Vino sfuso: scelta economica, ma la qualità? Differenze tra industriale e artigianale

Il vino sfuso sta vivendo un vero e proprio trend in crescita. In un’epoca caratterizzata da inflazione e cambiamenti nei modelli di consumo, il vino sfuso si sta riproponendo con forza, diventando una tendenza di consumo sempre più marcata ed evidente. Alla ragione di questo successo, figura senza dubbio l’aumento dei costi, che colpisce il vino imbottigliato e, seppur presente, meno quello sfuso. Tuttavia, bisognerebbe essere informati su tutto quello che riguarda il vino sfuso prima di acquistarlo.

Vino sfuso boom: è più “democratico” di quello imbottigliato

Il vino sfuso rappresenta una scelta democratica nel mondo del vino. Offre un’alternativa accessibile, consentendo agli amanti del vino di gustare prodotti di qualità senza gravare eccessivamente sul budget. Fate la differenza tra il prezzo di un bidone di vino sfuso da 5 litri e un vino in bottiglia, magari nella stessa cantina che lo vende. Significativa, soprattutto per quelle famiglie che adorano bere il vino a tavola, senza però avere un portafoglio adatto per acquisti senza pensieri. A ogni modo, in famiglia o in coppia, il vino sfuso diventa un’opzione praticabile, specialmente in tempi di ristrettezze economiche.

Quali sono le differenze tra vino sfuso industriale e vino sfuso artigianale

Esistono fondamentalmente due tipi di vino sfuso: l’industriale (vino in brick) e l’artigianale. Mentre il primo sembra catturare meno l’interesse degli esperti, probabilmente perché ritenuto di bassa qualità, il vino sfuso artigianale sembra acquisire maggiore attenzione. Quest’ultimo, pur non essendo destinato all’invecchiamento come il vino imbottigliato, viene prodotto con metodi artigianali rispettosi sia in vigna sia in cantina.

Nonostante il vino sfuso artigianale non possa competere con il vino imbottigliato in termini di potenziale di invecchiamento, si tratta comunque di un prodotto di qualità, realizzato con cura e dedizione. È importante sottolineare che se un produttore sceglie di vendere un vino come sfuso, spesso non lo ritiene adeguato per l’imbottigliamento, ma ciò non ne diminuisce il valore.

La popolarità del vino sfuso in Italia

La popolarità del vino sfuso è testimoniata dall’apertura di numerosi negozi specializzati. Questi offrono non solo vini sfusi di qualità, ma anche un’ampia gamma di servizi come il noleggio di contenitori e bottiglie. La cultura del vino sfuso, inoltre, è profondamente radicata nella storia e nella tradizione italiana, sottolineando il suo ruolo nella vita quotidiana. Soprattutto in campagna si usava portare a casa i bidoni da 5 litri di vino sfuso preso direttamente dalla cantina.

La selezione delle uve è cruciale nella produzione del vino sfuso. Le uve di qualità superiore vengono generalmente destinate ai vini da imbottigliare, mentre quelle meno sviluppate o leggermente difettose possono essere utilizzate per produrre vini sfusi. Tuttavia, ciò non implica che il vino sfuso sia di qualità inferiore. Semplicemente, segue un percorso diverso.

Il profilo del consumatore

Il consumatore tipico di vino sfuso non è necessariamente un esperto degustatore, ma piuttosto qualcuno alla ricerca di un prodotto accettabile a un prezzo ragionevole. Il vino sfuso ha la sua dignità e mercato, pur essendo diverso dal vino di qualità superiore.

Di solito, il profilo medio del consumatore di vino sfuso corrisponde a quelle persone che amano bere vino ai pasti, di solito 1 o 2 bicchieri, accompagnando qualsiasi pietanza, senza quindi voler cercare a tutti i costi il vino ricercato o pregiato, da bere magari in occasioni più particolari e non nel quotidiano.

Consigli per gli acquisti di vino sfuso

Alcuni consigli per chi vuole acquistare vino sfuso, ma non sa dove partire. Innanzitutto, bisogna scegliere con cura il produttore, dando priorità a quelli locali per ridurre l’impatto ambientale del trasporto.

Inoltre, è meglio orientarsi su varietà adatte al consumo quotidiano come Verdicchio o Montepulciano d’Abruzzo.

Il terzo consiglio vale un po’ per tutte le tipologie di acquisto, soprattutto alimentare: acquistate quantità di vino sfuso in base ai vostri consumi reali.

Infine, è bene ricordare che la qualità del vino sfuso può variare, quindi è preferibile valutare attentamente il rapporto qualità-prezzo prima dell’acquisto.

La situazione attuale nel mercato italiano

Di fronte a un trend in crescita, bisogna anche analizzare i dati. E questi sembrano paradossalmente andare al contrario di quello che abbiamo appena scritto. Infatti, nel 2023, il settore del vino sfuso italiano ha mostrato una leggera flessione sia in termini di valore (-1,2%) che di volume (-1,5%). Tuttavia (non è un caso che abbiamo scritto “sembrano”) vi è stato un aumento significativo (+11,2%) nelle quantità di vino sfuso esportate, testimoniando una dinamica interessante in questo segmento del mercato enologico. Nonostante ciò, il valore delle esportazioni è rimasto stabile, con un leggero calo dello 0,6%.

Il prezzo medio di questo tipo di vino ha subito una riduzione del 10,6% rispetto al 2022, stabilizzandosi a 78 euro per ettolitro. Questo calo del prezzo medio riflette le sfide che il settore sta affrontando in un contesto economico globale incerto, caratterizzato da inflazione e instabilità.

Nonostante le difficoltà, l’Italia si è posizionata al secondo posto a livello mondiale nella produzione di vino sfuso, superando il Cile e posizionandosi dietro la Spagna. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla crescente diversificazione dei mercati di esportazione, che ha visto l’Italia raggiungere 77 mercati diversi, con la Germania come principale destinatario.

La Germania ha registrato una significativa crescita sia in volume (+23,3%) che in valore (+22,4%), mantenendo un prezzo medio stabile. Anche la Francia ha mostrato un incremento in volume (+6,9%), nonostante un calo del valore dovuto alla riduzione del prezzo medio. Altri mercati europei, come la Svizzera, Svezia, Austria, e Regno Unito, hanno mostrato variazioni miste, con alcuni mercati come gli Stati Uniti e la Norvegia che hanno registrato un prezzo medio elevato.

Evoluzione globale del commercio di vino sfuso

A livello globale, il vino sfuso rappresenta il 33% dei volumi e il 6,6% dei valori nel commercio enologico. Nel 2022, il vino sfuso aveva già mostrato una crescita del 5,2% rispetto al 2021, ma ha incontrato ostacoli nei primi mesi del 2023, con cali sia in quantità (-4,5%) che in valore (-6,8%).

La Germania ha consolidato il suo ruolo di leader nell’importazione di vino sfuso, con un aumento del 6,6% in volume. Altri mercati come Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno mostrato variazioni negative, mentre il Portogallo è emerso come un importante acquirente. L’Australia ha registrato un notevole aumento del valore delle importazioni (+45,6%), posizionandosi come uno dei maggiori mercati chiave, tuttavia sembra che la love story tra Australia e vino sfuso stia per finire.

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