Vinebox, come riutilizzare gli sfalci della potatura della vite

Il progetto Vinebox, finanziato dall’Unione Europea studia come riutilizzare in modo sostenibile gli sfalci della potatura della vite. Prodotta una bobina di carta.

Riutilizzare in modo sostenibile i residui della potatura della vite è l’obiettivo del progetto Vinebox, finanziato dall’Unione Europea. Recentemente è stato raggiunto un traguardo importante, producendo dagli sfalci una bobina di carta.

Gli sviluppi del progetto Vinebox

Il progetto Vinebox, guidato da un consorzio, ha recentemente raggiunto un traguardo innovativo nel campo della sostenibilità nel settore vitivinicolo. L’obiettivo principale del progetto è quello di valorizzare in modo sostenibile i residui di potatura della vite, e di recente ha conseguito un successo significativo con lo sviluppo di una bobina di carta utilizzando cellulosa ottenuta dai tralci di potatura della vite.

Questa realizzazione rappresenta un passo avanti significativo nel perseguire l’efficienza e la sostenibilità all’interno del settore, dimostrando il potenziale della biomassa come fonte rinnovabile e responsabile per la produzione di bioprodotti. Inoltre, segna un passaggio cruciale verso l’obiettivo finale del progetto Vinebox: la produzione di confezioni e etichette sostenibili e completamente rinnovabili per le cantine coinvolte.

La bobina di carta, prodotta utilizzando cellulosa di qualità Naturcell®, è stata sviluppata rispettando rigorosi standard di qualità per la produzione di etichette e scatole per bottiglie. Queste nuove soluzioni verranno sottoposte a test da parte delle cantine partecipanti al fine di garantirne la qualità e l’affidabilità.

Un progetto finanziato dall’Unione Europea

Il progetto Vinebox è finanziato dalla Unione europea e dal Centro per il Desarrollo Tecnológico y la Innovación (Cdti) con fondi Feder, con un budget di 879.539,00 € e un tempo di esecuzione di 30 mesi. 

Il progetto rappresenta un esempio tangibile di come l’innovazione e la collaborazione possano portare a soluzioni sostenibili e all’avanguardia nel settore vitivinicolo. La creazione di una bobina di carta utilizzando cellulosa derivata dai tralci di potatura della vite non solo dimostra il potenziale delle risorse rinnovabili, ma anche l’impegno dell’industria verso la sostenibilità e la protezione dell’ambiente.

Riciclare gli scarti per produrre energia

Il problema del riciclo degli scarti coinvolge, come è naturale che sia, anche il settore del vino. Nel procedimento che porta dalla vigna alla bottiglia è importante avviare percorsi di economia circolare, riutilizzando anche gli scarti, puntando sulla differenziazione e sulla valorizzazione dei sottoprodotti. Ci sono due momenti diversi della catena di lavorazione dell’uva e della produzione del vino che producono scarti: gli sfalci di potatura nel vigneto, una volta terminata la vendemmia, e le vinacce.

Il progetto Vinebox si inserisce nel primo momento, utilizzando gli sfalci della potatura. Lo stesso fa il progetto Go Val.So.Vitis della Regione Emilia Romagna.

I vantaggi del riuso degli scarti

Gli scarti diventano un giacimento di reddito per la produzione di materia prima seconda ed energia per le imprese agricole. Allo stesso tempo si risparmiano i costi dello smaltimento e si crea una nuova filiera economica legata all’economia circolare.  In questo settore si inserisce il progetto Go Val.So.Vitis, finanziato dal Psr della Regione Emilia-Romagna con l’obiettivo di individuare soluzioni  innovative  per l’utilizzazione degli scarti e dei sottoprodotti della filiera vitivinicola per finalità di recupero energetico, nutraceutico e agronomico.

Il recupero non si limita al frutto, ma interessa tutti gli elementi del ciclo produttivo perché si intendono valorizzare tutti i possibili sottoprodotti della filiera vitivinicola. 

I dettagli del progetto Go Val.So.Vitis

In particolare, i ricercatori si sono concentrati sul recupero e la valorizzazione di questi elementi: foglie e vinacce per l’estrazione di composti bioattivi; sarmenti (i tralci) e vinacce esauste per il recupero energetico. Ma il programma comprende anche il riutilizzo di ceneri e biochar (carbone vegetale che si ottiene dalla biomassa vegetale) e da questi dopo un processo di gassificazione l’estrazione del rame.

Si riducono le emissioni

Oltre i benefici e i vantaggi economici quest’attività di recupero garantisce una maggiore sostenibilità ambientale della filiera vitivinicola. Si pensi agli scarti prodotti dalle potature che possono rappresentare un problema ambientale durante il processo di smaltimento. Soprattutto nel caso della bruciatura in campo vista la CO2 rilasciata dalla combustione. In questo modo si contribuisce a peggiorare la qualità dell’aria anche con le polveri sottili e i composti volatili del carbonio riconosciuti come cancerogeni.

Una soluzione praticata attualmente nelle aziende vede la trinciatura e l’interramento degli scarti per arricchire la fertilità del terreno, ma ci sono degli inconvenienti quando ci sono parassiti perché si aumenta la loro diffusione.

La gassificazione

L’alternativa offerta dal progetto è la gassificazione, sperimentata con una piccola macchina, che porta alla conversione di un combustibile solido in un gas. Il prodotto finale è un combustibile a emissioni ridotte. Si ottiene così energia elettrica e termica più biochar.

In sintesi, dalla lavorazione degli scarti si ottiene un pellet di vite che alimenta il gassificatore. È stato calcolato anche il ritorno economico dell’investimento: dai cinque ai sei anni. Un altro prodotto che si ottiene è il rame da utilizzare nel vigneto, il biochar è stato studiato e valutato in due vigneti in provincia di Ravenna e di Reggio Emilia.

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