La ricerca del vino italiano in Svizzera

L’Italia c’è. Il vino tricolore in Svizzera è amato e incuriosisce, sebbene non sia ancora al suo apice e molte regioni ancora non hanno conquistato il mercato d’oltralpe

Giulia D’Alema, AD di cantina Le Madeleine, ci spiega che dopo il Covid ha trovato un altro importatore per coprire meglio il territorio. La sua è una realtà umbra, regione non facile da presentare, che lavora vitigni internazionali, sicuramente più famosi all’estero. “In Svizzera va molto il prodotto italiano, forse rosso più che bianco. Lo spumante è difficile, a meno che non sia prosecco, ma stiamo cercando di promuoverlo. I canali di vendita sono principalmente i ristoranti, non solo italiani dove in carta trovi maggiormente vitigni autoctoni, e le DO”.

Ci sono delle finestre?

“Il nostro export rappresenta il 70% del venduto, la Svizzera non è il Paese maggiore ma ha molto potenziale. Ci sono ancora margini e ci stiamo investendo, anche partecipando alla tappa del Gambero Rosso su Zurigo”.

Chi è il nostro competitor principale?

“La Francia, sicuramente agevolata anche per la vicinanza e la Germania per i bianchi”.

Meglio i premium wine o non c’è tanta differenza?

“Leggermente meglio il prodotto di punta ma ovviamente hanno un buon mercato anche le fasce più basse. Dipende dall’importatore e dai suoi clienti”.

I giovani cittadini svizzeri lo bevono il vino?

“Si sta puntando molto a far avvicinare i giovani al vino, un po’ come accade in Italia, alla fascia dei millennials più che alla Z, attraverso i ristoranti, quindi le carte vino ma anche promuovendo il vino nella fascia aperitivo. Non mancano ovviamente anche le grandi referenze”.

Come si stimola il mercato svizzero?

“La maggiore presenza del produttore è sempre una strategia vincente e dà la possibilità di raccontare qualcosa di inedito al cliente o di spiegare un nuovo vino. La risposta è immediata e duratura. Tornerò in Svizzera per presentare il nostro Ciliegiolo, vitigno autoctono che sta andando molto bene”.

Quanto sono importanti le guide?

“In questi ultimi due anni vedo una minore attenzione a questa cosa rispetto a prima. Resta comunque di rilievo ma non è la prima cosa che mi chiedono”.

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