Viticoltura biodinamica: tra ovvio e faceto, preparati caratteristici e basi scientifiche

Il concetto pratico base dell’agricoltura (e della viticoltura) biodinamica è: mantenere un ambiente sano, così da averlo forte e in grado di autocurarsi (o meglio dire resistere meglio) alle malattie e ad attacchi di parassiti.

Per rendere l’ambiente sano e quindi forte secondo la filosofia Steineriana (da Rudolf Steiner, Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura) è necessario puntare su:

  • la fertilità del terreno 
  • rendere sane le piante con prodotti naturali;
  • produrre alimenti del più elevato livello qualitativo possibile.

Fino al secolo scorso, un fondamento filosofico di questa portata, poteva sembrare più simile alla magia e al misticismo che alla scienza. In realtà, ai giorni d’oggi, ove la fisica quantistica ha sperimentato e provato l’esistenza dell’Entanglement quantistico, anche una scelta apparentemente filosofica potrebbe trovare un fondamento scientifico e razionale. 

Cosa è l’Entnglement quantistico?

Letteralmente, l’Intreccio quantistico, è la capacità delle particelle di influenzarsi istantaneamente a vicenda anche a distanza, presentando un legame che va al di là del tempo e dello spazio. Ed ecco che così risulta chiara la connessione con il “tutto è legato” di Steiner, filosofo fondatore dell’antroposofia, sulla quale si fonda l’agricoltura biodinamica. Così semplice da sembrare elementare se associato a fondamenti scientifici.

E’ una pratica utilizzabile anche in viticoltura?

Si, viene utilizzata anche in viticoltura e le vigne biodinamiche sono riconoscibili per la grande quantità di fiori ed erbe che colonizzano il terreno sottostante l’allevamento della vigna, così come la presenza di molteplici insetti, se non addirittura animali al pascolo, tra i filari. In vigna sono ammessi soltanto l’utilizzo di rame e zolfo e non c’è quasi  mai irrigazione.

Le tipologie di interventi da poter effettuare rientrando nella certificazione Demeter di biodinamicità sono di due tipi:

– Pratiche da cumulo;

– Pratiche da spruzzo.

Il preparato 502 di Achillea: un preparato da cumulo

L’achillea è una pianta spontanea appartenente alla famiglia delle Asteracee-Composite presente in tutta Europa. E’ una pianta perenne, che fiorisce da maggio a ottobre e nasce su terreni incolti fino ad un’altitudine di tremila metri sul livello del mare. Ricca di zolfo e di potassio, viene utilizzata nell’agricoltura biodinamica perché ritenuta capace di regolare i processi del terreno legati a queste due sostanze della terra. La ricetta del preparato 502 prevede che dopo la raccolta in primavera dei fiori, gli stessi leggermente appassiti, vengano messi in una vescica di cervo maschio fino a formare un sacchetto che sia ben chiuso e appeso all’aperto all’aria in modo che non sia accessibile a uccelli e roditori. Il sacchetto passerà tutta l’estate al sole e all’aria, poi verrà sotterrato in una buca e dissotterrato soltanto la primavera successiva, conservato in recipienti di vetro o rame, in una cassa imbottita di torba. Al momento del dissotterramento il prodotto sarà scuro e carico di humus e dovrà essere messo nel cumulo in piccole dosi per regolare i processi legati a zolfo e potassio. Il cumulo altro non è che una concimaia.

Il preparato 500, cornoletame: un preparato da spruzzo

La “ricetta” del preparato numero 500, o cornoletame,  prescrive che corna di un vacca che abbia partorito almeno una volta, riempiti di letame di animali della stessa specie, siano sotterrati in terreno fertile ad almeno cinquanta centimetri di profondità e lasciati tutto l’inverno sottoterra per poi essere dissotterrati per Pasqua. L’Humus così ottenuto deve essere disciolto in acqua piovana e progressivamente disciolto con movimenti concentrici partendo dalla periferia, prima creando un vortice in un verso e poi un’altro per un’ora. Questo processo serve a dinamizzare l’acqua.

E se togliessimo la vena esoterica?

Se riusciamo a togliere l’alone di stregoneria che avvolge le pratiche dell’agricoltura biodinamica, ci rendiamo conto che ciò di cui si parla non è altro che la fertilizzazione naturale della terra; che le scadenze di Pasqua per il dissotterramento del corno (preparato 500) o della vescica (preparato 502), non sono altro che tempistiche naturali, anche se assumono un valore rituale, hanno delle scadenze tipiche che semplicemente consistono nel “non meno di” tempo per lo sviluppo di humus carico di nutrienti. Dopotutto è letame, un fertilizzante naturale. Non è certo una sorpresa. Poi, che le rotazioni per disciogliere l’humus in acqua avvengano in senso orario, antiorario, per un’ora o per cinquantacinque minuti, che lo si chiami “dinamizzazione dell’acqua” o “disgregamento dell’humus” non farà la differenza, è scaramanzia, una credenza altamente intrinseca all’essere umano da essere spesso irriconoscibile o involontaria. Anche le nonne un tempo dicevano che in certi periodi della luna non si poteva fare la crema pasticcera, le tradizioni o scaramanzie passano con l’evolversi del tempo, scienza e chimica restano e si sviluppano più lentamente. 

Persino, affidarsi alle fasi della luna e alla rotazione delle colture è qualcosa che l’uomo pratica da sempre, almeno da quando la specie umana è diventata da nomade stanziale. E la luna, scandendo i tempi del calendario ancor prima che il calendario Gregoriano fosse di uso comune, era l’orologio delle popolazioni agricole per poter ottenere i propri raccolti. 

Quindi Biodinamica sì o Biodinamica no?

Quello che resta, togliendo tutto ciò che può sembrare più rituale che scientificamente utile, è che il letame sciolto in acqua utilizzato nell’agricoltura biodinamica è un fertilizzante potente, venga esso da un corno di letame o meno. Non è così differente dalla caratteristica pollina, utilizzata ovunque nelle campagne dai contadini per la coltivazione dei propri orti. Così come interiora di animali e fiori macerati, ridotti a humus, sono per forza un ottimo terriccio. Semmai dubbi sull’efficacia di questi preparati sembrano dovuti alla minima quantità di fertilizzante naturale disciolto nell’acqua, tale da farne perdere quasi del tutto il valore scientifico e lasciare solo quello mistico. 

(Domizia Fusi)

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