territorio, assunto a simbolo di un “made in Italy vincente”. Gli acquisti riguardavano intere cantine o parti di vigneto, con nuove attività imprenditoriali sempre all’insegna del rispetto di un marchio come quello del Brunello. Vi era il leggero timore che la geopolitica del territorio potesse cambiare, ma oltre al rispetto del vino e della sua Denominazione, nel corso degli anni si è anche assistito a un rispetto del territorio.

Oggi, facendo una rapida ricerca sui siti di annunci immobiliari, si possono trovare diverse offerte di strutture e terreni nella zona di Montalcino: la maggior parte di questi annunci, che hanno come protagoniste aziende agricole di dimensioni dai 300 agli 800 metri quadri (comprendenti dai 0,5 ai 4 ettari vitati a Rosso o Brunello), rivelano offerte dagli 8 ai 12 milioni di euro, mentre per altre offerte, più riservate, il prezzo è su richiesta. Cifre che sono in linea con gli oltre 700 mila euro a ettaro, come riportano le stime più recenti.

Anche la rete delle relazioni sta assumendo sempre più rilevanza, con numerose partnership e collaborazioni tra aziende, favorendo così un approccio condiviso su lavoro e produzione e una valorizzazione sociale ed economica.

Migliori annate del Brunello di Montalcino

Montalcino: compravendite record, tra cantine storiche e nuovi progetti

Nella zona di Montalcino 2.100 ettari sono riservati al Brunello, mentre 550 ospitano il Rosso, più o meno la stessa porzione è riservata al Sant’Antimo Doc e 50 il Moscadello, con la parte residua coltivata a Igt, per un totale di oltre 3.500 ettari vitati.

Tra le più recenti compravendite che hanno animato il territorio di Montalcino figurano l’acquisto della Tenuta Croce di Mezzo e La Crociona da parte dei piemontesi Enrico e Marco Faccenda, ma ha fatto rumore anche il riassetto della famiglia Illy che ha coinvolto la cantina Mastrojanni (108 ettari di terreno complessivo, di cui 17 vitati a Brunello), passata dal Polo del Gusto a Francesco Illy.

Inoltre, nella regione stanno emergendo nuovi progetti legati alle nuove generazioni di famiglie con una storia importante nel territorio e l’esempio è quello dei giovani fratelli Giovanni, Gianlorenzo e Marianna Neri, impegnati nell’acquisizione di 5-6 ettari di vigneti tra Sant’Angelo in Colle e Castelnuovo dell’Abate, per un progetto indipendente dalla loro cantina Casanova di Neri, che è tra le cantine più importanti del territorio.

Altro esempio importante di passaggio di testimone che non è altro che evoluzione generazionale è il progetto de La Casaccia di Franceschi, realizzato da Flavia e Federico Franceschi, figli di Leopoldo, guida de Il Poggione, cantina storica del territorio. Il progetto è stato avviato nel 2016 e ha visto l’acquisizione di 30 ettari di vigna, di cui 10 a Brunello. L’obiettivo della famiglia è quello di rendere La Casaccia completamente diversa da Il Poggione, realizzando un passaggio di consegne simbolico tra storia e futuro.

Altro progetto molto interessante è quello della Tenuta Fanti, azienda agricola fondata ai primi dell’Ottocento e che oggi è diventato un marchio molto importante del territorio sotto la guida di Filippo Baldassarre Fanti. L’azienda è attualmente condotta dalla figlia di Elisa. Dopo aver venduto alcuni parti di vigneti non iscritti a Brunello, ora il focus è sulla produzione del Brunello e sull’accoglienza turistica, sfruttando la propria posizione e i servizi offerti (cantina e ristorante interno) con i vigneti che offrono una vista esclusiva sull’Abbazia di Sant’Antimo, punto di riferimento per il turismo di zona.

Cambiare restando se stessi: la sfida di Montalcino

Quel che traspare da tutti questi progetti è la volontà di non restare sempre uguale a se stessi. Anzi, di avere la capacità di essere ancorati a una tradizione intoccabile, ma allo stesso tempo di evolvere con il tempo, adattandosi alle esigenze e ai nuovi gusti della clientela: da qui, il focus sull’enoturismo, i cambiamenti geografici essenziali (sempre nel rispetto delle regole di tutela e degli step burocratici da seguire), lo scorporamento da cantine storiche volto alla fondazione di nuove: insomma, il necessario passaggio dal passato al futuro, il concetto chiave di un nuovo che nasce con il principio della tradizione, ravvivato da un interesse costante da parte di aziende, imprenditori e fondi, e soprattutto da una mai manchevole valorizzazione del territorio.

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