Vino biologico in Italia: quanti sono gli ettari sul territorio? Quali prospettive di sviluppo?

Il Belpaese è al secondo posto per superficie vitata a regime biologico in Europa.

La vendemmia imperversa in tutta la Penisola. Ma quanti di questi ettari solo biologici? Se lo sono chiesti durante il convegno “Il vino biologico italiano: qualità, mercato e sicurezza” tenutosi una decina di giorni fa al SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale di Bologna.

imagesNe è emerso che il Belpaese è al secondo posto per superficie vitata a regime biologico in Europa – l’egemonia è della Spagna – e fra primi Paesi al mondo per produzione di vino bio: oltre il 22% della superficie mondiale vitata con questo regime è in Italia. Un trend in costante aumento: tra il 2013 e il 2014 si registra un + 6,5 per cento che, l’anno scorso, ha portato a superare la soglia dei 72 mila ettari – all’incirca l’11 per cento del totale. Sono questi i dati attuali, elaborati da Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) e Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) e presentati in occasione del convegno.

Quante le cantine e il vino biologico in Italia? Le realtà che vinificano secondo metodiche definite dal Regolamento europeo sul vino biologico 203/2012 sono 1.300 per un totale di circa 4,5 milioni di ettolitri di vino bio. Con quasi un ettaro su quattro coltivato in biologico, è la Sicilia a fare da capofila, seguita da Puglia e Toscana e buoni risultati anche in Calabria.

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Vincenzo Vizioli

Qual è lo status quo a tre anni dal Regolamento? Sicuramente la nuova chiarezza legislativa, che se non altro prova a mettere dei paletti fissi – ma resta da fare ancora molto – ha reso il vino bio molto più attraente, non solo per i buyer della Gdo ma anche per la vendita al dettaglio. Un cambio di marcia non solo nei canali distributivi ma anche d’immagine come illustra Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab: “Oggi il vino bio è equiparato ai vini convenzionali di fascia medio alta” supportato dai dati Nomisma che rivelano che il 49 per cento dei consumatori ritiene che i vini bio siano di qualità superiore rispetto ai vini convenzionali, una quota che sale al 68 per cento tra chi già lo consuma.

I risultati? Nel 2014, rispetto all’anno precedente, nel canale Gdo il vino bio cresce del 14 per cento secondo Nomisma – si tenga in considerazione che questa quota, prima del 2012, era nulla – mentre subisce una contrazione dell’1 per cento nei canali più tradizionali. Stando ai dati per l’anno in corso, la percentuale di italiani che hanno acquistato almeno una bottiglia di vino bio è aumentata di quasi il 15 per cento, con un balzo dai due punti percentuali del 2013 ai quasi 17 attuali. E sale anche la quota attratta dai mercati esteri: negli Stati Uniti una bottiglia di vino bio su tre di quelle importate è italiana, per un rendiconto totale che nel 2013 toccava i 56 milioni di euro.

Quali prospettive di sviluppo? Tante: se si pensa che stando alle ricerche di Wine Monitor Nomisma, il 38% dei consumatori che non beve vino bio afferma di non farlo semplicemente perché non trova il vino a marchio bio nei negozi e nei ristoranti che frequenta. A ciò si aggiunge il fatto che il 90% dei consumatori intervistati da Wine Monitor ha dichiarato di essere interessato ad acquistare il brand del vino preferito se questo inserisse una linea a marchio biologico.

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