Intervistiamo Lucrezia Rescigno, designer del Politecnico di Milano, sul mondo del food design

Tutte le sfaccettature del design al servizio del cibo.

Sempre di più il cibo è oggetto dell’immaginario collettivo non solo come ciò che risponde alle esigenze nutrizionali, bensì come oggetto dell’immaginario e dell’arte. Il Design è una delle branche che più si è scatenata nel rispondere a questo nuovo filone.
Abbiamo intervistato a tal proposito una giovane designer italiana del Politecnico di Milano, Lucrezia Rescigno.
Lucrezia, ci puoi illustrare in che modo si è evoluto il legame tra Design e cibo?428
Il Food Design si declina sotto varie sfaccettature: dal Design per il Food (progettare utensili per cucinare, esporre o riporre, trasportare e conservare il cibo), al Design with Food, quando il cibo diventa progetto, e gli ingredienti materiali. Oppure il Design eating, dove il progetto riguarda i modi di mangiare e fare esperienza del cibo. Poi c’è il cibo pensato come prodotto alimentare commestibile e come producibile in serie. Infine ci sono gli oggetti ispirati a esso che espletano però funzioni distanti dalla dimensione del nutrimento. Marti Guixe sostiene nel suo libro Food Designing che il cibo non possa più essere declinato in mere ricette gastronomiche.
In che modo tale approccio può essere utile alla vita quotidiana?
Focalizzando l’intervento del designer in funzione dell’ambiente. Allora intervenire sull’imballaggio ad esempio (una sorta di Design for food) permette di operare significativamente sull’impatto del suo intero ciclo di vita, riducendo la quantità di materiali che lo compongono e perciò lo spreco di materiale ed energia in fase di trasporto e di dismissione.
Ci puoi fare qualche esempio?
E’ il caso della catena di fast food brasiliana Bob’s che ha creato un incarto per i suo i panini commestibile e lo comunica scrivendoci sopra: “Non c’è bisogno di controllare. Divora questo sandwich senza scartarlo”. L’involucro è di riso, pertanto può essere ingerito senza controindicazioni. Gli esercizi recenti dei designer hanno spesso coinvolto l’utilizzo di materie prime che fino ad ora sono state il contenuto dell’imballaggio (alghe, riso, cera d’api). Questo tipo di processo ha messo in moto un meccanismo che potrebbe permettere davvero una riduzione drastica della produzione di rifiuti. L’augurio è quello che tali progetti non rimangano in un mero limbo utopistico.

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