La classifica di Altroconsumo sui migliori rosati

È stata da poco pubblicata la classifica di Altroconsumo sui migliori rosati in vendita, nella fascia di prezzo compresa tra i sei e i quindici euro. La valutazione si è svolta testando decine di bottiglie di vino e prendendo in considerazione una serie di importanti parametri.

Che cos’è un rosato?

I vini rosati prendono il nome dal colore rosa tenue che li contraddistingue. Esso può tendere anche al rosa cerasuolo passando per rosa chiaro, rosa salmone e altre sfumature in palette. Ha un profumo delicato che spazia da note fruttate di lampone, pompelmo, melograno, ciliegia e fragoline di bosco a sprazzi più floreali che, solitamente, rimandano al geranio, al gelsomino e alla rosa. Il sapore è fresco e leggero. Alcune tipologie possono presentare tannini appena accennati e un’acidità bilanciata accompagnati da sapidità e mineralità. Tutte le varianti, in ogni caso, sono piacevoli e rinfrescanti. Su questa tipologia di vino esistono tantissime credenze (perlopiù errate) eppure, come abbiamo visto in passato, può rivelarsi davvero sorprendente, soprattutto perché riesce a regalare freschezza e versatilità acquisendo le caratteristiche peculiari sia dei vini bianchi che dei vini rossi.

L’analisi dei solfiti

Le analisi di laboratorio hanno preso in esame la concentrazione di anidride solforosa e solfiti. Il valore di questi ultimi consiste nel garantire un’ottima conservazione al vino, impedendo eventuali alterazioni microbiche. Trattandosi comunque di additivi in grado di causare reazioni allergiche, la legge prescrive una soglia massima (nel caso dei rosati 200 milligrammi per litro) da non superare che deve essere indicata in etichetta.

Nel caso della classifica stilata da Altroconsumo, otto vini su quattordici  hanno ottenuto una valutazione molto positiva, mentre gli altri si sono guadagnati la sufficienza. Secondo l’organizzazione dei consumatori “questi risultati suggeriscono che ci sono ampi margini di miglioramento per diminuire la quantità di solfiti, dall’altro provano che si possono ottenere buoni vini con pochi solfiti (tra 60 e 80 mg/l).”

I vini selezionati

Alla decima posizione si trova il vino Marchesi Antinori Bolgheri Doc Guado al Tasso Scalabrone rosato 2022 (14,9 euro) che conquista un punteggio di 58. Conquista la penultima posizione il vino Notte rossa Negroamaro del Salento Igp rosato 2022 (5,9 euro) con un punteggio di 59. Si posiziona il all’ottavo posto il vino Sella & Mosca Alghero rosato Doc 2022 (8,9 euro) che conquista 62 punti.

A seguire, in settima e sesta posizione, il vino Duca di Saragnano Primitivo Puglia Igt da uve leggermente appassite rosato 2022 (10,4 euro) e il vino Conti Thun riviera del Garda classico Valtènesi Doc Micaela 2022 (14,9 euro), entrambi con un punteggio di 62. A metà della classifica si assesta il vino Zaccagnini Cerasuolo d’Abruzzo Doc il Tralcetto 2022 (8,9 euro) con un punteggio di 63. Il quarto posto è del vino Contini Nieddara Valle del Tirso Igt Rosè 2022 (9 euro) con un punteggio di 64.

La top tre

In terza posizione il Tomaresca Salento Igt Calafuria 2022 con un punteggio (12,8 euro) di 64 punti. Si aggiudica il secondo posto il Lunae Liguria di Levante Igt Mea Rosa 2022, venduto a 13,10 euro, con un punteggio di 66. In cima alla classifica il vino Ronco del frassino moscato rosa Trevenezie Igt del 2021, che ha ottenuto un punteggio complessivo di 70, e ha un prezzo di 12,40 euro.

Sebbene i diciassette giudici coinvolti non abbiano segnalato nessuna eccellenza, il giudizio generale è buono. A influenzare favorevolmente il giudizio hanno concorso parametri relativi a la ricchezza aromatica, il sentore speziato, la struttura, l’intensità olfattiva e la persistenza retrolfattiva.

Metodi di vinificazione: quali sono consentiti?

L’obiettivo della classifica di Altroconsumo è sfatare i miti che circondano il consumo di vini rosati. Buona parte dei pregiudizi esistenti deriva dai metodi di produzione che prevedono un periodo molto breve di macerazione delle bucce che, secondo alcuni, non permetterebbe alle uve di sprigionare le loro proprietà. Una seconda metodologia adottata è quella del “salasso” che consiste nel prelievo di una parte di mosto dalle vasche in cui sta avvenendo la macerazione di uve nere. Questo mosto viene successivamente vinificato in bianco per ottenere un rosato come prodotto finale.

A tal proposito l’organizzazione dei consumatori ha chiarito come sia consentito produrre vini rosati miscelando rossi e bianchi, a patto che entrambi siano certificati Dop e Igp e che la pratica non sia espressamente vietata dai disciplinari di produzione di ciascun vino. Se i vini di partenza sono “vini “da tavola”, quindi non presentano nessuna denominazione d’origine, non è invece possibile la miscelazione. Il divieto decase laddove questi stessi vini siano impiegati nella produzione di vini frizzanti o spumanti, per i quali il taglio è invece consentito.

Maggiore trasparenza da parte dei produttori

Dall’indagine sono chiaramente emersi diversi aspetti migliorabili. In primis la questione delle etichette, dove spesso mancano informazioni dettagliate che vadano al di là dell’indicazione dei vitigni utilizzati. Informazioni come la temperatura di servizio, le modalità e i tempi di conservazione e gli abbinamenti più adatti, essendo facoltative, spesso sono del tutto assenti o carenti. Su nessuna delle quattordici bottiglie prese in esame dal test viene riportato, ad esempio, il metodo di vinificazione. Secondo Altroconsumo: “Sarebbe interessante invece una maggiore trasparenza da parte dei produttori che dovrebbero includere dettagli sulla metodologia di produzione, suggerimenti di abbinamento e informazioni sulla conservazione, così da migliorare l’esperienza del consumatore”.

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