Assaggi a San Rocco Seno d’Elvio, Alba

Dal Piemonte un Dolcetto, un Barolo e un Riesling.

Una vendita a parole suggellata con una semplice stretta di mano. Viene stipulato così, una sera di luglio del 1994 fra le 21 e le 24, il passaggio di un grande podere a San Rocco Seno d’Elvio, in Alba, fra due famiglie che hanno fatto la storia dell’enologia piemontese: da un lato, Luciano de Giacomi, dall’altro i fratelli Tino e Beppe Colla.

Per capire chi era Luciano de Giacomi bastano due, tre riferimenti: nel 1955 è tra i fondatori dell’Albeisa, nel 1967 spinge per la conversione del Castello di Grinzane Cavour in un simbolo di rappresentanza e promozione dell’enogastronomia locale, nella quale si distingue come Gran Maestro dell’Ordini dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba.

Non sono da meno però i fratelli Beppe e Tino Colla, le origini della cui famiglia risalgono al 1703. Le vicende dei Colla li vedono protagonisti nella diffusione del Vermouth e accanto a figure quali Carlo Gancia nell’arte della spumantizzazione del Metodo Classico.

Quella notte del 1994 si rivela dunque come un passaggio di testimone fra due famiglie con ciascuna 300 anni di storia alle spalle. L’azienda oggi occupa in tutto 27 ettari, dei quali oltre metà vitati a Nebbiolo e il resto a Dolcetto, oltre a 3 ettari di Pinot Nero e uno 1 a Riesling.

La grande perla della Tenuta è però il Dolcetto o meglio quella particolare combinazione di Dolcetto 85% e Nebbiolo 15% che è alla base del “Bricco del Drago”.

20160831_174656Bricco del Drago 2012, Langhe Doc

Un Dolcetto insolito, l’unica DOS in Italia, una Denominazione di Origine Semplice che se è titolo legale in Italia non è tuttavia mai stato usato. La prima annata risale al 1969 e la zona di produzione venne delimitata dal Decreto del Presidente della Repubblica alla sommità della collina che sorge dietro l’azienda, dove grazie alla ventilazione, che porta il ricordo del mare, si riescono ad avere uve di particolare pregio in grado di garantire una spiccata longevità: tanto che le bottiglie del 1976 sono ancora godibilissime. Al naso tanta frutta e note di tostatura, bacche rosse e qualche ciliegia, note balsamiche che si compongono a quadro. I due anni trascorsi in legno lavorano sul vino consegnando al Bricco del Drago una grande piacevolezza di beva: sorso intenso, fruttato, secco e di bella freschezza, con una intrigante nota sapida.

Dardi le Rose, Barolo Docg Bussia, 2012

Rubino di bella luminosità, al naso una nota dolce, prugna e caramelle all’orzo, ma anche una traccia mentolata, mentre al palato il sorso entra leggero, composto, con un tannino ben delineato anche se ancora giovane.

Riesling 2014

Nel 1985 furono loro e i Vajra i primi ad avventurarsi col Riesling fra queste colline; oggi i produttori sono circa una ventina. Giallo paglierino intenso, naso stranamente già evoluto, con accenni di idrocarburi ma anche fiore giallo, mentuccia, anice e miele di castagno. Sorso che punta sulla freschezza – niente malolattica né legno per questo Riesling – abbastanza sapido, di grande impatto e persistenza, unita ad un importante ricordo di erbe aromatiche che dopo essersi mostrato al naso torna anche al palato.

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