L’anima delle degustazioni in cantina tra arredo, design e funzionalità

Come si sta muovendo il mondo delle degustazioni in cantina

In questi ultimi anni il mondo delle degustazioni in cantina sembra essere in costante crescita. Questo emerge ad esempio dai numeri dell’ultima edizione di Vinitaly pre-pandemia. Nonostante l’inevitabile interruzione di questa crescita durante il periodo di lockdown iniziato nel 2020, i numeri della degustazione nelle cantine italiane sembrano essere oggi tornati a crescere in modo sostenuto, crescita che non mostra per ora segni di rallentamento. In Italia questo fenomeno è dovuto anche grazie all’eterogeneità del suo territorio, presentando così il maggior numero al mondo di vini Doc, Docg e Igt, vantando una varietà di specialità regionali che rendono il settore delle degustazioni particolarmente ricco.

La cantina è diventata il luogo prediletto per le degustazioni, ma come valorizzarla al meglio?

Un tempo la cantina era uno spazio funzionale, il luogo in cui si lavorava e si produceva il vino, che poi veniva degustato in altre sedi. Oggi si è ribaltato questo concetto, cambia la funzionalità e di conseguenza anche l’anima del luogo cantina che inevitabilmente richiede una riconsiderazione degli spazi e degli arredi. A rispondere ad alcune domande a riguardo è l’architetto Filippo Gastone Scheggi, che ha recentemente diretto i lavori della cantina di Argiano a Montalcino.

Qual è l’evoluzione che ha subito l’ambiente cantina negli ultimi anni, e che ruolo gioca in quest’ottica l’arredo?  

“Tutte le cantine stanno cambiando mentalità e stanno intraprendendo un vero percorso di evoluzione dove l’arredo diventa fondamentale. Non molti anni fa la degustazione in azienda si limitava alla presentazione e l’assaggio del prodotto, oggi tutto sta cambiando. La voglia è quella di entrare nel cuore dell’esperienza, conoscere, bere e degustare il vino dentro la cantina stessa, assaporando odori, sapori ed emozioni del luogo dove il vino viene prodotto. Il desiderio è quello di mettersi a sedere e vivere, anche se in poco tempo, tutta l’esperienza da cui nasce quel vino. Questa evoluzione porta alla necessità di rivisitare e ricontestualizzare l’ambiente cantina. Il luogo che prima doveva essere funzionale al massimo deve trovare oggi il modo di fare colpo sui sensi del visitatore. Mettersi seduto in un ambiente studiato appositamente per far vivere un’emozione, aumenta e amplifica la percezione stessa del vino che si sta degustando”.  

In questo nuovo concetto come riescono a coniugarsi funzionalità e suggestione?

“Sono due aspetti che fino a pochi anni fa viaggiavano su due binari differenti e che oggi devono trovare il modo di fondersi, anche solo concettualmente là dove gli spazi rimangono separati fisicamente. L’ambito più tecnico e settoriale non deve essere escluso ma diventare parte integrante, perché spesso è quello che piace e affascina la persona che vuole conoscere davvero il prodotto che sta per assaggiare. Una contrapposizione tra questi due aspetti c’è e rimane tangibile e spesso ci si imbatte anche in problematiche di spazi. La vera sfida sta nel sapersi adattare e arrivare a un compromesso che cerchi di legare l’aspetto sensoriale e quello funzionale pur legandoli e amalgamandoli. L’interesse del visitatore, sia esperto che principiante, è in egual modo rivolto ad entrambi gli aspetti.

Quanto è importante la scelta degli arredi, delle luci e dei colori?

“In quest’ottica di fusione anche la scelta degli arredi deve essere rivolta a valorizzare quello che è già presente, spesso non c’è bisogno di costruire o inventare, ma di trovare il modo di mettere in rilievo quello che è presente. Talvolta mi è capitato di avere un risultato sorprendente anche solo cambiando l’inclinazione di un’illuminazione. L’importante è che gli elementi di arredo rimangano in un secondo piano rispetto al vino. Uscendo dalla cantina non deve rimanere impresso una poltrona o una luce, ma l’esperienza unica che è stata amplificata dall’effetto scenico e suggestivo dell’arredo. L’obbiettivo è quello di emozionare, non deve essere bello l’arredo in sé ma deve funzionare a conferire visione e potenza al vino e al momento di degustazione. Anche la scelta dei materiali, per quanto pregiati, deve mantenere la finalità di esaltare la storia e il contesto del luogo. È l’anima del luogo stesso che dovrebbe governare le scelte”.

Qual è il focus su cui ci si deve attenere?

“L’unico protagonista deve rimanere il vino e tutta la produzione che c’è dietro, sempre nell’ottica di una fusione tra funzionalità e suggestione. Tutto lo studio e le scelte devono ricordare l’obiettivo ultimo: assaporare del buon vino”.

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