LA CINA CHIAMA, L’ITALIA RISPONDE. AUMENTA SOPRATTUTTO LA RICHIESTA DI BOLLICINE

Il convegno sul commercio internazionale di vino, organizzato venerdì scorso a Firenze dall’Accademia dei Georgofili, è stata utile occasione per fare il punto sul mercato cinese e sulle conseguenti esportazioni del nostro vino. Silvana Ballotta, la Ceo di Business Strategies, nel suo intervento ha sottolineato che “Le distanze con i competitor si mantengono ampie, ma diversi indicatori ci mostrano come il vino italiano in Cina possa essere non lontano da un punto di svolta. A partire dal suo posizionamento, con il prezzo medio che cresce proprio nell’anno in cui scende in doppia cifra quasi per tutti”. Una previsione incoraggiante per i produttori di casa nostra.

Silvana Ballotta,
Business Strategies

“Nei primi 10 mesi di quest’anno – ha proseguito Ballotta commentando le ultime rilevazioni da parte dell’Osservatorio Paesi terzi – l’Italia è cresciuta nel Paese-locomotiva per le importazioni mondiali di vino di quasi il 20% in valore, in linea con i diretti competitor. La Francia invece ha frenato, chiudendo con un valore di poco superiore al 5%, determinato soprattutto dalla vistosa discesa del suo prezzo medio (-11,6%)”. Ad eccezione dell’Italia e del Cile, il calo del valore al litro ha coinvolto anche gli altri Paesi produttori, come l’Australia (a -12,7%) e la Spagna (a -21,2%). 

Buone notizie anche per il mondo degli spumanti, giacché “Un altro elemento significativo è l’incremento in Cina della domanda di sparkling, a +30,4%, con l’Italia – oggi quinto Paese esportatore verso il Dragone e secondo nella categoria spumanti – che dovrà essere pronta a intercettare questa nuova domanda di bollicine, così come negli ultimi anni è riuscita fare in tutto il mondo”.

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