Vin-Wine in Venice. Appunti sulle verticali

Dalla Première Dame all’Amarone della Valpolicella all’Aglianico… tutti gli assaggi della manifestazione.

Nella giornata di sabato 21 maggio, Joska Biondelli, proprietario della prestigiosa azienda di famiglia della Franciacorta, e Claudia Bondi, fiorentina, conoscitrice dei grandi vini con le bollicine, hanno raccontato tre assaggi della Première Dame, un Brut nature dal fascino solido e rassicurante, un Satèn dalla grazia femminile, deciso e poliedrico, di irresistibile piacevolezza. Il Biondelli Brut Millesimato “Premiere Dame” 2011 ha esibito corpo e sfumature virili, equilibrate e di rango.

Domenica 22 maggio, Dal Bosco Giulietta “Le Guaite” ha presentato il suo Amarone della Valpolicella nelle annate 2005, 2004, 2003, 2002. Quattro versioni di Amarone della Valle di Mezzane, dove l’azienda ha sede e dove si trovano vigneti e uliveto. Il 2005 è l’annata attualmente posta in commercio e si distingue per i descrittori sempre nitidi, fruttati, accarezzati da lievi e gradite speziature. Caldo e avvolgente, di spiccata personalità, rivela in bocca tutta la forza della passione dedicata dalla famiglia di Stefano Pizzighella che durante la degustazione ha raccontato l’andamento stagionale di ognuna delle proposte, senza tralasciare di ricordare gli entusiasmi e le delusioni vissute duranti i percorsi produttivi, in cui molto dello spazio viene “gestito” da madre natura.

Piano Nobile CasinòA seguire, quattro millesimi del Vino rosso più rappresentativo del toscano Podere La Regola da uve Cabernet Franc con un piccolo saldo di Merlot e Petit Verdot. Vini di carattere e di forte personalità, che il tempo ha levigato nella lunga sosta in cantina, prima di arrivare al calice in perfetta forma. Non rivela cedimenti la bottiglia del 2006, anzi spicca per le piacevoli e nitide note fruttate, i sentori speziati e l’integrità cristallina.

Infine, Champagne Encry Vue Blanche Estelle ha portato una Versione di Brut Nature del 2009, ricca di fascino, frutto di lavoro certosino nella coltivazione della vite e dall’annata generosa in sole, energia e luce. La stessa luce che nel calice porta carattere, autorevolezza e equilibrio. Un vino indimenticabile.

Nell’ultima giornata, protagonisti sono stati Cescon Italo Storia e Vini, Malibran e San Salvatore. Cescon ha proposto un salto emozionale con il Manzoni Bianco 6.0.13, declinato in quattro annate, molto rappresentative per questo vitigno, nato a Conegliano dall’incrocio tra Riesling Renano e Pinot Bianco, pensato e creato dal Professor Luigi Manzoni negli anni Venti del secolo scorso. Un vino di grande potenzialità, confermata in quest’occasione in cui i sentori minerali dell’ascendente renano e la femminilità del vitigno transalpino si cedono galantemente il passo a svelare nuovi profili aromatici, puntualmente coerenti e di grande piacevolezza.

Nel Sottoriva col fondo per tradizione (anteprima 2015, annata 2014, 2013, 2012 e 2010) il giovane patron vignaiolo Maurizio Favrèl marca il proprio stile sottolineando la grande pulizia e la forte identità territoriale, lasciando alle stagioni il compito di affinare ed esaltare il corredo aromatico, impresso dall’uva Glera, dalle buone pratiche agricole nelle vigne e da una grande competenza in cantina.

A chiudere i momenti di degustazione, da Paestum, l’Aglianico del Cilento di San Salvatore, dai fitti descrittori fruttati di ciliegia nera, prugna, mora di rovo e lampone e dalle delicate venature speziate. Il vino ottenuto da antico vitigno già citato ed apprezzato da Plinio il Vecchio, non ha rivali per autorevolezza e temperamento. Accondiscendente e sornione all’olfatto, incute rispetto appena percorre la bocca, occupandone il volume con una imprevedibile energia vitale in cui si affacciano, sentori freschi e indomabili, accumulati dai millenni, quasi a dimostrare una sorta di inscalfibile convinzione del poter essere immortale.

Related Posts

Ultimi Articoli