Vini italiani e mercato coreano: il punto della situazione con Mi Yeun HONG

Dopo la pandemia da Covid-19 i vini italiani trovano spazio nel mercato coreano. I preferiti sono il Moscato e il Primitivo

Mi Yeun HONG, laureata in Scienze giuridiche presso l’Università commerciale Luigi Bocconi, ma profondamente appassionata di vino, lavora dal 2004 come giornalista-corrispondente in Italia per diverse riviste del settore vinicolo coreane. Attualmente è titolare di ICOSPED SAS in Italia, nonché membro e presidente della giuria internazionale in svariati concorsi.

Nell’intervista, HONG ci racconta del successo ottenuto dai vini italiani sia in termini di volume che di valore nel mercato coreano. In particolare, dopo la pandemia da Covid-19 la generazione Millennium-Z ha iniziato a adeguarsi alle tendenze del mondo vinicolo, orientandosi verso il no-Low e affidandosi alle valutazioni su Vivino. In generale gli importatori coreani si dimostrano autonomi e hanno idee piuttosto chiare circa gli acquisti; per questo vini pregiati ma distanti dai gusti personali difficilmente vengono presi in considerazione.

La Corea del Sud è un mercato emergente per i vini italiani?

Il vino italiano ha costantemente registrato un notevole successo, sia in termini di volume che di valore, nel mercato coreano. Tuttavia, è possibile distinguere due periodi distinti: pre-Covid e dopo.

Prima della pandemia, il mercato del vino era caratterizzato da una divisione netta in due categorie estreme. Da un lato, gli importatori ricercavano vini adatti ai supermercati o rinomati marchi, spesso rappresentati da prestigiosi Nebbioli piemontesi, Supertuscans e alcune rinomate cantine siciliane con fama internazionale consolidata. Dal punto di vista dei prezzi di listino, si privilegiavano vini con un costo inferiore a 3 euro ex-cantina o superiore a 15 euro in su.

Con l’avvento della pandemia da Covid-19, la generazione Millenium-Z ha manifestato un crescente interesse per il mondo del vino, considerandolo uno strumento per differenziarsi dagli altri. Di conseguenza, la vasta diversità dei vini italiani ha trovato un proprio spazio nel mercato. Attualmente, il prezzo medio dei vini importati si attesta intorno ai 5,20 euro ex cantina, mentre il prezzo al dettaglio dei vini italiani sugli scaffali si aggira intorno ai 19,50 euro.

Come è possibile penetrare in questo mercato?

Gli importatori coreani sono inclini a selezionare i prodotti in base alle tendenze del momento (ad esempio, il no-Low comincia ad essere di moda). Un elemento cruciale che i consumatori coreani prendono in considerazione è la valutazione su Vivino; di conseguenza, gli importatori preferiscono vini con una valutazione media superiore a 4,0. Le medaglie ottenute in concorsi enologici rappresentano anche un importante strumento di marketing.

Da notare: è sempre preferibile instaurare un rapporto con gli importatori coreani che si avvicinano autonomamente, poiché essi studiano approfonditamente il mercato e definiscono il loro target, conducendo ricerche approfondite prima di avviare i primi contatti con le aziende. Anche se il prodotto è di alta qualità, un importatore potrebbe non dare rilevanza al contatto se il prodotto non rientra nella sua ricerca personale.

Quali sono i vini italiani più apprezzati?

In termini di volume, il Moscato è il vino più consumato. Oltre ai vini precedentemente menzionati, i vini pugliesi, spesso rappresentati dal Primitivo, godono di un buon riscontro sul mercato.

Articolo a cura di Stefania Tacconi

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