Le novità legate all’Agricoltura 5.0: sembra utopia, ma è più vicina di quanto si pensi

E’ ora di una collaborazione vera tra uomo e macchina: una nuova fase in campo agricolo è alle porte con l’avvento delle novità dell’Agricoltura 5.0?

La maggior parte dei produttori, in Italia, ma anche all’estero, è ancora alle prese con la possibilità di un’ interconnessione delle tecnologie più all’avanguardia, complice una mancanza ancora tangibile di copertura a banda larga, soprattutto nelle aree rurali. Eppure, se ancora non si assiste al boom dell’Agricoltura 4.0, già si parla della prossima fase di industrializzazione che pare già essere alle porte e di Agricoltura 5.0.

Ma cos’è l’ Agricoltura 5.0?

Il nuovo modello di  agricoltura appartiene ad un modello di impresa che più ampiamente si pone sotto la categoria di Industria 5.0 o Collaborative Industry.

Caratteristica principale è  la cooperazione tra macchine e uomo, che avrà alla base il concetto di Empowering people, ovvero l’importanza dell’uomo nei processi automatizzati.

I robot saranno ancora presenti, ma più sofisticati e con mansioni estremamente circoscritte e non andranno a sostituire l’uomo.

I nuovi robot, detti cobot, saranno macchine collaborative, programmate per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi. Ai cobot spetterebbe il lavoro “sporco”, quello identificabile con le 3D: dull, dirty and dangerous, ovvero ripetitivo, sporco e pericoloso.

L’evidente vantaggio va soprattutto alla salute ed alla sicurezza del lavoratore, ma si velocizzeranno tutti i cicli di progettazione e produzione, si migliorerà l’impatto ambientale grazie alla circular economy e si spingerà sempre di più verso la personalizzazione dei servizi e prodotti.

C’è chi chiama la novità dell’ Agricoltura 5.0 la nuova rivoluzione industriale.

Chi parla di un’automazione robotica ormai inevitabile, riconoscendo all’Europa un primato anche rispetto a Stati Uniti e Cina. E chi già presagisce il recupero delle aree rurali più abbandonate, che hanno ampiamente risentito di una nuova diaspora a seguito della pandemia.

Una rivoluzione, appunto, così l’ha definita il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli: “Ci sono le condizioni affinché il settore primario partecipi alla transizione ecologica attraverso i servizi digitali e tutti quei sistemi che consentono oggi di preservare le matrici ambientali, aumentando la capacità produttiva dei terreni ma al contempo riducendo l’utilizzo di quelle parti che poi hanno difficoltà a rigenerarsi…Innovare è fondamentale per consolidare e far crescere il primato produttivo italiano e renderlo sempre più competitivo sui mercati internazionali”.

Già diversi mesi fa il ministro Patuanelli aveva parlato di importanti novità legate al settore agroalimentare e ad investimenti legati alle nuove tecnologie, pronunciandosi in merito alla vendita (promossa da Ismea e Ministero delle Politiche agricole) di terreni su cui, appunto, si renderanno operative le misure dell’Agricoltura 5.0.

Il percorso è ancora lungo, la strada da fare presenta insidie e difficoltà.

Compito primario delle istituzioni sarà quello di sostenere gli imprenditori della filiera agricola in un complesso percorso di innovazione e in una formazione seria per poter utilizzare al meglio i nuovi strumenti tecnologici e digitali. 

Da non sottovalutare, nell’era della grande digitalizzazione, il rischio informatico, che resta una delle criticità più grandi.

Con le novità dell’ Agricoltura 5.0 e l’interconnessione costante, il rischio di incidenti informatici porta con sé la possibilità di danni irreparabili sia a livello di privacy, che di interruzione della produttività con alti costi di ripristino in caso di incidenti. 

Big data, Iot e Cyber security sono concetti troppo spesso sottovalutati, ma che sono e saranno sempre più fondamentali nella costruzione di solidi processi produttivi. 

La legislazione è piuttosto chiara in merito, l’applicazione e l’applicabilità un po’ meno.

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