Le bollicine spingono ancora l’export: cosa succederà nel 2022?

L’indagine Mediobanca prevede una crescita del 7,5% per l’export delle bollicine e del 5,3% per i vini fermi in questo 2022

I dati sono quelli che derivano da unindagine di Mediobanca e parlano di un 2022 ancora positivo: l’export delle bollicine continuerà a crescere così come tutto il comparto vino, nonostante l’inizio dell’anno, causa guerra e tensioni internazionali, non sia stato proprio positivo.

Quello che ci si attende è una crescita del 4,8%, che arriverebbe al 5,6% per la sola componente export.

A spingere le vendite, ancora una volta, come negli ultimi anni, il successo delle bollicine (+5,7% i ricavi complessivi, +7,5% l’export) mentre i vini fermi si aspettano un +4,6% (+5,3% l’export).

L’indagine Mediobanca sulle vendite di vino in Italia e sull’export di bollicine e vini fermi

I dati emergono dall’indagine sul settore vinicolo nazionale dell’area studi Mediobanca e riguarda 251 principali società di capitali italiane con fatturato 2020 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,3 miliardi di euro, pari all’85,3% del fatturato nazionale del settore.

Stando sempre ai dati Mediobanca questi sarebbe i dati relativi al 2021 su società con analoghe caratteristiche:

  • totale fatturato vino italiano mercato interno:+14,8%
  • totale fatturato vino italiano export: +13,6%
  • totale fatturato bollicine: +21%
  • totale fatturato vini fermi: +12,4%
  • totale fatturato cooperative: +9,2%

Nello specifico, il mercato in America, è particolarmente attratto dagli sparlkling con un +16,3% in valore. Si arresta, invece, la crescita dei fermi imbottigliati (-0,1%) a fronte di un +16,5 dei neozelandesi, trainati dal Sauvignon blanc.

In controtendenza, invece, i dati del mercato canadese (+23%), dove il made in Italy fa 3 volte meglio della domanda generale di vini esteri e diventa market leader, superando in un colpo solo Stati Uniti e Francia.

Male, invece, il mercato orientale, con la Cina in piena emergenza Covid (-15,6 l’Italia, -20% l’import generale), ma anche con il Giappone che riduce gli acquisti in Italia dell’8,1%.

Vendite di vino 2021: com’era andata

Quella del 2021 è stata una vera e propria corsa dell’export italiano di vino nel 2021, con un +12,6% nei primi 11 mesi

Complice anche, secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, una “revenge spending” nei Paesi terzi che ha visto assoluti protagonisti gli spumanti italiani.

Ottima era stata la performance del Prosecco all’estero che si aggiudica +43% nel mercato americano e +117% in quello asiatico. Alle bollicine seguono i vini toscani, piemontesi e siciliani.

Così aveva commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “La categoria che più ha sofferto l’emergenza ora è diventata il vero simbolo della reazione post lockdown. Ma non è da sottovalutare nemmeno la performance di capisaldi della nostra produzione come i rossi Dop piemontesi e toscani, che hanno chiuso l’anno negli Usa rispettivamente a +32% e a +26%, o i rossi siciliani che crescono in Canada del 52%. Due tra i Paesi maggiormente rappresentati attesi al prossimo Vinitaly, in programma dal 10 al 13 aprile”.

 

 

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