Eccopinò 2015: gli assaggi che portiamo nel cuore

Pinot Nero dell’Appennino toscano. Presentata l’annata 2012: calda l’annata ma freschezza nel bicchiere.

IMG-20150413-WA0002Si è tenuta a Lucca nella giornata di ieri la degustazione dei Pinot Nero dell’Appennino toscano. Facciamo un passo indietro: chi non avesse letto l’intervista con il presidente Vincenzo Tommasi di Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero, può recuperare facilmente (vai all’intervista) e capire meglio di cosa stiamo parlando.

Fondamentalmente si tratta di piccole aziende che hanno trovato un fil rouge (o noir) a fare da collante fra di loro, ovvero la produzione di Pinot Nero in Toscana, in aree appenniniche dove le escursioni termiche fra notte e giorno sono più spiccate che altrove nella regione e le precipitazioni più copiose. In più ad accomunarli è un modo di fare viticoltura da vignerons – vignaioli appunto – ovvero nel rispetto di concetti di artigianalità e naturalità (se vogliamo usare questo concetto, oggi quanto mai in voga): conduzione biologica o biodinamica, inerbimento spontaneo nel vigneto, uso minimo di solforosa, nessun aggiunta “chimica”, lieviti autoctoni, niente filtrazione o chiarifiche (o comunque ridotte al minimo), macerazione parzialmente carbonica, talvolta anche con i raspi. Va da sé che le quantità sono minime e che questo rende questo gruppo di produttori un’affascinante esperienza umana, sensoriale e culturale, ma più difficilmente si può parlare di mission commerciale.

L’annata presentata alla stampa e a professionisti nell’incontro della mattina presso San Micheletto a Lucca è stata la 2012: annata calda, ma che di caldo al naso e al bicchiere ha ben poco. Si parla di oltre 70 giorni di totale assenza di piogge (questo nello specifico per l’area del Casentino), temperature impazzite, un susseguirsi di “Caronte” e “Beatrice” ad annunciare ondate di alta o bassa pressione. Ma il Pinot Nero ha saputo difendersi bene nell’areale di produzione di questi viticoltori, ovvero nelle quattro valli da cui questi vini provengono: Casentino, Lunigiana, Garfagnana e Mugello.

Otto vini, otto racconti, otto aziende che vi consiglio di conoscere più da vicino e, perché no, andare a trovare direttamente nei loro territori di appartenenza: anche perché se è vero che i vini sono buoni, c’è da dire che questi viticoltori sono altrettanto degni di nota.

Ecco le aziende presenti e parti dell’associazione, in ordine di degustazione (tutti i vini sono Pinot Nero in purezza).

MACEA – Macea 2012 (1.800 bottiglie)

L’azienda si trova alle porte della Garfagnana: a condurla sono tre fratelli e si ha subito l’impressione che il sorriso qua non si faccia mai mancare a nessuno. L’azienda è certificata biologica dalla vendemmia 2011.

PODERE CONCORI – Pinot Noir 2012 (1.800 bottiglie)

Piccola azienda della provincia di Lucca, biologica e biodinamica. Si va soddisfatti dell’annata 2012 e a mio avviso con criterio.

IL RIO – Ventisei 2012 (4.000 bottiglie)

Siamo nel Mugello: il Rio è una piccola azienda condotta da Paolo Cerrini e la moglie Manuela. Diciamo che l’azienda ha fatto da apripista e ha iniziato la sua storia con il Pinot Nero un po’ prima degli altri.

TERRE DI GIOTTO – Gattaia 2012 (800 bottiglie)

A portare avanti questa piccola realtà vitivinicola di Vicchio del Mugello è Michele Lorenzetti, biologo ed enologo. La conduzione agronomica segue i dettami della biodinamica.

FATTORIA IL LAGO  – Pinot Nero 2012 (2.200 bottiglie)

Situata nel Mugello, l’azienda ha 21 ettari di vigneto, fra 300 e 600 metri. Oltre al Pinot Nero, produce anche Chianti Rufina e Chianti Rufina Riserva, più un Syrah e il cru Pian de’Guardi.

VOLTUMNA – Pinot Nero 2012 (1.400 bottiglie)

Siamo a Dicomano: Voltumna è il nome di un progetto nato nel 2012, fra la valle del Mugello e l’Appennino Toscano, a circa 300 metri.

CASTELDELPIANO – Melampo 2012 (2.000 bottiglie)

Qua i volti sono quelli di Sabina e Andrea: sono stati loro a reimpiantare nel 2004 il vigneto di 2,5 ettari sull’antico deposito alluvionale del fiume. Si produce anche Vermentino, Pollera e Canaiolo.

PODERE DELLA CIVETTAJA – Podere della Civettaja 2012 (4.000 bottiglie)

L’azienda si trova a 500 metri di quota, al confine del Parco nazionale delle Foreste casentinesi. Gli ettari sono 2.5 – 3 a breve.

Gli assaggi del cuore

Non me ne vogliano gli altri: Podere Civettaja e Il Rio. Elegante il primo, con guizzo ed equilibrio, fragranza e profondità; armonico, pulito, complesso, con note floreali, spezie dolci e piccoli frutti rossi il secondo. Entrambi da bere adesso ma anche fra un po’.

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