Federvini lancia l’Osservatorio Wine & Spirits

Federvini in collaborazione con Nomisma e Mediobanca presenta i risultati dell’Osservatorio Wine & Spirits sullo stato di salute del settore vitivinicolo e degli spiriti.

E’ in occasione dell’Assemblea Annuale, tenutasi il 29 maggio a Roma, che Federvini lancia l’Osservatorio Wine & Spirits per sondare le trasformazioni in atto nel contesto dei vini e degli spirits italiani. Con Nomisma e Mediobanca a fare da partners, Federvini tira le somme sull’export italiano e sui consumi del 2018.

Il valore dell’export italiano: vini, spirits e spumanti Il 2018 si chiude con una grande certezza per l’Italia: l’export del vino è in crescita. A dirlo sono i numeri: con 32 miliardi di euro in flussi commerciali di vino e un tasso di crescita medio, su base decennale del +4,2% , l’Italia è il secondo esportatore mondiale, anticipato dalla Francia. Con 6,2 miliardi di euro in export e un peso del 20% sull’intero assetto mondiale, il valore dell’export italiano aumenta, soprattutto se paragonato ai numeri del 2008.

E se il comparto vitivinicolo sta andando bene, i progressi non mancano nemmeno per gli spirits che raggiungono i 970 milioni di euro nel 2018 con una crescita del +6,0%. In questa categoria l’Italia si posiziona ottava su scala mondiale. Ai livelli più alti della classifica dominano gli UK con 6,7 miliardi di euro in export, di cui il principale prodotto è lo scotch, segue la Francia con il cognac e i suoi 4,5 miliardi di euro. Sono i liquori Made in Italy a costituire la voce principale dell’export degli spirits, pesando del 42% sul totale delle esportazioni in questo settore e classificando l’Italia in seconda posizione, molto vicino alla Germania.

Ma a trainare l’export italiano è la categoria sparkling. Nell’arco di dieci anni le esportazioni delle bollicine hanno superato gli 1,5 miliardi di euro. A ridursi sono invece i vini imbottigliati: dal 78% al 69% ma, sebbene questa lieve caduta, continuano a costituire la principale voce per l’export italiano con un valore di 4,2 miliardi di euro.

Le principali esportatrici italiane Altri dati forniti dall’Osservatorio mostrano le aree italiane dove si concentra l’export di vino. E’ il caso della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. Queste aree costituiscono le principali fonti esportatrici e si caratterizzano per produzioni elevate di spiriti. Con una media del 57% di esportazioni per gli spirits e 62,4% per i liquori, tali aziende sono simbolo della crescita di fatturato italiano tra il 2013 e il 2017, incrementato del +2,1% per gli spiriti e del +2,6 per i liquori.

I consumi interni Per quanto riguarda i consumi nazionali, il mercato degli spirits in Italia regredisce a 1,2 milioni di ettolitri con un calo del -1,5% dal 2013 al 2018. Aumentano però i numeri della vendita al dettaglio, specialmente di gin e rum che registrano nel 2019 un incremento del 10%. I consumi di vino conoscono momenti altalenanti a seguito delle forti regressioni osservate negli ultimi decenni. Sappiamo però che oggi si consumano 22,9 milioni di ettolitri. L’Osservatorio ci rivela che il 23% dei consumatori negli ultimi anni ha ridotto il consumo di amari e liquori dolci fuori casa. Non sono rassicuranti nemmeno le cifre di chi consuma all’interno delle mura domestiche: il 20% ha diminuito l’utilizzo e solo il 14% ne ha aumentato l’uso. Dall’analisi emerge anche che gli italiani preferiscono consumare le bevande in momenti di convivialità durante i pasti o nell’aperitivo infatti il 67% dei bevitori (78% tra i Millennials) dichiara di consumare tali bevande nel weekend.

l’Osservatorio Wine & Spirits ci offre una fotografia nitida del settore vitivinicolo italiano e testimonia un buono stato di salute dell’export. In particolare a crescere sono le esportazioni delle bollicine e degli spirits che conferiscono all’Italia una posizione di rilievo nel mercato globale.

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