CETA, verso la ratifica dell’accordo tra Unione Europea e Canada

Il sì di Federvini al CETA: “Accordo tra Unione Europea e Canada fondamentale per le aziende vitivinicole”.

“Il Canada è una destinazione importantissima, questi accordi non significano solo libero scambio ma anche la possibilità di muoversi in un quadro di riferimento giuridico certo, equo e trasparente. I rapporti tra Ue e Canada in ambito di vini e bevande spiritose sono preesistenti al Ceta, e sono stati poi integrati e aggiornati con l’accordo Ceta ratificato in via provvisoria nel 2017”. Lo ha detto la rappresentante di Federvini Francesca Migliarucci durante l’audizione alla Commissione Esteri della Camera nell’ambito dell’esame della proposta di legge sulla ratifica definitiva ed esecuzione dell’accordo di partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall’altra.

Federvini dice sì al Ceta. Ecco perchè

“Il Canada è una realtà particolare nell’ambito dei vini”, spiega Migliarucci, “perché in ogni provincia esistono i Liquor board, ossia monopoli che regolano l’accesso a quella provincia, i prezzi e l’accesso ai vari canali. Il Canada è la quarta destinazione per il vino italiano, e l’undicesima per gli spiriti, che però prima dell’applicazione dell’accordo di libero scambio erano ancora più indietro nel posizionamento. Un ulteriore elemento di rilevanza è stimare l’andamento dell’export negli ultimi anni, dall’entrata in vigore provvisoria dell’accordo. Negli ultimi sette anni l’export italiano è cresciuto di circa il 28% e quello degli spiriti del 60%. Misurando il tasso medio annuale di crescita, le imprese vinicole hanno raggiunto una variazione positiva pari al 5%, mentre le bevande spiritose del 10%”.

Il rallentamento del mercato USA

Il Canada è un mercato nel quale già erano presenti dei rapporti consolidati, e ora più che mai diventa strategico”, sottolinea la rappresentante di Federvini.

“È sotto gli occhi di tutti la situazione geopolitica particolarmente complessa, oltreché un generale rallentamento del primo mercato di destinazione, cioè gli Stati Uniti, dove rileviamo alcune flessioni nell’anno in corso. Il rallentamento dell’export negli Stati Uniti è qualcosa che stanno toccando con mano in questo momento in particolare le aziende vinicole. Stiamo assistendo anche a un cambio di stile di consumo. Il vino italiano è sicuramente apprezzato negli Stati Uniti ma le fasce di consumatori si stanno indirizzando verso i cosiddetti prodotti a bassa gradazione. Ciò è stato rilevato nelle ultimissime settimane ma potremo avere maggiore contezza di questa tendenza quando avremo a disposizione i dati dell’anno complessivo dell’Istat. Tanto più il Canada si rivela un mercato di fondamentale importanza, essendo peraltro un paese ‘right-minded’ in termini di democrazia liberale”.

I benefici del CETA: stop ai dazi

“Quali sono i benefici che le nostre imprese hanno registrato dall’applicazione provvisoria del Ceta? Innanzitutto, un trattamento tariffario preferenziale, ovvero una soppressione di dazi doganali. E questo è possibile grazie alla dichiarazione d’origine. Il Canada si è adattato anche a riconoscere il sistema Res, l’esportatore registrato, per poter facilitare gli scambi”, aggiunge la rappresentante di Federvini.

I benefici del CETA: le indicazioni geografiche

“Un capitolo importante è anche quello delle indicazioni geografiche”, prosegue Migliarucci. “Già in virtù dell’accordo del 2003 erano numerose le denominazioni d’origine, le indicazioni geografiche dei vini e anche delle bevande spiritose protette. L’accordo Ceta ha integrato questa parte. Addirittura il Canada ha attivato una procedura di ulteriore allargamento della tutela attraverso la procedura della loro autorità per la proprietà intellettuale (CIPO). Questa lista, in virtù del Ceta, può essere integrata e aggiornata. Grazie anche al Ceta è stato istituito un comitato misto per i vini e per le bevande spiritose che si riunisce regolarmente: il capitolo delle indicazioni geografiche è parte delle riunioni”.

I benefici del CETA: stop ai limiti al commercio

“Un altro aspetto sul quale riteniamo importante porre l’attenzione è il commercio dei vini e delle bevande spiritose, proprio in virtù del fatto che esistono i monopoli”, spiega Migliarucci.

“Il Ceta fissa un principio fondamentale: evitare politiche discriminatorie e limitazioni al commercio. I Liquor board hanno la possibilità di decidere in qualche maniera le politiche dei prezzi. Il Ceta fissa un principio fondamentale: i prodotti importati non devono avere un trattamento diverso dai prodotti locali. Questo aspetto è stato implementato gradualmente negli ultimi anni, ma è un elemento sul quale ci sono ancora dei margini di miglioramento. Le province principali di riferimento per noi sono il Quebec e l’Ontario. Qui è stato possibile rivedere le maggiorazioni che le province applicano nei loro liquor store.

Nelle altre province ci sono ancora dei passi da compiere. Alcune province più piccole applicano ancora una politica dei prezzi che ancora penalizza i prodotti importati, come Alberta o New Brunswick, e nei liquor store la parte dedicata ai prodotti importati è meno visibile rispetto ai prodotti locali. Questo è quello che stiamo cercando di affinare. Riteniamo che il Ceta sia un’opportunità importante in termini di accesso di mercato, abbia molti pregi, e i benefici le aziende li hanno vissuti sulla propria pelle”.

Un segnale importante per le aziende

“Per le nostre aziende è di vitale importanza esportare e l’internazionalizzazione è uno dei settori nei quali investono maggiormente”, conclude Migliarucci. “La ratifica del Ceta da parte dell’Italia sarebbe un segnale importante per mettere al centro la politica commerciale delle nostre aziende e non possiamo che evidenziarne tutti gli aspetti che i nostri operatori ci hanno segnalato”.

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