Suolo vivo, vino vivo: la conferenza di Slow Wine Fair

Cosa significa rigenerare il suolo? Cosa implica il ricrearne con attenzione e cura gli elementi di fertilità? Perché il suolo è così importante, e che ruolo riveste in viticoltura? A questa e altre domande ha provato a rispondere “Suolo vivo, vino vivo”, la prima di tre conferenze organizzate in preparazione alla terza edizione di Slow Wine Fair , che si terrà a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio 2024.

Al centro dell’incontro, come si intuisce dal titolo, c’è il tema del suolo affrontato da diversi punti di vista. L’agroecologia e la rigenerazione del suolo saranno infatti il punto focale della manifestazione fieristica. A confrontarsi su questi temi, i membri della Slow Wine Coalition, rete collaborativa che unisce vignaioli, appassionati e professionisti della filiera vitivinicola desiderosi di promuovere i principi di Slow Food.

Il suolo, un bene a rischio

Il suolo è una risorsa fondamentale, da cui dipende l’intera vita sul pianeta. Oltre a produrre circa il 99% del cibo destinato al consumo umano, esso ha il compito di filtrare l’acqua piovana e rimetterla in circolo pulita e potabile. Svolge inoltre una funzione di regolazione del clima ed è la riserva fondamentale di carbonio organico e di biodiversità.

Nonostante il valore immenso che rappresenta per l’umanità, oggi questa risorsa è soggetta a molti processi di rapido degrado: erosione, contaminazione, salinizzazione, impermeabilizzazione. Quasi tutti questi fenomeni, direttamente o indirettamente, sono causati dalle attività umane.

In particolare, l’industrializzazione dell’agricoltura ha contribuito profondamente a impoverire i terreni, riducendone drasticamente la materia organica, ovvero la “fertilità”.

La meccanizzazione del lavoro agricolo, svolto sempre di più con l’impiego di macchinari pesanti e lavorazioni profonde, compatta i suoli e distrugge gli aggregati naturali. L’irrigazione dilava i nutrienti. Le monoculture, i pesticidi e i diserbanti impattano sulla biodiversità microbica: il quadro della salute dei suoli è quindi sempre più drammatico in buona parte del pianeta.

A ciascun vitigno il suo suolo

La conferenza organizzata da Slow Wine Fair ha visto la partecipazione di Claude e Lydia Bourguignon, microbiologi del suolo, che da oltre trent’anni dirigono il laboratorio di analisi indipendente LAMS (Laboratoire Analyses Microbiologiques Sols). Situato a Marey-sur-Tille, in Francia, questo centro di ricerca fornisce consulenza agli agricoltori sui temi dell’agricoltura sostenibile e della valorizzazione del suolo.

Nel corso del loro intervento, gli esperti hanno spiegato come non tutti i suoli siano adatti alla coltivazione delle viti. I produttori devono essere in grado di scegliere il vitigno giusto per ogni suolo, consapevoli che la vigna non è una startup, richiede pazienza. Recuperare una dimensione artigianale della coltura della vita, che rispetta la qualità del suolo e le sue leggi, è fondamentale per ottenere un vino di qualità.

In tal senso, l’agricoltura intensiva ha contribuito all’impoverimento dei terreni. Per invertire questa tendenza, è necessario adottare pratiche agroecologiche, le uniche in grado di garantire una produzione alimentare sostenibile.

A tal proposito, Claude Bourguignon ha spiegato come l’utilizzo di pesticidi come il grifosato sia dannosissimo, poiché impedisce il radicamento profondo delle viti e l’espressione del terroir, cioè del luogo in cui una specifica qualità di vino è stata prodotta. “La biodiversità in vigna è utile a moltiplicare la presenza di questi lieviti”, ha spiegato Lydia Bourguignon. “Una strategia che oggi è sempre più di attualità” e che rappresenta uno dei punti del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto.

Proteggere il terroir per mitigare gli effetti del cambiamento climatico

Dello stesso avviso Francesco Sottile, agronomo e membro del board internazionale di Slow Food, che ha ribadito come il suolo rappresenti uno dei tre elementi chiave che costituiscono il concetto di terroir (insieme all’intervento umano e alle condizioni climatiche). Nei primi 30 centimetri di terra si trova il 30 per cento di tutta la biodiversità terrestre, un universo di microrganismi, funghi e radici che consente ai vitigni di esprimere la loro incredibile varietà di aromi. Le monoculture, così come l’impiego di diserbanti, rappresentano una minaccia molto seria per questo complesso ecosistema. Eppure, i segnali che arrivano dall’Unione europea sono preoccupanti, a partire dalla concessione a utilizzare il glifosato per altri dieci anni.

Nel suo intervento Sottile ha inoltre ricordato come il suolo svolga un ruolo fondamentale nel processo di transizione ecologica, in quanto serbatoio di carbonio. A causa della cementificazione le aree agricole sono in costante diminuzione, come emerge dall’ultimo rapporto ISPRA che segnala una perdita di oltre 4.500 ettari nel corso del 2022. Il tema sarà protagonista della conferenza prevista per gennaio, intitolata Suolo, bene comune, volto a ribadire come la gestione e la conservazione del suolo rivestono un ruolo critico nel determinare il benessere delle comunità e l’equilibrio degli ecosistemi.

I prossimi appuntamenti

Le prossime conferenze online sono programmate per il 17 gennaio e il 7 febbraio, sempre online. Nella prima, Saverio Traini, agronomo e vice presidente del Biodistretto San Gimignano, e il sustainability consultant Íñigo Álvarez de Toledo tratteranno il tema del suolo come bene comune e la necessità che la politica si occupi di tutelarlo.

A febbraio, si discuterà di suolo come strumento di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, ascoltando gli interventi di Viviana Ferrario, professoressa associata presso l’Università IUAV di Venezia, Francesco Bordini, agronomo e consulente enologico, Pedro Parra, esperto di terroir, e Adriano Zago, direttore di Cambium formazione, primo master internazionale in biodinamica per il vino.

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