L’importanza della certificazione in olivicoltura

Intervista al Dott. Enzo Perri per approfondire il valore della certificazione nell’ambito del vivaismo in olivicoltura

Il contenimento delle malattie in olivicoltura è diventato un fattore cruciale per la sopravvivenza stessa del patrimonio olivicolo italiano. Per questo occorre preventivamente ricercare il prodotto con certificazione. Ne parliamo con il Dott. Enzo Perri, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), Dirigente di Ricerca, Direttore del CREA Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura ed Agrumicoltura

Qual è l’importanza di utilizzare materiale certificato nel vivaismo, soprattutto considerando la minaccia della Xylella e altre malattie delle piante?

“La storia della introduzione della Xylella fastidiosa in Italia dimostra come sia importante utilizzare materiale certificato nel vivaismo. Infatti, l’introduzione della Xylella fastidiosa (Xfp) in Puglia molto probabilmente è avvenuta nel 2008 attraverso l’importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall’America centrale”.

Quali sono i protocolli o le certificazioni che un vivaista dovrebbe cercare quando si approvvigiona di materiale vegetale per garantire la salute e la sicurezza delle piante?

“Per garantire la salute e la sicurezza delle piante un vivaista deve seguire e rispettare le norme contenute nel DECRETO LEGISLATIVO 2 febbraio 2021, n. 18, che stabilisce le norme per la produzione, la certificazione, la conservazione e la commercializzazione, nell’Unione europea, dei materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e delle piante da frutto, ortive ed erbacee. In particolare, tale decreto stabilisce, i requisiti fitosanitari del vivaismo e le norme da adottare per evitare la presenza di organismi nocivi lungo la filiera vivaistica. In generale, i materiali vegetali oggetto di conservazione e commercializzazione, conservati preso i centri di premoltiplicazione, sono controllati dai Servizi fitosanitari ragionali (SFR) attraverso ispezioni visive ed eventuali analisi di laboratorio, perché devono essere esenti da organismi nocivi. Per il campionamento e l’analisi si applicano i protocolli dell’Organizzazione europea e mediterranea per la protezione delle piante (EPPO) o altri protocolli riconosciuti a livello internazionale. Se tali protocolli, per l’organismo nocivo in esame, non sono disponibili, il Servizio fitosanitario regionale, competente per territorio, applica i protocolli validati scientificamente a livello nazionale. Le analisi vengono effettate presso laboratori ufficialmente riconosciuti dal SFR”.

Quali sono le sfide o gli ostacoli che i vivaisti potrebbero affrontare nel cercare e utilizzare materiale certificato, e come queste sfide possono essere affrontate?

“Oggi il vivaista può optare per diverse certificazioni delle piante da frutto che intende commercializzare. I materiali di moltiplicazione e le piante da frutto, infatti, possono essere venduti e certificati come appartenenti alle seguenti categorie oggi esistenti sul mercato:

  • CAC (Conformitas Agraria Communitatis), che rappresenta lo standard minimo obbligatorio;
  • Certificato Ue che può essere attuato in maniera volontaria;

QVI (Qualità Vivaistica Italia), certificata dal Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria del materiale di propagazione vegetale, anch’essa attuabile su scala volontaria, con un livello di garanzia supplementare rispetto al Certificato Ue. Quindi, in generale, la prima sfida per il vivaista è costituita dal rispetto rigoroso delle norme vigenti, che ora prevedono anche l’obbligo, per chi commercializza, del passaporto fitosanitario per tutti i vegetali destinati alla piantagione. Il passaporto, rappresenta una garanzia per l’acquirente e anche la condizione indispensabile per la libera circolazione delle merci nella UE. Esso consiste in una etichetta apposta su ogni unità di vendita. Infine, una sfida per il vivaista è anche l’adozione di disciplinari più rigorosi come quelli previsti dal Certificato Ue e, ancor di più, dalla certificazione QVI”.

Come possono le pratiche di vivaismo orientate verso il materiale certificato migliorare la sostenibilità e la resistenza delle coltivazioni contro le malattie, promuovendo, nel contempo, la sicurezza e la qualità delle produzioni agricole?

“Il sistema vivaistico nazionale è, per norma di legge, necessariamente tutto orientato verso la certificazione del materiale vegetale che commercializza. Infatti, in generale, le imprese vivaistiche aggiornano costantemente la loro offerta con materiali certificati apprezzati dai frutticoltori nazionali ed esteri.

In Italia, da anni il Servizio Fitosanitario Nazionale (SFN) del MASAF, i SFR e imprese private del vivaismo professionale collaborano per migliorare la qualità dei materiali di propagazione, incrementare la competitività del settore vivaistico nazionale e rifornire le filiere produttive nazionali di materiali garantititi e innovativi per ottenere produzioni di qualità. Anche il Servizio Nazionale di Certificazione Volontaria del materiale di propagazione vegetale di anno in anno incrementa i materiali vegetali e le varietà da certificare appartenenti alla categoria Qualità Vivaistica Italia (QVI), puntando alla sicurezza e alla qualità del materiale e delle produzioni corrispondenti”.

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