Ancora un altro attacco al vino, questa volta da Report

Nuova inchiesta di Report intitolata in modo ambiguo e tendenzioso “Piccoli Chimici” attacca nuovamente il vino

Nella inchiesta condotta da Report, il giornalista Emanuele Bellano, affiancato dalla collaborazione di Chiara D’Ambros e Roberto Persia, ha esplorato intricati scenari legati a fenomeni che evidentemente sino ad ora erano stati sottovalutati ma di rilevante impatto del mondo del vino.

Intitolata in modo enigmatico “Piccoli Chimici” l’inchiesta si propone di gettare luce su aspetti ambigui e tendenziosi, facendolo in modo altrettanto ambiguo e tendenzioso e in alcuni punti superficiale proprio per le modalità affrontate per l’inchiesta, senza approfondire e permeando mancanza di conoscenza approfondita della materia, indispensabile per moderare un’interlocuzione monodirezionale, delle dinamiche di gestione del vigneto e della cantina, degli aspetti legislativi, commerciali e anche economici.

Mi pongo l’interrogativo se la nostra sfera professionale si sia involontariamente immischiata in questioni essenzialmente politiche, circostanza che potrebbe giustificare la superficialità di talune dichiarazioni. Ciò che mi sarei atteso da un neofita appassionato, trovo invece emanare da chi, per vocazione, dovrebbe praticare un giornalismo più ponderato. Pertanto, avanzo l’osservazione che esiste una netta demarcazione tra la divulgazione di informazioni e il mero chiacchiericcio, e se tale confine risulta offuscato, sarebbe opportuno ristabilirlo.

Detto ciò l’inchiesta e l’informazione non devono mai fermarsi, se i concetti sono errati però si rischia di alzare solo polvere e sembrare più una Piccola Commedia che uno strumento utile a far emergere atteggiamenti illeciti.

Atto 1 – Il buono, il brutto e il cattivo

Quando ci si confronta con un argomento di cui si possiede una conoscenza superficiale, l’approccio più sagace consiste indubbiamente nell’acquisire informazioni approfondite prima di intraprendere un’analisi più dettagliata della questione. Con una ouverture di Amarone, nell’inchiesta, si passa piano piano a introdurre l’argomento “Disciplinari che regolano alcuni parametri” di produzione e di prodotto, oltre che geografici e microclimatici. Per finire con 600 battute sulle pratiche enologiche, argomento che si studia generalmente in almeno due anni di università e continui aggiornamenti.

E’ inevitabile incorrere in errori di interpretazione. Comunque a spiegarcelo è Francesco Grossi, titolato come “esperto di vino” ma poi presentato dal reporter come produttore. Un accento distintivo e con idee che sicuramente si integrano bene nel suo contesto produttivo, ma non possono essere universalmente considerate corrette. Comprensibile considerando che produrre in alcune zone e trovarsi a volte al fianco di grandi nomi può diventare frustrante e far cadere nel tranello della volpe e l’uva, tanto per restare in tema.

Con una visione soggettiva, seppur appassionata e orgogliosa del proprio lavoro, il produttore ha esposto la sua opinione rispondendo alle domande del reporter senza obiettori, senza un altro punto di vista.

“In passato, per ottenere vini chiari e trasparenti, si usava il freddo che fa precipitare le sostanze solide presenti nel vino. Ma freddo significa energia che costa sempre di più”. Il freddo in realtà si usa ancora.

Atto 2 – La ricerca del marcio a tutti i costi

Il “cancro”, inteso come modo di operare contro le leggi, se presente non è più di quanto se ne trova in qualsiasi altro settore. Allora perché il settore del vino si sente sotto attacco?

Quello che si evince dall’approfondimento condotto da Report è la strenua ricerca di uno scandalo, un secondo atto di “metanolo”. Nelle attuali circostanze in cui si trova la produzione del vino, con i controlli più rigorosi sulle produzioni, generalizzare è ingiusto. La distinzione tra legalità e illegalità andrebbe fatta e rimarcata e gli argomenti andrebbero discussi in modo opportuno ma soprattutto con i giusti interlocutori e con una abbondanza di punti di vista che non deve lasciare spazio a interpretazioni personali di un singolo “esperto”.

Atto 3 – Esiste una distinta demarcazione tra il rispetto delle leggi e l’illegalità.

In enologia, così come in ogni altro settore produttivo, alcune pratiche e alcuni prodotti coadiuvanti o additivi possono essere utilizzati.

Ogni cosa che oggi viene utilizzata nella produzione di alimenti è il risultato di studi messi a frutto grazie alla nostra evoluzione. Se prima il vino veniva fatto in contentiori di ferro, oggi si fa in acciaio, se ai tempi dei Romani il vino si addizionava di spezie e altri insaporitori per mascherarne i difetti, oggi il vino con i difetti ha quasi una sua dimensione. Evoluzione o involuzione che sia, ogni prodotto che viene trasformato, lavorato, commercializzato, ha una normativa specifica. Tecnica comunicativa del reporter da non sottovalutare. L’enfasi posta sugli scarti di maiale, o le viscere di pesce, è stata un po’ faziosa.

Diverso è invece il discorso delle FRODI. Ed è quì che l’inchhiesta avrebbe dovuto svolgere il suo bel lavoro. Vinificare uva non dichiarata è frode. Vinificare uva da tavola è frode. Ma ciò significa che tutti i produttori di vino applicano delle attività illecite? La risposta è ovviamente no, ma a quanto deduce Ranucci: “quando la vendemmia va storta e non c’è uva a sufficienza cosa fanno i produttori di vino? Vanno ad accaparrarsi l’uva da tavola che non potrebbe essere utilizzata per la vinificazione, si tratterebbe di sofisticazione però insomma si gioca tutto sui certificati”.


Lollobrigida contro Ranucci dopo il servizio di Report

Dopo la recente trasmissione di Report, andata in onda domenica 17 dicembre, sulla questione prosecco, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha preso di mira il giornalista Ranucci manifestando una palpabile irritazione. Durante la presentazione del XXI Rapporto Ismea-Qualivita, il ministro avrebbe dichiarato di non comprendere le azioni di Ranucci e annunciato l’intenzione di contattarlo personalmente per comprendere le ragioni di avere, sulla televisione pubblica, figure che attaccano i prodotti nazionali e aggiunge che occorre specificare che si tratta di un caso su 3mila per il prosciutto o un caso su 10mila per il vino che si comporta in maniera irregolare, e magari è meglio interloquire con i nostri Carabinieri, i nostri dell’Ispettorato del Controllo qualità e repressione Frodi o la Guardia di Finanza e chiedere come è il sistema Italia. Per dare un’idea che a fronte di qualcuno che non si comporta correttamente ci sono migliaia di persone che invece valorizzano con il loro lavoro e impegno una filiera che è sicura.

UIV, Lamberto Frescobaldi risponde a Report

“Riteniamo che l’inchiesta di Report sul vino in onda ieri sera sia stata un’occasione di servizio pubblico mancata per la testata della Rai. Siamo fermamente convinti che un giornalismo libero sia necessario per la crescita del sistema Paese e dei suoi asset, ma in questo caso si è clamorosamente mancato l’obiettivo”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, in merito all’inchiesta di Report “Piccoli chimici” in onda ieri sera su Rai 3. “Se da una parte – ha aggiunto Frescobaldi – Report ha giustamente rilevato, come fatto in precedenza da Uiv, alcune attività non consentite dalla legge come il commercio di uva da tavola per fare il vino, dall’altra ha pedissequamente confuso pratiche perfettamente legali con altre illegali, additivi chimici con prodotti dell’uva consentiti. È poi imbarazzante affidare la narrazione a un sedicente esperto di vino – lui sì “piccolo chimico” – con considerazioni da Bar Sport che non rendono onore alla trasmissione. Report ha fatto di un’erba un fascio lasciando intendere che il settore sia pervaso dal marcio; anziché evidenziare e circostanziare le zone d’ombra si è scelta la strada del qualunquismo, e questo fa male sia ai consumatori che a un asset in grado di rendere 7,5 miliardi di euro all’anno di bilancia commerciale con l’estero e dare lavoro a quasi un milione di persone”, ha concluso il presidente Uiv.

La nota di Tenuta San Guido

Gentili Signori,
Facendo seguito alla Vostra richiesta, vi informiamo che i nostri due vini riportanti la denominazione Toscana IGT, ossia Guidalberto e Le Difese, possono fregiarsi a pieno titolo dell’indicazione “imbottigliato all’origine” come da normativa introdotta nel 2010, poiché l’imbottigliamento avviene completamente all’interno della nostra azienda. Non abbiamo tuttavia ravvisato la necessità di modificare le etichette storiche.
Tali vini sono prodotti con l’impiego di nostre uve aziendali e in parte di uve e vino a denominazione Toscana IGT acquistati e che rispecchino integralmente la qualità e lo stile di produzione con cui la nostra azienda è conosciuta sul mercato da molti anni.
Cordiali saluti
Segreteria Generale

La nota di Azienda Agricola Benotto Luigino

13/12/2023
Buonasera Spett.le Redazione di Report,
in riferimento alla vostra e-mail datata 11/12/2023, si rappresenta quanto segue:

  • Domanda: Stando a un documento del 2017 di cui noi siamo venuti in possesso, l’allora direttore dell’ICQRF sud est (Bari) Dott. Pietro Quaranta conferma di essere a conoscenza del fatto che l’azienda agricola Luigino Benotto avesse piantato vitigno Glera in Puglia, in zona Acquaviva delle fonti in provincia di Bari e che utilizzasse tali uve per produrre prosecco nei suoi stabilimenti di Valdobbiadene. Vi chiediamo conto di tale vicenda dal momento che tale pratica non consentita né dal disciplinare, né dalla legge.
  • Risposta: non corrisponde assolutamente a verità e risultano delle gratuite illazioni, le dichiarazioni che voi asserite avrebbe fatto il Dott. Pietro Quaranta, in relazione all’ipotetico impianto di uva Glera in Puglia, come facilmente dimostrabile da:
    • certificazione di produzione delle uve “B1”;
    • possibile controllo, in qualsiasi momento, sul posto dei vigneti di nostra proprietà presenti in Puglia;

i fatti in argomento sono già stati verificati dagli organi Istituzionali competenti, sia sui vigneti in Puglia, sia in Veneto sui prodotti provenienti dalla Puglia. I controlli hanno dato esito regolare come da appositi atti redatti. Pertanto, questa azienda può dimostrare in ogni contesto di aver rispettato sia il disciplinare sia la legge.

Inoltre, tutte le partite di vino prosecco prodotte da questa azienda sono sistematicamente controllate dagli organi Istituzionali competenti, i quali non hanno mai elevato rilievi di sorta. Pertanto, l’eventuale divulgazione di tali falsità a mezzo degli organi d’informazione saranno perseguite presso le sedi competenti.

  • Domanda: Il funzionario dell’ICQRF Gianluca Bin che ha svolto l’indagine Pinocchio nei confronti delle aziende Minos e Podere del Gaio nel 2016, dopo tale indagine ha lasciato l’ICQRF ed è stato assunto dall’Azienda agricola Luigino Benotto come Direttore. Sulla base di testimonianze da noi raccolte ci risulterebbe che l’Azienda Luigino Benotto abbia fatto pressioni sull’indagine Pinocchio attraverso il funzionario ICQRF Gianluca Bin e che Gianluca Bin sia stato costretto a lasciare l’ICQRF proprio a seguito di tale vicenda. Vi chiediamo pertanto conto di tale circostanza pregandovi di inoltrare tale richiesta di chiarimento anche al vostro dipendente Gianluca Bin.
  • Risposta: questa azienda non ha mai fatto alcuna pressione sull’indagine da voi indicata e non era nemmeno a conoscenza delle attività pregresse del Dott. Gianluca Bin. Pertanto, anche tale assunto corrisponde a falsità. Prima di divulgare tali dichiarazioni vi invitiamo a controllare nei nostri vigneti in Puglia la presenza o meno di uva Glera. Tutto ciò premesso, questa azienda diffida il giornalista Emanuele Bellano della trasmissione Report a divulgare a mezzo degli organi di informazione le notizie false sopra indicate in quanto trattasi di dichiarazioni non verificate dal giornalista. (come sopra indicato tali notizie sono state, invece, verificate dalle Istituzioni cui compete il controllo senza rilievi).

Cordiali saluti

Azienda Agricola Benotto Luigino

Gentili,
in merito alle questioni da voi poste, sono a chiarire che nessuna pressione è stata fatta al sottoscritto e che la mia decisione di cambiare lavoro è dovuta a una scelta di vita e professionale e a null’altro, altre ricostruzioni sono falsità, la cosa è riscontrabile chiedendo semplicemente alla mia precedente Amministrazione.
Una bugia pur urlata mille volte ai quattro venti, rimane sempre una bugia.
Vi invito pertanto a verificare l’attendibilità delle vostre fonti.
Augurandovi e augurandomi che facciate il vostro difficile lavoro, vi saluto cordialmente.
Dott. Gianluca BIN
Az.Agr.Benotto Luigino

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