Atomik, la vodka fatta a Chernobyl che aiuta le persone in difficoltà per la guerra

Si tratta di una vodka tanto discussa quella prodotta con il grano di Chernobyl oggi protagonista di un atto di solidarietà

La notizia è stata data dalla BBC e rilanciata da Ansa ed ha come protagonista Atomik, la vodka di Chernobyl che tanto ha fatto parlare di sé negli anni passati e che si pone al centro di un nuovo atto di solidarietà, questa volta a favore delle popolazioni ucraine colpito dal conflitto russo.

Sì perché la stessa viene davvero prodotta proprio con i cereali coltivati a Chernobyl. Obiettivo della società produttrice era quello di dimostrare che il grano poteva essere adeguatamente  distillatato in uno spirito che non fosse più radioattivo.

I profitti sono stati convogliati nelle comunità che vivono in aree vicine alla zona di Chernobyl che dall’anno dell’incidente, il 1986, vivono una complicata situazione sociale e sanitaria.

Come è nata Atomik, la vodka di Chernobyl

Si tratta del primo prodotto di consumo proveniente dall’area vietata (e abitata) e viene prodotta da un team di esperti che ha avviato il progetto della vodka. Il gruppo di studio è composto da ricercatori che da anni lavorano nella zona di esclusione, oggi pari a circa 4000 metri quadrati.

“Qualsiasi chimico- aveva affermato Jim Smith dell’università di Portsmouth presentando l’Atomik a BBC News- vi dirà che, quando si distilla qualcosa, le impurità rimangono nel prodotto di scarto. Quindi abbiamo preso della segale leggermente contaminata e l’acqua dalla falda acquifera di Chernobyl e l’abbiamo distillata. Abbiamo chiesto ai nostri amici della Southampton University, che hanno un fantastico laboratorio radio-analitico, di vedere se potevano trovare radioattività. Non sono riusciti a trovare nulla: tutto era al di sotto del loro limite di rilevamento…sono rimasto colpito da come le condizioni economiche per le persone in Ucraina siano rimaste ostinatamente difficili, mentre il territorio si è lentamente ripreso. Esistono hotspot radioattivi nella zona di esclusione, ma per la maggior parte la contaminazione è inferiore a quella che si potrebbe trovare in altre parti del mondo con radiazioni di fondo naturale relativamente elevate”.

Il primo brindisi con un vodka martini fatto con Atomik è avvenuto nel 2019.

atomik vodka chernobyl

Il giallo del sequestro delle 1500 bottiglie di Atomik

Solo un anno ben 1500 bottiglie di vodka furono sequestrate in strane circostanze nel momento stesso in cui furono rilasciate sul mercato. Le bottiglie erano prodotte con le mele di Narodichi, un’area fuori dalla zona contaminata, ma duramente colpita dal disastro nucleare. A venderle e destinarle al mercato della Gran Bretagna, la Chernobyl Spirit Company.

“Sembra che ci accusino- aveva affermato Jill Smith- di utilizzare bolli ucraini contraffatti. Ma questo non ha senso dal momento che le bottiglie sono destinate al mercato britannico e sono chiaramente etichettate con bolli di accisa del Regno Unito validi”.

vodka chernobyl

La vodka al centro di un nuovo gesto di beneficenza

La società sta per presentare due nuove bevande premium e donerà i profitti ai rifugiati dell’Ucraina.

La mossa arriva mentre le truppe russe occupano la terra dove la frutta viene coltivata e raccolta per produrre liquori.

Nel comunicato stampa si legge che “il 75% dei profitti andrà ad aiutare a ricostruire le
comunità in Ucraina colpite prima da Chernobyl e ora dalla querra. Di recente
abbiamo donato € 15000 (tutti i nostri profitti finora) all’Appello ucraino per i rifugiati”.

Per seguire i progressi del progetto ci si può iscrivere alla newsletter tramite il sito ufficiale della vodka.

 

 

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