Intervista dietro il banco dell’enoteca Wein Vino Wine di Siena

Con Giampaolo Betti abbiamo parlato di vini biologici, vegani e alternativi in generale.

Sinora abbiamo intervistato produttori e raccontato Anteprime in chiave bio, approfondito le tante manifestazioni dedicate al settore e condiviso degustazioni. Per chiudere il cerchio mancavano i rivenditori, wine bar ed enoteche che fanno da tramite tra viticoltore e consumatore, spesso con un ruolo chiave nel suscitare interesse verso questa categoria.

IMG-20160107-WA0012Ecco allora che oggi facciamo incursione dietro il bancone dell’enoteca Wein Vino Wine nella provincia italiana che conta maggiori Docg: Siena. La città risulta un buon punto d’osservazione anche per il suo essere meta importante di turismo sia italiano che estero.

A guidare l’enoteca toscana è Gianpaolo Betti, sommelier AIS da oltre vent’anni che oltre alla passione enoica ha affinato il palato su olio, distillati e birre ottenendo fra gli altri il certificato di assaggiatore Anag.

L’enoteca – nata cinque anni fa quale controcanto all’omonimo locale di Merano che gioca un ruolo importante nel celebre Wine Festival alto atesino che infatti sbarcherà per la prima volta a Siena il prossimo 30 e 31 gennaio sotto l’insegna di Wine & Siena (vedi qui) – è sede anche di serate Slow Food e degustazioni ad hoc.

Vini biologici e, in generale, alternativi: quanti ne avete in enoteca qui a Siena e a Merano?

“Direi un 40% fra certificati, in conversione e aziende biologiche che tuttavia hanno deciso di non dichiararsi tale, Il Borro e Vignamato solo per citare un toscano e un marchigiano. A Siena abbiamo più denominazioni toscane biologiche mentre a Merano quest’approccio predomina sugli scaffali di vini trentini e alto atesini”.

Quante persone vi chiedono esplicitamente vini biologici?

“Direi una, due persone su dieci. E, di contraltare, c’è un 10-20% di persone che chiedono esplicitamente vini non biologici affermando che “non sono buoni”. Le due richieste arrivano comunque da profili molto diversi”.

wein vino wineCe li descrivi?

“Giovani, fra i 30 e i 40 anni, i primi, spesso appassionati di vino quando non proprio del settore e con stili di vita vegetariani o persino vegani. Chi invece è scettico nei confronti del vino biologico è tendenzialmente d’età più matura, propende per canoni enoici più tradizionali e motiva il diniego per il bio con una pregressa esperienza negativa. Va detto che agli inizi, qualche anno fa, il vino naturale era più di qualche volta difettoso e che quindi non si tratta solo di un preconcetto”.

Hai accennato ai vegani. Quante sono le richieste di vino in tal direzione?

“In cinque anni ricordo un’unica richiesta”.

IMG-20160107-WA0010Fra i tuoi clienti hai Italiani ma anche molti stranieri. Vi è una differenza percepibile, a tuo parere, nella richiesta di vino biologico?

“Per quanto mi riguarda non direi. Gli stranieri che comprano vino qui chiedono semplicemente del vino locale, senza specificare il fattore del biologico. Forse perché lo considerano già sufficientemente naturale”. (In merito vedi anche l’intervista a Hayo Loacker alla guida dell’omonima tenuta)

Infine, come sta cambiando il mercato dei vini alternativi in Italia?

“Sicuramente tale tendenza sta prendendo piede tra i produttori  – e, quindi, fra i consumatori – anche se con motivazioni diverse; c’è chi la adotta perché all’estero vende bene e c’è chi ci crede davvero e investe in una vigna che riesca a durare nel tempo con tecniche a lungo termine. Guardando alla nostra penisola, sicuramente il biologico e il biodinamico si sono creati un proprio spazio in Toscana e nel Trentino Alto Adige, in Veneto si inizia a vedere qualcosa e qualcosa si sta muovendo anche nel Sud Italia”.

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