Agricoltura in Toscana: mancano oltre 5mila lavoratori e gli invasi

Solo il 9% dell’agricoltura in Toscana è irrigato, segnala Cia. E servono lavoratori: “I migranti sono una risorsa”, ricorda Confagricoltura

L’agricoltura in Toscana è “un settore a rischio”. L’allarme arriva principalmente su due fronti: da un lato il bisogno di manodopera, dall’altro la necessità di invasi. “Mancano oltre 5mila lavoratori, i migranti sono una risorsa”, ha detto il presidente di Confagricoltura Toscana Neri, in occasione del click day per regolarizzare gli immigrati.

Secondo Cia Toscana, invece, solo il 9% dell’agricoltura regionale è irrigato e con i cambiamenti climatici è emergenza per l’ortofrutta, ma anche per vite e olivo.

All’agricoltura in Toscana manca manodopera

“Secondo i nostri dati, il comparto agricolo toscano avrebbe bisogno di circa 5mila lavoratori, che al momento non si trovano. La carenza di manodopera è un grave problema per l’agricoltura e può essere fronteggiato con l’assunzione di migranti, una risorsa di cui l’agricoltura non può fare a meno”.

A dirlo è proprio Marco Neri, presidente regionale di Confagricoltura Toscana, in occasione del secondo dei click day, le giornate che nella regione hanno come obiettivo la regolarizzazione di 10mila migranti.

“Il settore agricolo sta passando un momento non facile – continua Neri – confrontandosi con le conseguenze di due guerre, l’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione”.

I migranti, una risorsa

Il deficit di manodopera è una delle grandi sfide che l’agricoltura nazionale e regionale deve affrontare”, ha dichiarato quindi Neri.

“Permettere ai lavoratori stranieri di venire in Italia regolarizzando i flussi migratori è fondamentale per aiutare il comparto agricolo, purtroppo spesso la burocrazia lo impedisce”, ha continuato.

“È importante inoltre occuparsi dei processi di integrazione e di formazione di chi arriva, per far sì che possano diventare lavoratori capaci e consapevoli”, ha concluso il presidente dell’associazione regionale.

All’agricoltura in Toscana serve anche acqua

“Fin quando l’agricoltore non avrà acqua a disposizione, non potrà fare investimenti importanti e l’agricoltura toscana non potrà essere davvero competitiva“.

I cambiamenti climatici impongono poi irrigazione e disponibilità di acqua, non solo per l’ortofrutta, ma anche per coltivazioni primarie come vite ed olivo, che fino a pochi anni fa non necessitavano di impianti di irrigazione”.

A sottolinearlo è Valentino Berni, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana, oggi a Firenze, nell’ambito del convegno “Acqua: una risorsa essenziale per il futuro” moderato da Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana.

Solo il 9% dell’agricoltura toscana è irrigato, ricorda l’organizzazione. “Dobbiamo avere acqua a disposizione ad un prezzo adeguato, per garantire la competitività delle nostre aziende. Dobbiamo fare le grandi opere che servono anche per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici tra bombe d’acqua a periodi di siccità” ha sottolineato il presidente della Cia Toscana.

Le criticità della gestione dell’acqua

“Fondamentale, insomma, è la gestione acqua. Inoltre, l’aumento esponenziale della temperatura che non si ferma e la drammaticità è che anche l’acqua che cade, asciuga tutto e dopo pochi giorni siamo ancora in emergenza idrica” ha aggiunto Berni.

Ha ricordato le risorse messe in campo dalla Regione Toscana, la vicepresidente regionale e assessore all’agricoltura Stefania Saccardi. “Oggi senza acqua non si fa agricoltura, ma purtroppo ne abbiamo sempre meno. Il cambiamento climatico non è un’invenzione ma un dato di fatto. E oggi se anche la quantità di acqua cade tutta insieme e non riusciamo a tesorizzarla con stagioni sempre più siccitose”, ha detto.

“Lavoriamo su agricoltura di precisione, innovazione, tea, e dall’altra parte serve riuscire a trattenerla”, così Saccardi. “Se c’è la possibilità di piccoli invasi, laghetti, intanto facciamoli, senza tralasciare la progettazione di grandi opere. Abbiamo questo pacchetto sui pozzi e invasi e continuiamo su questa strada”.

Il tema della tutela dell’acqua

“Dobbiamo salvaguardare questa risorsa, fare dissalatori, ricarica di falda (come a Suvereto – Li)”, ha ricordato Monia Monni, assessore Ambiente Regione Toscana.

L’assessore ha ricordato i 16 mila specchi d’acqua, dalla Val di Cornia alla Maremma in particolare. “Non c’è tempo da perdere i cambiamenti climatici sono presenti fra di noi” ha detto.

La tavola rotonda si intitolava “A che punto siamo su gestione risorsa idrica, bacini di accumulo, progettualità infrastrutture, nuovi invasi, reti di adduzione-distribuzione, pozzi, captazioni e altro?”.

Sono intervenuti anche Alessandro Mazzei, direttore generale Autorità Idrica Toscana; Marco Bottino, presidente Anbi Toscana.

L’intervento è stato realizzato con il cofinanziamento FEASR del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana Sottomisura 1.2.

Le condizioni della nuova normalità

Durante il convegno sono stati presentati alcuni dati sulle temperature, sulle precipitazioni e sulle ricadute sull’agricoltura toscana. Dal giugno 2023 ogni mese è il più caldo di sempre: siamo già al nono mese record.

Il 2024 non è cambiato. L’inverno che si è appena chiuso in Toscana ha fatto registrare +2,4 gradi. L’aumento maggiore si è registrato nelle minime: +3,5 gradi come media dell’aumento di temperatura minima.

La temperatura porta a modifiche delle fasi fenologiche, incide sulle malattie fungine, aumenta i fabbisogni idrici e il problema delle gelate. Porta con sé rischi sia per la vegetazione sia di gelate tardive.

E poi la pioggia: piove tanto in poco tempo e c’è il problema di riuscire a trattenere l’acqua. Inoltre la combinazione di siccità e alte temperature influenza in modo importante le colture.

C’è un condizionamento dello sviluppo vegetativo, con un anticipo delle varie fasi dal germogliamento alla fioritura ponendo le colture a rischio per improvvise gelate tardive.

La produzione dell’agricoltura in Toscana

Cambia anche la quantità e qualità della produzione che impone scelte inedite nella realizzazione dei nuovi impianti come, per esempio, per la vite sia sulla loro localizzazione, a quote più alte, sia sulla necessità dell’irrigazione a goccia come modalità di soccorso durante annate particolarmente siccitose.

Quest’anno sono stati irrigati anche gli olivi mettendo in evidenza la necessità di uno studio approfondito sui nuovi scenari determinati dal cambiamento climatico.

L’obiettivo è individuare nuove colture, nuove pratiche (per esempio l’agricoltura di precisione) e nuove tipologie di impianti.

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