I vini da investimento più rinomati e famosi

Piaceva ai greci, piaceva agli antichi romani, si beveva nelle corti, comprese quelle papali, lo si usa in Chiesa e nei banchetti. Ovviamente stiamo parlando del vino. Rosso, bianco, secco, dolce, rosato, con le bollicine o senza. Le varietà sono pressoché infinite, al pari delle occasioni in cui poterlo degustare. 

C’è chi lo fa durante un percorso enogastronomico organizzato da grandi cantine. Chi, invece, preferisce sorseggiarlo durante un momento di relax, magari vicino al camino o sotto un plaid caldo d’inverno, mentre si legge un libro, si vede un film, o si dedica a un passatempo preferito come il gioco online. Proprio come il vino, anche il gioco online ha le sue sfaccettature e ricompense, come i bonus offerti dai casinò online. I bonus più redditizi, simili a una bottiglia di vino selezionata, possono arricchire l’esperienza di gioco, offrendo agli utenti maggiori possibilità e forse anche quel pizzico di fortuna in più, proprio come una buona annata può trasformare una semplice cena in un’occasione memorabile. Entrambe queste passioni, il vino e il gioco, possono essere gustate con moderazione, e ciascuna porta con sé un suo particolare tipo di eccitazione e piacere.

Ultimamente c’è chi prova ad abbinarlo alle patatine fritte su TikTok, moda abbastanza discutibile. Ma c’è anche chi investe in questo settore e non parliamo di produttori. Bensì di appassionati e collezionisti, alla ricerca di bottiglie pregiate da acquistare o vendere a prezzi anche apparentemente folli, ma giustificati dalla qualità del prodotto. 

Vini da investimento: quando lo sono davvero?

Questa particolare tipologia di vini viene detta “da investimento”, perché i soldi che si spendono per acquistarli equivalgono ad una vera e propria operazione finanziaria. Ma quando sono davvero da considerarsi tali? Domanda lecita, dato che non tutte le bottiglie, anche quelle più costose sul mercato, vengono definite da investimento. 

Per esserlo, il vino deve presentare alcuni requisiti minimi: dalla storia e dal prestigio della cantina di produzione, passando per la sua capacità di invecchiamento, il giudizio di grandi critici, tra cui Robert Parker, Luca Gardini, Neil Martin, Tim Aktin e via dicendo, e dalla frequenza con cui viene scambiato tra gli addetti ai lavori sul mercato negli anni. Solo rispettando queste caratteristiche un vino potrà davvero essere definito da investimento, con tanto di percentuale di rendimento media annuale, proprio come un’operazione finanziaria.

I migliori vini da investimento italiani

Ma quali sono quelli più rinomati e famosi? Partiamo dall’Italia, terra di produzione di alcuni dei più pregiati vini al mondo. Tra essi possiamo annoverare diversi rossi, tra cui bottiglie di Brunello di Montalcino, un vino prodotto in terra Toscana con uve di qualità Sangiovese. Esso ha la capacità di acquisire un gran valore a seconda dell’annata di vendemmia e degli anni trascorsi dal suo imbottigliamento, in quanto ha un alto potenziale di invecchiamento. Basti pensare che una bottiglia della cantina Biondi Santi Riserva datata 1891 è stata battuta all’asta nel 2000 per un valore di circa 40 milioni di lire, circa 20 mila euro odierni. Attenzione, poi, al Sassicaia Tenuta San Guido, vino rosso bordolese toscano molto ricercato in quanto valutato con un punteggio di 100 su 100 dal critico americano Robert Parker. 

Si tratta del primo vino italiano ad aver ricevuto questa “onorificenza”. In particolare la vendemmia del 1985 è considerata la migliore in assoluto per questa cantina, tanto che la quotazione base di una bottiglia si aggira tra i 3000 e i 5000 euro. Chiudiamo questa breve panoramica sull’Italia con un vino rosso piemontese: il Barolo Bartolo Mascarello. Prodotto con uve di qualità Nebbiolo, viene considerato il miglior Barolo in circolazione, in particolar modo se prodotto nel 2005, anno cruciale per questa cantina. Una bottiglia è stata battuta all’asta per oltre 1800 euro.

I migliori vini da investimento esteri

Ricordando che solo l’1% circa della produzione vinicola mondiale può considerarsi parte dell’élite dei vini da investimento, passiamo a vedere quelli esteri, o meglio quelli francesi. Perché se non sono vini italiani, saranno quasi sicuramente transalpini quelli migliori. A partire da un Petrus Pomerol del 2011, bottiglia di Bordeaux da 14% di gradazione. 

Un prodotto importante che sta assumendo il suo massimo valore in questi anni, dato che la cantina consiglia di berlo tra il 2020 e il 2040. Essendo entrati nel suo periodo di degustazione ideale, la base d’asta si aggira attorno ai 5000 euro al pezzo. Ma in questa panoramica non poteva mancare sua maestà lo Champagne. In particolare una bottiglia di Jacques Selosse Grand Cru Extra Brut Millesime del 2009. Parliamo di uno degli Champagne migliori sul Pianeta, in grado di raggiungere i 1900 dollari per singola bottiglia da 0.75 litri. In alto i calici, allora, e fuori gli assegni.

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