Il caro energia e la crisi di anidride carbonica per la birra iniziano a far sentire le proprie conseguenze anche tra le realtà italiane. A lanciare l’allarma è Unionbirrai, a cui si aggiungono anche le voci del Consorzio di Promozione e Tutela della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola. Come riportato in una nota Ansa, infatti, la crisi di materie prime che ha colpito l’industria agroalimentare italiana sta ora bussando anche alla porta della filiera brassicola: e si vedono già i primi risultati.
Crisi anidride carbonica e birra: cosa succede
La notizia aveva cominciato a circolare in agosto. Dalla Germania, era arrivato l’allarme relativo alla carenza di CO2 per la produzione di birra, con addirittura il blocco di alcuni comparti. Oggi, anche il mondo della birra italiano fa sentire la propria voce.
Ma perché c’è carenza di CO2? La spiegazione, come si legge nella nota di Ansa, è legata alla crisi energetica.
“Anche il comparto della birra artigianale è colpito dall’emergenza energetica. Tra le immediate conseguenze di questa crisi, la carenza di anidride carbonica, sottoprodotto delle industrie energivore, che sono state costrette a ridurre o bloccare del tutto i propri processi. È di qualche giorno fa il caso di un noto birrificio italiano costretto a interrompere la produzione a causa della carenza di anidride carbonica”.
Crisi anidride carbonica e birra in Italia
“Non c’è abbastanza CO2 per soddisfare tutta la domanda e si deve anche fare fronte a costi molto elevati – spiega il consigliere del Consigli Direttivo di Unionbirrai, Pietro Di Pilato -. I produttori di birra potrebbero avere una via di fuga per l’approvvigionamento di anidride carbonica, investendo sui sistemi di recupero della CO2 che viene rilasciata durante i processi di fermentazione. Cosa che avrebbe anche un impatto positivo in termini di salvaguardia ambientale. Si parla però di tecnologie costose e quindi non accessibili a tutti. Per cui potrebbe rivelarsi utile prevedere dei finanziamenti dedicati”.
Come sottolineato dal Consorzio Birra Italiano a inizio ottobre, i costi di produzione di birra in Italia nel 2022 sono aumentati notevolmente. +180% per l’energia, ad esempio, a cui si aggiunge un aumento di imballaggi, bancali, contenitori in plastica o vetro, etichette e tappi. A tutto ciò si aggiunge anche un calo della produzione nel 2022 che preoccupa la filiera.
Conseguenze crisi energia per le aziende in Italia
Il settore della birra non è l’unico ad accusare le conseguenze dei nuovi prezzi. L’aumento del costo dell’energia per l’agricoltura pesa e secondo i dati di Coldiretti diffusi a fine agosto, il rincaro delle bollette 2022 mette a rischio 20mila aziende agricole italiane.
Spostandoci nel settore enologico, il caro energia per il vino italiano vale, invece, 1,5 miliardi secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly. Una cifra che si ottiene sommando l’aumento dei costi delle bollette, ma anche quello per carta, plastica, vetro e altre materie prime con cui si ottengono oggetti necessari al lavoro di tutti i giorni.
Misure contro il caro bollette ai produttori
Ora, ciò che chiede la filiera brassicola è che vengano pensate specifiche misure a sostegno dei produttori di birra contro i rincari. “A risentirne di più soprattutto i piccoli birrifici”, sottolinea Giovanna Merloni, fondatrice e titolare del Birrificio Agricolo marchigiano Ibeer le cui parole riporta ancora Ansa -. Sarebbe davvero opportuno che lo Stato applicasse politiche di sostegno per la classe dei piccoli imprenditori,ma servono azioni serie e soprattutto celeri.
“Voglio essere ottimista e sperare che questa crisi congiunturale passi in fretta – aggiunge -. Ma se così non fosse, è necessario che lo Stato tuteli le sue piccole o meno piccole realtà agricole e artigianali, affinché possano superare il periodo difficile non solo con le loro forze ma anche con supporti concreti e garantiti”