Export e vino italiano: Toscana e Piemonte le più penalizzate

Nei primi nove mesi del 2023, le esportazioni di vino italiano sono calate dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo i dati Istat Toscana e Piemonte sono le regioni più penalizzate, mentre crescono Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Puglia.

Un risultato diametralmente opposto a quello del 2022, in cui il settore aveva chiuso in attivo per un totale di otto miliardi di euro, (+12% rispetto al 2021), registrando un rallentamento solo nell’ultimo trimestre.

I numeri

Su un totale di 5,6 miliardi di vino sportato, il Veneto copre un valore di 2 miliardi di euro, dunque più di un terzo del totale. Il Piemonte si ferma a 877 milioni, con un calo complessivo di -6%, mentre la Toscana a 852 milioni di euro, con un calo a – 7,5%. Il calo più consistente, analizzando le performance delle singole regioni, è attribuibile proprio a queste prime tre, considerate le “big” dell’export nazionale.


Nello stesso periodo, il Trentino Alto Adige è cresciuto del +3,4%, per un valore totale di esportazioni pari a 469 milioni di euro. Risultati positivi anche per Emilia Romagna che conquista un +7,2% (348 milioni di euro), Lombardia con un +5,4%, che porta il valore totale delle esportazioni a 241,5 milioni di euro. L’Abruzzo sale a 169 milioni di euro (+4,5%), il Friuli Venezia Giulia a 158 milioni di euro (+10,1%) e la Puglia, a 150 milioni di euro (+4,3%). La Sicilia perde il 3,9%, fermandosi a 123 milioni di euro. Tra le regioni più piccole, Liguria raggiunge un +65,4% (19 milioni di euro) e la Valle d’Aosta un 51,3% (1,6 milioni di euro).

Penalizzati i vini in bottiglia

Settembre si attesta come il peggior mese sul fronte delle esportazioni, con un calo del 9,7% a 654 milioni di euro, determinato da una riduzione del 6,4% del volume a 1,8 milioni di ettolitri. Con questi dati il saldo dei 9 mesi tocca 5,65 miliardi per un calo del 2.4%.

Il calo delle esportazioni riguarda soprattutto il segmento dei vini in bottiglia, più che negli spumanti che, pur avendo subito una decrescita consistente a settembre, mantengono comunque un risultato positivo (+2%), leggermente più nel valore che nel volume visto l’esaurirsi delle pressioni inflazionistiche.

A settembre i vini in bottiglia hanno registrato un calo dell’11% e, in generale, del 4% nei primi nove mesi a 418 e 3739 milioni di euro rispettivamente. Gli spumanti calano del 5.4% a 200 milioni nel mese, mentre i vini sfusi calano del 14% a 36 milioni nel mese di settembre.

Calo consistente in USA, Canada, Giappone

Il calo dell’export negli Stati Uniti, nel solo mese di settembre, ha raggiunto un -19% nel mese, totalizzando un -9.5% nei primi nove mesi dell’anno. Il Canada si assesta su un -14% a settembre, per un totale di -17% nei primi tre trimestri. Si mantengono stabili la Germania con un -1% a settembre, ma un totale +2% sull’anno, Regno Unito con un +1% a settembre e +3% negli ultimi nove mesi, Svizzera con un +3% a settembre e -1,5% nel totale dei tre trimestri. Performance in calo anche per le esportazioni in Giappone (-11,2%, a 140,4 milioni di euro), in Cina (-11,5%, 69,7 milioni di euro), così come in mercati più piccoli come Hong Kong (-2,8%, 19,2 milioni) e Corea del Sud –(-34,5%, 37,8 milioni di euro).

Ottime performance dall’Est Europa

I cali hanno interessato anche il Centro-Sudamerica, mentre continuano a crescere in maniera decisa le esportazioni verso l’Est Europa-Balcani (+20%). La crescita è dovuta non solo al recupero della Russia, ma anche alle ottime performance di Paesi come Polonia e Repubblica Ceca.

L’Est si conferma come una delle aree in cui si attende un maggiore sviluppo nel corso dei prossimi anni, anche a fronte di un’indice di penetrazione ancora relativamente basso (40%) rispetto all’Europa occidentale.

Nonostante il calo, il settore è resiliente

Dati confermati anche dall’ultima analisi condotta dall’Osservatorio Federvini, curata da TradeLab e Nomisma, che ha messo in evidenza quadro la limitata crescita del PIL e un trend inflattivo in aumento.

Secondo Micaela Pallini, presidente di Federvini l’andamento calante di quest’anno era in larga parte previsto “dopo un 2022 caratterizzato da una forte ripresa post pandemia, anche alla luce di un quadro caratterizzato da tensioni geopolitiche e dal rallentamento più marcato nell’Eurozona”.

Nonostante le difficoltà, l’Osservatorio sottolinea la capacità di resilienza del settore dei vini, degli spiriti e degli aceti italiani che si conferma un pilastro fondamentale dell’agroalimentare nazionale. “Oggi più che mai è il momento di fare sistema di fronte alle sfide internazionali. La posizione dell’Italia in difesa di uno dei suoi settori più rappresentativi dovrà trovare costanza e continuità, non solo a partire dalla discussione sulla proposta di regolamento imballaggi, che torna in agenda il prossimo 18 dicembre al Consiglio Ue dopo un primo esito positivo al Parlamento europeo, ma anche nel corso di altri processi normativi quali quelli relativi a etichettatura e QR Code” prosegue Pallini.

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