Usa, dopo 25 anni consecutivi di crescita calano i consumi di vino

Nel 2019 calo dei consumi a volume del -0,9%. Cresce ancora la spesa: +1,1%

I numeri dell’Iwsr sono chiari: dopo 25 anni di crescita, per la prima volta negli Stati Uniti si registra un calo dei consumi di vino, a volume, del -0,9%, trascinati in territorio negativo dal -1,5% dei vini fermi. Sarà difficile quantificare l’impatto dei dazi, che da ottobre 2019 incombono sui vini di Francia, Spagna e Germania, ma per i produttori d’Oltralpe i numeri di novembre sono già preoccupanti: questi registrano un crollo del 36% a valore sullo stesso mese del 2018 per i vini fermi.
Per quanto riguarda sempre gli USA, il 2019 si chiude con 369,7 milioni di casse di vino per una spesa comunque cresciuta, del +1,1%, per un giro d’affari complessivo che ha toccato i 38,3 miliardi di dollari. Pare che le nuove generazioni, i Millennials, non abbiano lo stesso interesse per il vino e la stessa passione dei predecessori. I motivi sembrano essere diversi: la capacità di spesa e lo stile di vita, sempre più improntato alla sobrietà e le case sempre più piccole, inadatte per una cantina. Non è da escludere che le perdite siano state anche influenzate dai cosiddetti “ready-to-drink” in lattina, cresciuti del 50%, e degli spirits, su del 2,3% grazie a mezcal, tequila, cognac, bourbon. La birra va ancora peggio del vino, perdendo il 2,3% dei volumi, nonostante il +4,1% del segmento delle craft. È in crescita invece la vendita online di vino, che ha toccato i 3 miliardi di dollari nel 2019, prevista in crescita fino ai 13,4 miliardi di dollari nel 2024, anche grazie ad un prezzo medio altissimo, intorno ai 30 dollari a bottiglia: quasi tre volte i 10 dollari a bottiglia che si possono trovare sullo scaffale.

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