Le idee e i punti di vista dei giovani export manager italiani

Export manager italiani: intervista corale per fare il punto sul mondo del vino

Al di là dei mercati più noti, tra strategie e nuovi orizzonti emergono note liete e sorprese da Ucraina, Giordania, Asia centrale e Belgio. Ne parliamo con cinque export manager italiani, rivolgendo 10 domande a ciascuno di loro.

Le domande:

  1. Che voto daresti all’export della tua azienda per il 2023?
  2. Secondo te, rispetto ai positivi dati del 2021 e del 2022, cosa ha pesato di più sul rallentamento generale che si è registrato?
  3. Quale mercato ti ha sorpreso di più in positivo?
  4. E quale invece ti ha deluso maggiormente rispetto alle aspettative?
  5. Il 2024 come te lo immagini? Meglio? In continuità con questo? Perché?
  6. Se tu dovessi di nuovo scommettere su di un Paese “emergente” su chi punteresti?
  7. Quale tipologia di evento promozionale oggi premia di più?
  8. Tra il ventaglio di prodotti della tua azienda quale vino, in particolare, registra maggiore richiesta e perché secondo te?
  9. Sei preoccupata/o del calo dei consumi che si registra a livello globale tra le nuove generazioni?
  10. Credi che in futuro il vino rischierà di calare nei consumi in modo sistematico?

ALESSANDRA STELZER, 30 anni – MASO MARTIS – TRENTO DOC

  1. Abbiamo numeri di produzione contenuti (120 mila bottiglie di cui 100 mila Trento Doc) e l’export è ancora marginale (circa il 5%). Il 2023 è stato in crescita, quindi darei un 6. Questo perché, grazie ai fondi Ocm, abbiamo iniziato a lavorare, oltre che con gli Stati Uniti, anche con la Svizzera, mercato sempre più interessante per le bollicine andando anche oltre i classici Champagne e Prosecco. 
  2. Il rallentamento è dato dagli alti costi di importazione: gli importatori, infatti, cercano di avere un grosso ordine da fare prima di chiuderlo, così da contenere i costi.
  3. La Svizzera, dove l’introduzione del Trento Doc è stata molto veloce.
  4. Gli Usa post Covid hanno registrato un calo di consumi, specie per la chiusura di locali che potevano lavorare prodotti come il nostro.
  5. Il 2024 credo che andrà più o meno come questo. 
  6. Il mercato si sta allargando anche verso il Giappone dove avevamo già lavorato qualche anno fa. 
  7. Non facciamo molti eventi promozionali all’estero come quelli delle guide perché non abbiamo le potenzialità economiche necessarie. Ma attraverso la Regione autonoma del Trentino attingiamo a fondi Ocm per missioni territoriali congiunte in Usa e Svizzera. Per noi è fondamentale fare informazione: un americano non è scontato che ci conosca e sappia dove ci troviamo. 
  8. Il Rosé è tra i più richiesti in questa fase all’estero, mentre in Italia va per la maggiore il dosaggio zero.
  9. I consumi di Trento Doc sono in forte aumento da dopo il Covid e non abbiamo rimanenze di cantina. 
  10. Per la nostra esperienza sono soprattutto i giovani ad avvicinarsi e a partecipare a corsi. Consumano magari meno ma in modo consapevole e ragionato.

VALENTINA ABBONA, 35 anni, MARCHESI BAROLO, PIEMONTE

  1. Direi 8 ma potrei osare di più. Grazie alla nostra capillarità, stiamo tenendo botta molto bene nonostante le tante difficoltà: arriveremo a fine anno con un seppur piccolo dato positivo e siamo molto orgogliosi.
  2. I fattori sono tanti: il timore generalizzato per la crisi economica finanziaria, le tensioni geopolitiche, l’effetto Brexit, la frenata tedesca, poi se allarghiamo all’extra Europa la Cina è ferma. Negli Stati Uniti c’è un po’ di stanchezza, per motivi economici, di identità politica e per la delicata fase post Covid.
  3. Nonostante tutto gli Stati Uniti perché stiamo lavorando bene.  
  4. Germania e Svizzera. 
  5. Io sono ottimista e voglio pensare che il 2024 possa essere in miglioramento.
  6. Prima della crisi mediorientale ci stava dando grandi soddisfazioni la Giordania. Ora è tutto da capire. 
  7. Sicuramente un evento con un pubblico selezionato ed attento. 
  8. Il Barolo, quindi il nostro super premium, poi il Nebbiolo d’Alba e le ultime due uscite: Nizza e Alba Doc, con assemblaggio di Nebbiolo e Barbera.
  9. Comincio a temere l’attenzione che viene posta sul tema dei consumi in chiave salutistica: non si parla più di moderazione, come dovrebbe essere giusto, ma di divieto a priori. Il messaggio che viene mandato è errato.
  10. Direi di no: sono convinta che si berrà meno ma sicuramente con una qualità più alta.

TAMARA MACCHERINI, 50 anni, TASCA D’ALMERITA, SICILIA

  1. 7, per l’impegno nonostante le avversità.
  2. Gli elevati livelli di stock nei magazzini degli importatori e le crescenti incertezze economiche dei mercati.
  3. Senza dubbio l’Ucraina, non mi aspettavo un ritorno così veloce alla normalità così come non mi aspetto continuità. In Ucraina ho trovato qualcosa di speciale rispetto al vino, una curiosità e voglia di sperimentare che probabilmente sono anche il motivo di questa ripresa. 
  4. Più di uno, ma dico il blocco asiatico. Pensavo, sbagliando, che avremmo visto, pur in ritardo, la ripresa che nel resto del mondo, Italia inclusa, abbiamo avuto nel 2021 e 2022. Per ragioni diverse non è andata così.
  5. In salita, almeno per tutto il primo semestre. I mercati esteri continueranno a de-stoccare e credo che dovremo attendere fin dopo l’estate per tornare a livelli normali. Mi auguro di sbagliare.
  6. Punterei soprattutto a consolidare i mercati più stabili dove ho maggiori probabilità di crescita e affermazione. Ad esempio abbiamo già gettato le basi per uno sviluppo dell’area dell’Asia Centrale (Kazakistan e Uzbekistan in primis). 
  7. Le principali fiere di settore sono ancora importanti e rappresentano la tipologia di evento a cui non rinunciamo perché ci danno la possibilità di parlare in maniera trasversale. Poi penso a tutti quegli eventi, anche minori, in cui i contenuti e il pubblico siano chiari e ben organizzati. Non c’è più spazio, né tempo, per eventi non strutturati.
  8. In generale tutti i vini bianchi, in particolare quelli che parlano più di altri di territori unici. 

9 e 10) La preoccupazione va trasformata in opportunità: il calo dei consumi, dicono i dati, sembra essere una realtà con la quale fare i conti. Le nuove generazioni stanno spostando le loro abitudini che, in quanto tali, variano periodicamente e credo sia sbagliato volerle inseguire ad ogni costo perché, a meno che non riusciamo ad intercettarle in anticipo, arriveremmo sempre in ritardo rispetto alla moda stessa. Vorrei che tutte le aziende proseguissero sul percorso della valorizzazione del proprio territorio, della qualità dei vini ma anche sulla strada della valorizzazione dell’intera filiera (dall’enoturismo, alla ristorazione passando dalla sommellerie agli operatori commerciali), insomma, alla valorizzazione delle persone coinvolte che sono la vera grande forza dell’intero comparto.  

COSIMO SODERI, 32 anni, GAGLIOLE, TOSCANA

1) Voto 7; questo perché l’inizio della stagione è stato estremamente positivo, per poi affrontare un calo nel 3° quadrimestre. Comunque il mercato export sta reggendo in positivo.

2) Insicurezza dovuta alla situazione sociopolitica mondiale, e più nello specifico del nostro campo, un overstock fatto lo scorso anno. 

3) Il Belgio, su tutti gli altri.

4) Il Canada, che non riusciamo a far diventare un mercato con la rilevanza che merita.

5) Temo che il 2024 andrà a somigliare all’ultima parte del 2023, dunque con atteggiamento cauto degli importatori.

6) Qualche paese scandinavo, che ultimamente ci hanno dato delle sorprese positive, come Svezia o Danimarca.

7) L’incoming; avere la possibilità di invitare le persone in azienda favorisce certamente il rapporto umano più di una qualsiasi fiera.

8) Il nostro vino di punta, il Gagliole Igt, negli ultimi anni sta riscuotendo un successo eccezionale, grazie in primis alla sua qualità, che è la conditio sine qua non che ci garantisce la sua richiesta; devo anche dire che negli ultimi anni abbiamo notato uno spostamento verso l’alto nella richiesta di prodotti, quindi verso la fascia premium. Questo è stato evidente dalla fine della pandemia in poi.

9-10) No, dubito fortemente che ci sarà un calo nei consumi del vino. L’unica preoccupazione credo sia il vino alcool-free; se diventa “virale” negli Usa temo possa ripercuotersi nei seguenti 3-5 anni in Europa.

(Giovanni Pellicci)

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