Martedì 7 novembre la presentazione del libro di Elisabetta Arrighi, con 26 ricette dello chef Emanuele Vallini e prefazione del gastronomo, giornalista e sommelier Leonardo Romanelli
Nel quadrilatero della moda, a Milano, la scorsa primavera le vetrine di Dolce & Gabbana avevano il sapore della pasta e della dieta mediterranea. Come gli abiti che Moschino mandò in passerella nel 2006, l’anno della vittoria della Nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Berlino: quegli outfit erano un inno alla italianità, con decori tricolori, fra stampe di pasta e di invitanti pomodorini. Per non parlare dei capi di Alessandro Enriquez 10×10 AnItalianTheory di qualche stagione fa: sembrano uscire, fumanti, dalla cucina di un grande chef, tra stampe di farfalle e rigatoni e spaghetti già nel piatto, ricoperti con un delizioso sugo di pomodoro con tanto di foglioline di basilico. Insomma, è evidente che la moda – spesso – viene contaminata dalla cucina, che a sua volta è contaminata dall’arte.
Strettamente correlato all’argomento, ecco ora arrivare in libreria il volume di Elisabetta Arrighi, giornalista, intitolato “Dall’atelier alla cucina. Arte, moda e grandi menu – Con 26 ricette dello chef Emanuele Vallini”, edizioni Ets Pisa, che questa sinergia fra moda, cibo e arte cerca di indagarla chiamando a rispondere alcuni stilisti e artisti ai quali viene rivolta una domanda precisa: perché la cucina è arte?
I 19 personaggi sono tutti da scoprire: intervistati nel libro – oltre a cercare di rispondere al quesito – si raccontano e raccontano i loro gusti, i loro piatti preferiti, i sapori dell’infanzia e dell’età adulta. Raccontando, alcuni, anche le loro ricette preferite che realizzano ai fornelli per gli amici o per le feste comandate. Fra gli intervistati ci sono Angela Caputi Giuggiù (bijoux), Wanny Di Filippo fondatore del Bisonte (pelletteria), il musicista e artista pop Andy, l’autore di fumetti Stefano Casini, la presidente di Sevenbell Roy Roger’s Patrizia Biondi (i jeans made in Toscana), la signora Lucia della griffe fiorentina di lingerie Loretta Caponi, Nicoletta Lebole e la figlia Barbara per Lebole Gioielli (made in Arezzo), Caterina e Marco Mantovani di Locman (il marchio elbano degli orologi di tendenza), Loretta Scheggi dell’Antica Sartoria di Maremma che realizza le tipiche giacche maremmane, la stilista fiorentina Chiara Boni (La Petite Robe), la costumista teatrale Adelia Apostolico, la stilista veneta Elisabetta Armellin inventrice delle borse V°73, Francesco Martini della maison Enrico Coveri (il nipote che porta avanti il lavoro dello zio scomparso prematuramente), Arianna Caprai del brand Cruciani (braccialetti in macramè), il fiorentino Franco Gabbrielli direttore artistico di Gabs (le borse che cambiano forma), Alessia Panerai del brand Marina militare, Ermanno Scervino, il fashion di lusso che nasce nei dintorni di Firenze, il giovane Alessandro Enrique di 10×10 AnItalianTheory e il presidente della Fondazione Ken Scott che mantiene che lavora per non disperdere il patrimonio artistico dello stilista.
Nella parte iniziale del volume, prima delle interviste e delle ricette, alla domanda “Perché la cucina è un’arte?” risponde il gastronomo, giornalista, sommelier e scrittore Leonardo Romanelli, mentre la storica dell’arte Antonella Capitanio e la storica della moda Bruna Niccoli (entrambe docenti dell’Università di Pisa) dialogano sul tema “Arte, moda e cibo”. L’architetto Elisabetta Cianfanelli, presidente del corso di laurea magistrale fashion system dell’Università di Firenze Design Campus, analizza invece come oggi l’arte, la moda e il cibo si legano fra loro.
Di grande interesse, infine, è il capitolo di Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, toscana trapiantata a Milano. “Belli da mangiare, il cibo nei gioielli tra arte, moda e design”: sono pagine dalle quali emerge come gioiello e cibo abbiano un intrinseco rapporto con il corpo. Un capitolo fatto di tante piccole scoperte e costellato dai nomi e dalla fantasia di grandi creatori. “Se è vero che ‘siamo quello che mangiamo’ la speranza per il futuro è che presto i gioielli si ispirino ad un cibo sano, in grado di manifestare una rinnovata coscienza dell’essere umano per un’alimentazione rispettosa ed ecosostenibile per l’ambiente e tutte le creature viventi. Solo così il cibo può essere veramente considerato un ‘gioiello’ per l’Uomo”.
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Martedì 7 novembre 2017 ore 10.00
via Sandro Pertini, 93 Calenzano (Fi)