L’Australia combatte la sovrapproduzione introducendo nuove varietà di vino

In Australia la sovrapproduzione di vino e l’eccesso di offerta globale di rosso sta portando i viticoltori a cambiare strategia, introducendo nuove varietà di vino, allontanandosi dallo Shiraz e dal Cabernet Sauvignon.

Secondo un report pubblicato da Rabobank, l’Australia disporrebbe al momento di oltre due miliardi di litri di vino in magazzino, pari a 2,8 miliardi di bottiglie. Questo eccesso di offerta ha spinto i prezzi al ribasso, ponendo i produttori di vino australiani di fronte a un grosso problema, in un momento storico già caratterizzato da un’inflazione dilagante e da alti prezzi dell’energia. Si tratta di un duro colpo per l’industria nazionale del vino australiana, oggi in particolare sofferenza anche per a causa dei diverbi diplomatici con una delle principali destinazione del suo export vinicolo, la Cina.

La disputa con la Cina

Al problema dell’overproduction si affianca la disputa commerciale con la Cina che, a partire dal 2020, ha imposto una forte tassazione sui vini australiani (+218%) con gravi conseguenze per il mercato.

Prima della pandemia, la Cina rappresentava il più grande mercato australiano (40% delle esportazioni), con vendite che superavano gli 1,2 miliardi di dollari all’anno. Il valore totale delle esportazioni è sceso ulteriormente del 10% nei 12 mesi precedenti al 30 giugno 2023, a causa delle pressioni inflazionistiche che hanno portato a una riduzione della domanda nei principali mercati australiani, gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Nemmeno l’aumento delle vendite in altri paesi del Sud Est asiatico è riuscito a compensare le perdite. Nelle ultime settimane la disputa sembra essersi avviata verso una fase di risoluzione, quando il Primo Ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato che la Cina ha accettato di accelerare la revisione dei dazi sulle importazioni di vino. Secondo Lee McLean, AD di Australian Grape & Wine, si tratta di una manovra decisiva verso l’abolizione dei dazi sull’importazione del vino, che vedrebbe la ripresa delle esportazioni verso la Cina. Il processo di revisione da parte del governo cinese dovrebbe durare cinque mesi.

I viticoltori alle prese con il cambiamento climatico

Se negli ultimi anni il cambiamento climatico ha spianato la strada a un numero sempre maggiore di disastri ambientali (dalle inondazioni che lasciano le comunità allo sbando agli incendi selvaggi che danneggiano le proprietà e gli animali) ora sta cambiando anche l’industria vinicola del Paese, che vale 40 miliardi di dollari.

L’Australia è il quinto esportatore di vino al mondo, ma i suoi viticoltori sono ora costretti a rivedere le proprie strategie produttive per stare al passo. Sebbene la vite sia una pianta resistente, in grado di crescere in diverse condizioni, il frutto stesso è tra le colture più sensibili, suscettibile di essere danneggiato dai cambiamenti ambientali. Secondo BBC, l’aumento delle temperature in Australia sta già facendo maturare l’uva più rapidamente, modificando i livelli di zucchero e acidità.

BBC

Climate Council, la principale organizzazione di studio e di comunicazione degli effetti del cambiamento climatico in Australia, ha pubblicato a gennaio il rapporto Hitting home: the compounding costs of climate inaction.

Il documento analizza gli eventi climatici estremi che hanno investito l’Australia nell’ultimo decennio (incendi, siccità, decessi per il caldo estremo, innalzamento del livello del mare e sbiancamento progressivo della barriera corallina). Un insieme di fattori che hanno arrecato danni all’economia per oltre 35 miliardi di AUD (oltre 22 miliardi di euro). Una situazione che, come suggerisce Will Steffen – portavoce di Climate Council – va verso il peggioramento, così che gli eventi meteorologici avversi potrebbero costare sino a 100 miliardi di dollari ogni anno all’Australia entro il 2038.

Investire su nuove varietà d’uva

Tra il 2019 e il 2020, gli incendi record che hanno colpito il Paese, distruggendo case e bruciando le terre, hanno inoltre causato una perdita di circa 20 milioni di dollari nella produzione di uva nella regione delle Adelaide Hills.

A causa dell’aumento delle temperature, varietà popolari come shiraz, chardonnay, cabernet sauvignon, pinot nero e sauvignon blanc, potrebbero diventare più difficili da coltivare, perché richiedono temperature fresche. Gli scienziati hanno creato una guida di 487 pagine per aiutare i coltivatori australiani a comprendere meglio questi cambiamenti, in modo da potersi adattare meglio. È una strategia che già molti viticoltori in tutto il mondo stanno adottando, installando strutture ombreggianti per proteggere i frutti o piantando ad altitudini più elevate.

Invece di lottare con la natura, alcuni coltivatori stanno passando a varietà di uva che possono gestire condizioni più secche e temperature più calde, come il tempranillo, il fiano o il soave, spesso coltivati in Europa. Queste uve possono essere più rispettose dell’ambiente, in quanto richiedono meno acqua per crescere. Nel sud del Paese, che vanta da solo la metà della produzione di vino nazionale, lo shiraz è stata la varietà più piantata nei 323 ettari di nuovi vitigni. Eppure moltissimi produttori, anche storici, stanno pianificando di piantare su larga scala il Fiano, interessati a diffondere la sua accattivante trama aromatica.

Related Posts

Ultimi Articoli