Vitigni ibridi: l’armonia tra passato e futuro nella produzione del vino

Nei vitigni ibridi emerge la testimonianza tangibile della costante ricerca e innovazione nel mondo del vino, riflettendo l’impegno e la professionalità dei viticoltori

Da tempo la viticoltura si è aperta ai vitigni ibridi e le conoscenze su le qualità di queste specie sono sempre più approfondite. Questi sono ottenuti incrociando specie diverse, come le viti europee della Vitis vinifera con le viti americane della Vitis labrusca o Vitis riparia, esistono da sempre e stanno tornando di moda, grazie alla competenza di molti produttori che li stanno utilizzando per i loro vini.

Varietà ibride: dalle radici alla viticoltura contemporanea

Durante la prima metà del XX secolo l’ibridazione in viticoltura ha permesso di trovare risposte alle conseguenze della fillossera, responsabile della distruzione dei vigneti europei dal 1863 in poi. Dopo numerosi tentativi, l’innesto di varietà europee su portainnesti nordamericani si è dimostrato il metodo più efficace per affrontare il problema.

Gli ibridi sono stati quindi originariamente coltivati in risposta alla fillossera, ma non sono subito stati ampiamente accettati in Europa a causa delle preferenze per i sapori e le caratteristiche delle uve Vitis vinifera. Sono state inizialmente apprezzate soprattutto grazie alla loro resistenza e poi per le potenzialità enologiche e con il cambiamento climatico e l’innovazione tecnologica, sempre più produttori li stanno utilizzando.

Le varietà ibride sono state poi introdotte come soluzione a molti dei problemi viticoli che alcune aree stavano affrontando, là dove si stavano registrando valori di umidità, temperatura e condizioni pedologiche anomale per la coltivazione fino ad allora lavorata. Zone come queste si trovano ad esempio nel nord-est e del Pacifico nord-occidentale del Nord America. Dagli anni ’50 in poi, varietà di uva come De Chaunac, Baco noir, Marechal Foch, Vidal, ecc. sono diventate una parte essenziale delle industrie vinicole in Ontario, New York, Pennsylvania, ecc. Qui, la vitis vinifera ha iniziato a rimpiazzare le specie ibride tra gli anni ’70 e ’80.

Anche in quelle aree dove ora prevale la Vitis vinifera, oggi le varietà ibride hanno numerosi appassionati consumatori e tanti produttori che li hanno scelti al posto dei tradizionali, ad esempio gli ice-wine prodotti da Vidal blanc o Vignoles in Ontario e New York. In Francia gli agricoltori del Languedoc-Roussillon e di Bordeaux stanno producendo vini con ibridi resistenti, mentre negli Stati Uniti, in luoghi come Vermont, Michigan, Canada e nella regione dei Finger Lakes, si coltivano ibridi come Chambourcin, Vidal Blanc o Marquette da decenni.

Negli ultimi anni i vitigni ibridi stanno trovando approvazione anche nelle regioni vinicole tradizionali, come una scelta di fatto più “green” della vitis vinifera, dato che essendo più resistenti alle malattie consentono maggior contenimento della malattia e quindi meno interventi in vigna. Dal punto di vista della sostenibilità ciò significa meno passaggi di mezzi agricoli, con sensibile riduzione di compattamento del suolo, uso di pesticidi e consumo di acqua. Effetto non secondario si ha quindi anche per la salute umana

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