Le serre idroponiche sono arrivate anche in Italia

Più precisamente in Maremma. Scopriamo come funzionano queste colture che usano 1/10 di acqua e energia delle colture a terra.

La cinematografia non aiuta a ignorare l’allarmismo sul fatto che cibo e acqua presto scarseggeranno e il pianeta non avrà più le risorse per sfamare tutti. E quando la visione catastrofista di qualche regista o autore si unisce ai titoloni sui giornali, c’è da augurarsi di essere già ‘passati a miglior vita’ quando l’emergenza si verificherà (ahimè, per chi crede nella reincarnazione o simili). Accantonando per un attimo la cruda realtà che vede una parte di mondo che spreca tonnellate di cibo e una (grande) parte di mondo che soffre la fame, nella rappresentazioni fantasy accanto alla lotta per il cibo viene rappresentata la soluzione: tecnologie evolute in cui piante e ortaggi non sono radicati nella terra, bensì fluttuanti su astronavi e serre spaziali in viaggio nell’universo. Per una volta vi diamo buone notizie: tali serre esistono già, qui, ora, sul pianeta Terra. Si chiama idroponica dal greco hydro (acqua) e ponos (lavoro) e non è nulla di così nuovo. Avete mai sentito parlare dei giardini sospesi di Babilonia? O degli orti sull’acqua in Perù e Myanmar? Piante, frutta e verdura coltivate in acqua detta ‘attiva’, ovvero potenziata con tutte le sostanze che servono all’organismo per crescere sano, volendo profumato e saporito, ottimizzando i consumi di acqua ed energia senza uso di pesticidi. Lo sapevate che in Europa l’Olanda, per cui molte coltivazioni sono impossibili a causa del clima, è uno dei maggiori esportatori di pomodori, perfino in Italia?

Nel mondo questo tipo di coltivazione sta conoscendo un’ampia diffusione solo in Australia, Canada, Usa e Olanda, ma udite, udite, dal 2016 questa tecnologia è arrivata anche in Italia, in Toscana e più precisamente in Maremma (waterfood.com). L’impianto italiano sta già catalizzando interesse e investimenti (l’idrocoltura necessita di tecnologie e strutture all’avanguardia), che in Olanda non è raro che arrivino dai ‘contadini 2.0’ stessi che si autotassano per sostenere i progetti. Qualcuno parla di idrocoltura come sinonimo di biologico data l’assenza di pesticidi, ma è anche vero che l’artificiosità di tali prodotti fa attrito col concetto di naturale che la parola Bio racchiude. Per i più scettici: pare che gli ortaggi abbiano sapore e che questo sia buono. I vantaggi? Queste colture utilizzano un decimo di acqua ed energia rispetto a quelle a terra, per una resa 15 volte maggiore; e gli impianti più virtuosi reintroducono nel ciclo produttivo l’acqua e l’energia utilizzati. Se tali serre vi sembrano essere lontane anni luce, sappiate che potete avviare a casa una piccola coltivazione idroponica: la General Hydroponics (San Francisco California it.eurohydro.com, o GREurope per la sede francese) offre kit per un mini fai da te. Unico neo: se pensate che eliminare la terra faciliterà il fiorire delle vostre orchidee vi sbagliate di grosso. Con mani inesperte e pigre otterrete solo fiori…’annegati’.

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