Approfondimenti sul settore enologico

Vino sotto la lente: è l’occasione per approfondire alcune tematiche sul settore enologico spiegate dagli esperti del settore

La trasmissione televisiva “Report” trasmessa su Rai3 ci da l’opportunità per trattare alcune tematiche che riguardano il vasto panorama del settore enologico. Per mettere in atto questo approfondimento, ho deciso di dare voce a esperti altamente qualificati nel campo dell’enologia. Con il loro prezioso contributo, intendiamo rispondere e analizzare in maniera approfondita quanto è stato discusso e presentato durante la trasmissione, gettando luce su aspetti cruciali e fornendo una prospettiva informata e competente sulle dinamiche del settore vinicolo. Di seguito le dichiarazioni del Dott. Luigi Bonifazi, esperto nel settore legislativo e delle certificazioni.

C’è una rigida materia legislativa che regola il settore enologico

“Gli argomenti non sono stati trattati nel modo giusto, ci si è avvalso di una pratica giornalistica sleale, si è andati a cercare qualcosa di sensazionalistico là dove di sensazionale non c’è nulla. Chi conosce il settore vitivinicolo e le norme ad esso legate sa che questo è regolarmente normato come tutto l’agroalimentare, anzi forse è il più normato. Attaccare quindi ogni singolo prodotto ha di fatto dimostrato una carenza di conoscenza dell’argomento e hanno mostrato un atteggiamento non solo sensazionalistico ma anche malizioso.

Per quanto riguarda ciò che si è detto sui trattamenti enologici sarebbe opportuno fornire una risposta circostanziata, basandosi sul quadro normativo europeo, includendo una descrizione dettagliata delle sostanze enologiche che sono state dette, collegandole specificamente all’ambito delineato nell’articolo 80 dell’ocm. Quest’ultimo fa riferimento esclusivamente a sostanze e pratiche impiegate per garantire un processo di vinificazione, conservazione e affinamento ottimale del prodotto. Questa è la linea di demarcazione che identifica l’onestà intellettuale, la quale riporta il settore a un contesto effettivamente virtuoso, come è stato nel corso degli ultimi 40/50 anni”.

L’articolo 80 del regolamento OCM fa riferimento alle pratiche enologiche da utilizzare «per la produzione e la conservazione dei prodotti elencati nell’allegato VII, parte II» e precisa successivamente che le pratiche enologiche sono impiegate soltanto per consentire una buona vinificazione, una buona conservazione o un buon affinamento dei prodotti.

“Per quanto riguarda l’informazioni ai consumatori direi che il servizio è stato carente, dal punto di vista giuridico si dice decettivo, per dire che è qualcosa di contrario un po’ a quella che è correttezza delle informazioni. Chi fa giornalismo sa bene che rincorrere un effetto sensazionalistico quando invece si tratterebbe semplicemente di raccontare una materia per quella che è insomma è cattivo giornalismo se non menzogne.

Su quella che è l’informazione corretta del consumatore c’è da dire che qui è stato fatto un danno e forse un danno anche di quelli forse, e non vorrei confermarlo, irreparabili. Noi che conosciamo il settore ci siamo talmente vicini che ci rendiamo conto di come vanno realmente le cose e abbiamo seguito la trasmissione non solo con preoccupazione, ma anche con sdegno la cosa. Il comune cittadino, il consumatore l’ha presa un po’ più di striscio ma in ogni caso è un danno che è stato fatto e su questo probabilmente deve intervenire qualcuno che sia di levatura adatta per poterlo fare, quindi i portatori di interesse, le associazioni di categoria, l’Assoenologi, le associazioni dei consumatori, insomma tutti quelli che possono essere interessati ad una corretta informazione.

La terza cosa invece, è quella della correttezza degli organi di controllo e le loro responsabilità. Per quanto riguarda gli organi di controllo sappiamo che questi sono di natura pubblica e di natura privata. Sono organi di controllo che quotidianamente effettuano non solo attività di repressione ma anche di certificazione, di verifica, coadiuvano le aziende quotidianamente. E anche qui forse ce ne sarebbe da dire, perché chi fa controllo ha una specie di missione nell’ambito del della materia e garantisce la corrispondenza del prodotto a degli standard assolutamente elevati. Quindi anche diciamo ricondurre tutta la materia di controlli a un singolo evento, a una singola manifestazione che presa così fuori contesto potrebbe anche significare di generalizzare tutto un livello di persone che si occupano con professionalità quotidiana e certosina per tutta una vita, è fuorviante e anche un po’ triste.

Nell’ambito delle pratiche e trattamenti enologici è stato seguito un criterio di viltà, perché andrebbero di fatto spiegati i prodotti e i trattamenti enologici dicendo effettivamente quanto sono normati e quanto sono verificati. Si è parlato della bentonite come un prodotto che serve per l’industria pertrolifera, omettendo la sua mera definizione di materiale inerte che opera senza nessuna capacità di contaminazione per la salute umana. Siamo poi in un periodo di aggiornamenti riguardo l’etichettatura e gli ingredienti che andranno inseriti nell’etichetta insieme a tutta una serie di informazioni. Parlando dei coadiuvanti nominati nell’inchiesta, è bene specificare una cosa: da nessun organo di controllo e di verifica, a partire dall’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino fino ai legislatori, ne da parte di alcun livello di controllo sanitario nazionale o internazionale, è stato riportato che ci possano essere degli inquinamenti per la salute umana e quindi degli attacchi per la sicurezza alimentare. E’ stata data una definizione fuorviante di un prodotto come la bentonite, così come per le gelatine alimentari che vengono utilizzate per qualsiasi sostanza dell’agroalimentare e il vino è proprio uno degli alimenti che fa meno uso di queste sostanze, e parlo di collagene e simili.

Per quanto riguarda l’utilizzo o meno di coadiuvanti di origine animale e il vino vegano, si deve specificare che questo è un prodotto che viene certificato a seguito di controlli e in tal caso può essere specificato in etichetta la dicitura “vino vegano”. Dal momento in cui ottengo la certificazione devo rispettarla in tutte le fasi di produzione e in tal caso ovviamente non possono essere utilizzati prodotti di natura animale. Nel caso in cui certifico il mio vino come vegano ma risulta che ho utilizzato prodotti non vegani allora si tratta di frode. Ma non era questo il caso trattato nella trasmissione. Ma se in etichetta non ho specifiche il produttore può utilizzare prodotti di origine animale”.

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