Vinitaly: il secondo giorno

Quadrato semiotico, Collio e vini senza solfiti. Eccetera eccetera

vinitaly14Secondo giorno di Vinitaly. Siamo a metà, insomma. Meno afflusso della giornata di ieri, il che ha voluto dire stand meno assediati e una buona fruibilità dell’evento. Riassumere il Vinitaly – anche una sola giornata – in qualche migliaio di battute è impossibile, va da sé. Per chi non lo ricordasse, siamo all’edizione numero 48: quattro giorni in cui il mondo del vino si dà appuntamento a Verona, in rappresentanza di un comparto che in Italia vale 12 miliardi di euro, impiega 1,2 milioni di addetti e quest’anno ha superato i 5 miliardi per quanto riguarda il valore dell’export.

La mattinata è stata scandita dal convegno che ha visto esporre lo studio condotto sui consumi e i comportamenti dei wine lovers con lo strumento del quadrato semiotico. Un’analisi interessante che si è concretizzata in quattro quadranti, ovvero quattro diversi approcci al consumo del vino, da tenere assolutamente presenti in un’ottica di marketing per intercettare la domanda, potenziale o effettiva. Due gli assi: profamo/sacro e natura/cultura. Quattro gli approcci: radical, enosnob, socialite e pane al pane, come chiaramente spiegato dal team dell’Istituto di Ricerca Squadrati, a caccia di tendenze da tracciare. Sono intervenuti all’incontro anche il patron di Eataly Oscar Farinetti, Fabio Piccoli di Wine Meridian e Andrea Gori, alias il Sommelier Informatico.

Il pomeriggio, fra un giro ad Enolitech e uno a Sol&Agrifood, fra un sorriso con Fede&Tinto (on air dal padiglione delle Marche) e quattro chiacchiere con i produttori, è trascorso veloce scandito da iniziative interessanti come “il Collio nel bicchiere”, guidata da Walter Spencer, alla scoperta delle potenzialità degli autoctoni: Ribolla Gialla, Malavasia Istriana e Friuliano (un tempo Tocai). Come davanti ad un defilè di alta moda, Borgo Conventi, Primosic, Ca’Ronesca, Carlo di Pradis, Zorzon, Muzic, Edi Weber e Picech Roberto hanno ancheggiato in passerella distinguendosi per i loro stili.

L’attenzione, anche e soprattutto in fiera, tende molto nella direzione dei vini senza solfiti aggiunti, per accorgersene basta fare un giro fra gli stand. A proposito, un’interessante degustazione firmata Moncaro ci ha dato l’occasione per fare paragoni diretti: bisogna ammettere che Verdicchio e Piceno Rosso (senza solfiti), sapientemente presentati dall’enologo D’Ignazi, ci hanno sorpresi. Giovane il rosso, il Verdicchio invece si presenta di grande eleganza e finezza, alleggerito nella nota amarognola che lo contraddistingue, piacevolmente agrumato (fa proprio venire voglia di estate).

 

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