Roberto Potentini: “Ogni etichetta è frutto di un preciso progetto vitivinicolo”

L’enologo e Direttore generale di Cantine Belisario racconta di come il vino sia passato dall’essere un alimento a oggetto di cultura

Cantine Belisario è un’azienda agricola marchigiana attiva da oltre cinquant’anni che vanta 300 ettari vitati ed una cantina di 30.000Hl. Grazie all’impegno di tutto lo staff e alla collaborazione che prosegue incessante dal 1988 con l’enologo Roberto Potentini- successivamente diventato Direttore generale, oggi Cantine Belisario è il più grande produttore di un vino bianco tipico marchigiano: il Verdicchio di Matelica DOC.

Roberto Potentini ottiene il titolo di Enotecnico nell’anno 1981 presso la Scuola di Specializzazione in Viticoltura ed Enologia dell’Istituto Tecnico Agrario “Celso Ulpiani” di Ascoli Piceno. Da grande estimatore del territorio marchigiano persegue la laurea in Scienze Agrarie con una tesi sperimentale dedicata proprio al Verdicchio di Matelica. Dal 2005 è Presidente della Commissione di Assaggio dei Vini D.O.C. presso la Camera di Commercio della provincia di Macerata e sono innumerevoli i riconoscimenti ottenuti e i concorsi vinti.

Nell’intervista ci racconta quanto sia cambiato il mondo del vino negli ultimi venti anni: il rapporto vino-consumatore non è più lo stesso; inoltre, oggi rispetto al passato è possibile controllare con maggiore attenzione le qualità sensoriali di un vino grazie alle tecnologie e all’esperienza.

Come è cambiato il mondo del vino dal momento in cui hai iniziato a lavorare nel settore fino ad oggi?

Dalla prima vendemmia industriale degli anni Ottanta è cambiato tantissimo, sia in viticoltura che in enologia. Soprattutto in viticoltura tutto è stato riscritto dal momento che è cambiato il rapporto tra vino e consumatore.

Quali sono state le sfide più significative che hai affrontato come produttore di vino nel corso degli ultimi venti anni?

La riassumerei così la nostra sfida: da “pigia l’uva e spera in Dio” a “ogni etichetta frutto di un preciso progetto vitivinicolo”. La nostra sfida è stata la ricerca della qualità sensoriale e dei motivi che hanno inciso per il suo raggiungimento.

Quali sono le tendenze attuali che stai osservando nel settore vinicolo e quali ne prevedi per il futuro?

Appartengo alla categoria di enologi che definito “dei vini logici”: temo i santoni dei vini naturali, che a fronte di una filosofia salutistica offrono un concetto di qualità oggettivamente sbagliato, speculando su una presunta genuinità basata sulla spontaneità senza considerare che la natura non si interessa minimamente di fare vino. Il processo di entropia vuole l’aceto, non il vino. Il vino è frutto della vite e del lavoro dell’uomo.

Se dovessi scegliere uno dei tuoi vini prodotti in questi venti anni, quale sarebbe e perché? 

Indubbiamente il Cambogiano Verdicchio di Matelica Docg Riserva: è stato la mia tesi di laurea sulla criomacerazione e poi è diventato il vino della Belisario più premiato, nonché il Verdicchio più premiato in assoluto.

Related Posts

Ultimi Articoli