La rivoluzione del settore vinicolo attraverso gli occhi di Marco Pagano

Le soluzioni di Cantina San Donaci alle difficoltà incontrate nel corso di oltre novant’anni di attività

Stare al passo con il mondo del vino, caratterizzato da dinamiche mutevoli sia per quanto riguarda la produzione che la commercializzazione del vino, non è cosa da poco. Marco Pagano, presidente di Cantina San Donaci svela i suoi segreti: utilizzo di moderne tecnologie nei processi di lavorazione, massima attenzione nei confronti dei gusti dei giovani consumatori e continuità con la storia di un territorio ricco di materie prime preziose quale l’agro salentino.
Tutto ciò è racchiuso nelle bottiglie di vino rosato, simbolo di Cantina San Donaci che rappresentano un esempio tangibile dell’orientamento contemporaneo dei consumatori, propenso verso vini leggeri e fruttati.

Come è cambiato il mondo del vino dal momento in cui hai iniziato a lavorare nel settore fino ad oggi?

Mi verrebbe spontaneo utilizzare il termine “rivoluzione” per rappresentare un percorso caratterizzato dalle più diverse dinamiche e problematiche all’interno della produzione e della commercializzazione del vino. Il nostro territorio, da sempre vocato alla viticultura, ha fatto registrare un’attiva e costante partecipazione delle nostre comunità in tutto il bacino di produzione, distintosi da sempre per le uve Negroamaro e Primitivo oltre ad altri vitigni in misura più contenuta. Non altrettanto possiamo dire circa la commercializzazione in termini di recupero di valore aggiunto, sicuramente tardivo e comunque successivamente al problema del metanolo.

Finalmente i diversi attori al comparto maturano l’idea di valorizzare al meglio i nostri vini attraverso la commercializzazione di prodotti confezionati. Dopo un timido e lento avvio del percorso oggi possiamo testimoniare e attestare che i nostri vini sono conosciuti in Italia, in Europa e nel mondo.

Quali sono state le sfide più significative che hai affrontato come produttore di vino nel corso degli ultimi venti anni?

È stato necessario monitorare con attenzione gusti e tendenze dei consumatori. Nel produrre i nostri vini si è tenuto conto del passaggio da un consumo localistico e casalingo, direi quasi di “alimentazione”, ad un consumo diversificato nei gusti che deve tener conto delle tendenze e delle scelte dei consumatori di un territorio geograficamente vario per condizioni climatiche, etniche e sociali. Questi cambiamenti hanno portato a riorganizzare tutto il ciclo produttivo, a partire dalla campagna per poi arrivare sulle tavole dei consumatori.

Fondamentale l’utilizzo di moderne tecnologie nei processi di lavorazione, nonché il ricorso a specifiche professionalità per soddisfare tutte le fasi, amministrative e commerciali che ci hanno consentito di reggere un’ampia concorrenza legata all’immagine e alla visibilità delle nostre bottiglie.

Quali sono le tendenze attuali che stai osservando nel settore vinicolo e quali ne prevedi per il futuro?

L’attuale modello sociale impone un adeguamento dei diversi cicli produttivi, pur salvaguardando le distintività e le tipicità in quei bacini in cui sono attivi processi produttivi di trasformazione e commercializzazione.

Non possiamo prescindere da un calo dei consumi che abbiamo registrato in quest’ultimo periodo; inoltre, in passato si tendeva a consumare vini rossi e strutturati, mentre oggi si registra maggiore curiosità e attenzione verso vini più giovani, più freschi e meno alcolici. Negli ultimi anni questa tendenza ha avvicinato i consumatori a vini più vivaci fino. Giustifichiamo così la maggiore attenzione che stanno vivendo le nostre bollicine, distintive per ogni area di produzione.

Se dovessi scegliere uno dei tuoi vini prodotti in questi venti anni, quale sarebbe e perché? Raccontaci la sua storia.

Nel raccontare la storia di un mio vino distintivo sicuramente riesco a parteciparvi anche della storia del mio territorio. L’arenale salentina in cui ricade la mia Cantina, che ha raggiunto quasi un secolo di vita, si porta appresso sicuramente il vissuto delle nostre comunità. Non c’era famiglia in tempi lontani che non coltivasse la vigna e che non facesse uso di vino almeno durante i pasti. Da sempre i nostri avi lo hanno considerato un qualcosa di aggiuntivo ai diversi alimenti di uso quotidiano.

Due aspetti erano evidenziati dal capofamiglia: la qualità e il colore non eccessivamente accentuato. La quasi esclusiva produzione di uve a bacca nera suggeriva nella trasformazione delle uve una più ridotta permanenza del mosto con le bucce. Il vino ottenuto era caratterizzato da un sapore fresco fruttato e di colore rosso tendente al rosa, chiamato rosè. Anche oggi io continuo a proporre tra i nostri prodotti più distintivi il vino rosato. Quindi la storia antica continua a vivere nel presente dando una risposta più che soddisfacente ai gusti e ai desideri delle nostre giovani generazioni.

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