Bordeaux, vini in crisi: i vigneron estirpano il 10% delle viti

A Bordeaux i vini continuano a essere in crisi. I viticoltori francesi sono ancora in fermento, dopo le proteste di dicembre, e invocano l’aiuto economico di Parigi

La crisi morde i vini di Bordeaux. I viticoltori hanno invocato l’intervento economico di Parigi per estirpare il 10% delle viti della regione, rinomata per la sua produzione. La richiesta di aiuto che gli imprenditori del settore hanno rivolto al governo francese è arrivata negli ultimi giorni, a cavallo del weekend.

La crisi dei vini di Bordeaux

Bordeaux è il più grande vigneto certificato Aoc di tutta la Francia: vanta ben 110mila ettari, la cui produzione è destinata ai vini rossi nell’85% dei casi. Per i vini di questa importante regione, le difficoltà sono cominciate già durante la pandemia di Covid-19, con le chiusure dovute ai lockdown.

I commerci internazionali hanno risentito poi delle conseguenze di quegli stop anche sul lungo periodo. Il mercato locale ora si trova di fronte a una sovrapproduzione troppo alta, che viene stimata in un milione di ettolitri.

A subire gli effetti negativi della situazione oggi sono soprattutto le bottiglie meno pregiate, che accusano in maniera amplificata il notevole calo dei prezzi.

Le proteste dei produttori di vini di Bordeaux

I viticoltori della zona sono in fermento da diverse settimane. Meno di quindici giorni fa, il 17 febbraio, si è svolta l’ultima riunione a livello nazionale del sindacato Vignobles Indépendants de Gironde, che riunisce 2mila e 500 aziende: all’ordine del giorno c’erano proprio la crisi e i problemi attuali.

D’altra parte, già a partire dalla fine dell’anno scorso si sono tenute mobilitazioni con cui i produttori hanno lanciato alcuni allarmi forti e chiari. Lo scorso dicembre, quando tra l’altro si è riunito anche il comitato misto di Italia, Francia e Spagna per il settore vinicolo, più di mille viticoltori sono scesi in strada per chiedere di salvare le loro aziende.

La manifestazione è stata plateale. Davanti al Bordeaux Wine Council (CIVB), un manichino è stato appeso a un albero e tralci di viti morte sono state ammucchiate nei pressi della porta, proprio per rappresentare le gravi difficoltà finanziarie quotidiane degli operatori.

Il settore ha richiesto così a gran voce di aprire una sorta di stato di crisi, emergenziale, per finanziare l’eliminazione della sovrapproduzione dei vini di Bordeaux. Nei prossimi mesi, con l’arrivo dell’estate, ci sarà la possibilità di trasformare le scorte invenduto in alcol per l’industria, per la farmacia e anche per la cosmesi, per fare qualche esempio.

La risposta di Parigi

In un primo momento, davanti alle manifestazioni, il governo francese aveva chiuso la porta. Poi c’è stata un’apertura. Poco tempo fa infatti è arrivato l’ok a un piano di distillazione delle eccedenze di vino per il 2023. Si tratta di una misura dal valore quantificato in 160 milioni di euro.

Guardando indietro negli anni, per trovare un’iniziativa simile bisogna andare al 2020, quando le procedure della cosiddetta “distillazione della crisi” hanno sostenuto i vigneron costretti ad estirpare la sovrapproduzione di vini. Allora la pandemia legata al Coronavirus aveva già fatto registrare i primi crolli nei consumi.

I francesi bevono sempre meno vino

La crisi dei vini di Bordeaux e in generale in Francia ha radici lontane, che affondano nel secolo scorso. Basti pensare che, Oltralpe, il consumo di rosso risulta in calo già dalla Seconda Guerra Mondiale. A quell’epoca i cittadini ne bevevano mediamente 120 litri l’anno, contro i soli 40 del tempo presente.

Così i problemi della produzione francese diventano ciclici e ripresentano il conto ogni dieci-quindici anni. Bordeaux, in particolare, è alle prese con la contrazione delle vendite di vini sfusi, mentre le esportazioni non bastano a compensare il calo dei consumi nazionali: il rosso ha fatto registrare un -30% negli ultimi dieci anni.

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