Vendemmia 2022: le stime del Crea

Il Crea si esprime sulla vendemmia 2022: non sono previste particolari problematiche

Una vendemmia di qualità quella del 2022: questo è quanto prevede il Crea, il Centro di Ricerca di Viticoltura ed Enologia.

Sono certamente evidenti le difficoltà legate al meteo e alla siccità, ma la vendemmia 2022 e partirà con un anticipo che varierà, a seconda delle zone, da 7 a 20 giorni.

La situazione fitosanitaria

Questo rende il vigneto italiano estremamente resiliente ai cambiamenti climatici; nota positiva di quest’anno la penuria di precipitazioni che hanno sicuramente facilitato il controllo delle malattie fungine, riducendo anche il numero di interventi fitosanitari.

La peronospora è praticamente assente in tutto il territorio italiano, si rileva solo la presenza di alcuni focolai di oidio ma sono situazioni sotto controllo. Anche della botrite non c’è traccia, nemmeno nelle cultivar particolarmente suscettibili e a grappolo compatto. Il problema della flavescenza dorata ha interessato soprattutto l’area viticola del nord Italia, in particolare Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia.

Ovviamente, fatto salvo alcune regioni, l’annata non sarà certamente abbondante, a causa soprattutto dei vigneti non serviti da impianti di irrigazione o bacini di raccolta delle piogge.

La qualità però c’è tutta: le uve si presentano con un contenuto di zuccheri e di sostanze coloranti superiori alla norma, mentre l’acidità viene costantemente monitorata per cogliere l’ideale momento di raccolta.

Vendemmia 2022 regione e per regione

  • Friuli-Venezia Giulia e  Veneto: si registra un leggero calo della quantità di produzione rispetto al 2021 (-10% e -5% rispettivamente).
  • Lombardia ed Emilia-Romagna e il Piemonte: lieve flessione, in particolare per la zona dell’Oltrepò e per la collina romagnola
  • Sicilia: situazione di sofferenza, con cali pari a un -5%/-10% rispetto l’annata precedente
  • Trentino-Alto Adige, Toscana e Puglia registrano invece una controtendenza. Nello specifico: per le cultivar autoctone del Trentino a bacca rossa (Teroldego e Marzemino) si registra un +5–6 % rispetto al 2021. La Toscana, che nel 2021, era stata interessata da una forte gelata che aveva compromesso buona parte della produzione, quest’anno non ha conosciuto problemi simili e quindi vede un segno positivo nella produzione. In Puglia la fertilità delle gemme è buona e superiore alla media e nei vigneti irrigui si prevede fino ad un 10% in più.

“In conclusione – commenta Stefano Vaccari, direttore generale CREA – annata complessa, meno produttiva del 2021, ma sicuramente non drammatica e per molti versi di grande interesse enologico. Il meteo dei prossimi giorni può ancora correggere l’andamento quali-quantitativo e aiutare il comparto viticolo a lenire le calure estive e le carenti escursioni termiche. L’intera filiera vitivinicola italiana si conferma leader mondiale anche nel gestire i problemi causati dal cambiamento climatico”.

Chi è il CREA

Si tratta del principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari con personalità giuridica di diritto pubblico, vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali.

Le competenze scientifiche di cui si occupa spaziano dal settore agricolo, zootecnico, ittico, forestale, agroindustriale, nutrizionale, fino all’ambito socioeconomico.

 

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