Già il nome la dice lunga, Canlibero. Ennio e Mena hanno trasformato una passione in un’attività. Anche se far capire i vini naturali in Campania – e nel beneventano – non è cosa semplice
Quali difficoltà avete incontrato?
“Abbiamo scelto fin da subito una viticoltura quanto più naturale possibile, un po’ estrema: fermentazioni spontanee, nessun controllo delle temperatura, nessun impiego di prodotti sistemici in vigna, bandita la chimica dalla cantina. Se questo ha comportato delle difficoltà a livello operativo, ne ha avute ancora di più quando abbiamo provato a spiegarci, farci conoscere, far sposare ad altri la nostra filosofia. La zona del Taburno e del beneventano non sono solite ad una viticoltura di questo tipo: ci sono molte aziende bio, ma poco e nulla a biodinamico. Poi ci sono state tutte le regolari difficoltà legate all’avvio di un’attività economica: ecco perché ci andiamo piano e investiamo in maniera mirata”.
Cosa significa “vino naturale”?
“Un vino che è al 100% espressione del territorio. Inoltre si tratta di un alimento altamente digeribile, che non reca alcun danno alla salute del consumatore, tutt’altro. Purtroppo spesso i vini naturali, proprio in virtù delle loro peculiarità, presentano alcuni tratti che possono essere additati come difetti, ma non sempre è così: spesso si tratta invece delle caratteristiche del vitigno, che non siamo più abituati ad apprezzare perché viziati dal mercato e dai suoi diktat”.
Che vendemmia sarà per voi questa 2014?
“Difficile dirlo, se il tempo ad agosto sarà buono non sarà male, ma dobbiamo incrociare le dita. Certo, l’annata non è stata semplice: per fortuna la nostra posizione ha fatto in modo che i problemi legati all’umidità si riducessero di molto rispetto ad altre zone, ad esempio quelle in pianura”.
Che consiglio darebbe a chi volesse buttarsi nella produzione enologica?
“Direi, prima di tutto, di chiedere in giro, scoprire i vitigni e le caratteristiche di una zona, andare alla scoperta di quelli che erano i metodi di ieri, le tecniche artigianali, le procedure tradizionali. Cercare il confronto, girare per fiere, assaggiare e affinare il palato. E accettare anche le critiche, senza affezionarsi oltre misura ad un prodotto: è importante essere elastici per saper allargare i propri orizzonti”.