5 assaggi alla Robert Mondavi Winery, fra cui il suo celebre Sauvignon “Fumé Blanc”

Il caldo californiano mi accoglie nella leggendaria azienda di Robert Mondavi…

È un’atmosfera ispanica, fra l’aura mistica e il caldo esotico dei western, quella che mi coglie alla vista della Robert Mondavi Winery che nell’architettura ricorda le chiese stile “mission” tipiche delle ex-colonie spagnole. L’edificio venne costruito nel 1966 appena fuori la città di St. Helena e allo stesso anno risale anche la prima vendemmia in quella che è oggi conosciuta come Vigna To Kalon – in greco “la bella”.

Da allora Robert Mondavi ha fatto della sua azienda un connubio di vino e arte, concerti e serate leggendarie: qui cantarono Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan – Whatever Lola Wants ricordate? – ma anche Ray Charles e Dave Brubeck, e si narra di una notte in cui tra le vigne si aggirarono persino giraffe ed elefanti portati qui per l’occasione da un vicino zoo – da far invidia alle sceneggiature di Fellini e Sorrentino.

Fra le rivoluzioni compiute da Robert, che contribuirono a far nascere la moderna enologia californiana, quella sul Sauvignon Blanc rimane forse la più celebre. Negli anni ’60 il Sauvignon in America era infatti un vino dolce, dal profilo organolettico semplice. Robert decise invece di vinificarlo secco, alla maniera del Pouilly Fumé della Loira, e così nel 1967 battezzò il suo innovativo Sauvignon “Fumé Blanc” che rimane ancora oggi un vero e proprio vessillo aziendale. Il 1968 fu invece l’anno del primo Cabernet Sauvignon e nell’1980, nel giro di un’ora, Robert e il barone Philippe de Rothschild definivano la joint venture di Opus One.

Fumé Blanc Reserve 2012

Ottenuto dalle vecchie viti piantate nel vigneto di To Kalon, questo vino nasce da un 95% di Sauvignon Blanc e 5% di Sémillon. Colore giallo paglierino luminoso, naso floreale non senza qualche ricordo di litchi ed erbe aromatiche e poi arriva anche il tratto marcato del fumé con le sue note di sigaro. In bocca a segnare il passo è la sapidità marcata ma fine, il corpo importante, la chiusura composta.

Chardonnay Reserve 2012

Fiori bianchi dal profumo molto intenso, filadelfo, mughetto, e poi nocciola e note speziate di pepe nero. Al palato grande morbidezza, quasi un velluto aromatico trapuntato di buona acidità.

Cabernet Sauvignon Reserve 2009

Frutti rossi polposi, fragola e amarena in primis e poi gelée di mirtillo, ma anche spezie dolci e frutta secca tostata. La frutta passa dal naso alla bocca, con una coerenza di sapore e un corpo che seduce per le sue proporzioni, dove la morbidezza è ben bilanciata dall’acidità, e dalla lunga persistenza.

Cabernet Sauvignon Reserve 2011

Ottenuto interamente dalle vecchie viti del vigneto To Kalon, a differenza delle annate 2010 e 2009, questo è un vino che ha decisamente personalità. A base di Cabernet Sauvignon 91%, Cabernet Franc 5% e Petit Verdot 4% , declina profumi di fiori secchi, viole e petali di rosa ma anche frutti di bosco, soprattutto mirtilli, con qualche foglia di menta e salvia e una traccia minerale. In bocca entra con una potente nota alcolica e rivela tannini ancora giovani, dei giovani puledri non ancora domati. Aspettiamo di vederli stalloni.

2001 Sauvignon Blanc Botrytis

Il quarto dono dopo oro incenso e mirra. Ammalia non solo nel bel colore dorato intenso con eleganti sfumature ambrate ma anche al naso e in bocca. La parata aromatica inizia con agrumi e frutta croccante, polpa di mela bianca e scorza d’arancia, e poi sultanina e datteri e un ricordo di carruba. Il sorso lascia emergere anche l’albicocca secca e la noce, con morbidezza e freschezza impegnate in un avvincente duello che vi permette di riportare il bicchiere alla bocca senza stancarvi. E in attesa che il duello termini io mi sono procurata la seconda bottiglia.

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