Il nuovo regolamento europeo non convince, inutili gli appelli lanciati alle istituzioni italiane.
“Un provvedimento che annacqua la qualità della produzione agricola biologica italiana ed europea e che mette di fatto i produttori agricoli nella condizione di dover applicare i disciplinari privati della distribuzione e della trasformazione, oltre che le disposizioni del regolamento”.
Un commento quello dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli che non lascia adito a dubbi sulla poca fiducia nei confronti del nuovo regolamento sul biologico. Perplessità annunciata ampliamente attraverso numerosi appelli lanciati alle Istituzioni italiane ed europee da Confagricoltura e da Agrinsieme.
Sono 2 i punti che l’associazione mette sotto processo:
1 – la possibilitá di coltivare i prodotti bio anche non seminati a terra, che secondo Confagricoltura compromette la naturale difesa della biodiversità, cardine dell’agricoltura biologica
2 – consentire di vendere prodotti biologici contaminati accidentalmente da pesticidi
“Sono scelte che mettono in pericolo un settore in forte espansione, che avrebbe bisogno di una maggiore tutela, sia nei controlli, sia nelle regole di produzione” continua l’Organizzazione agricola. “Voler fare agricoltura biologica a tutti i costi, annacquando le regole, rischia di snaturare un comparto che basa il suo operare su principi quali il rispetto dei cicli naturali di coltivazione e allevamento, la tutela della biodiversità del suolo, la valorizzazione di specie antiche, il divieto assoluto di uso di pesticidi non organici, la coltivazione e l’allevamento di specie autoctone”.
Ma un aspetto positivo del regolamento c’è, ed è la possibilità di conoscere l’origine delle materie prime e del prodotto attraverso l’etichetta: “Una scelta che supporta la filiera nazionale che si sta impegnando a mantenere alta la qualità, migliorando le già avanzate norme di produzione biologica in vigore nel nostro Paese.”