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Vini italiani negli Stati Uniti: il punto della situazione con Mark Fornatale

Skurnik Wines & Spirits registra vendite nella norma nonostante l’incertezza economica e politica

Nell’intervista a Mark Fornatale, Direttore Portafoglio italiano presso Skurnik Wines & Spirits, delineiamo il quadro delle importazioni dei vini italiani in America, in leggero calo rispetto all’anno scorso a causa dell’aumento dell’instabilità in Medio Oriente e in Europa e della conseguente riduzione degli ordini da parte dei clienti abituali.

Skurnik Wines & Spirits è un importatore e distributore di vino e liquori negli Stati Uniti fondato da Michael Skurnik nel 1987. Il fratello di Michael, Harmon entra a far parte dell’azienda nel 1989 dopo una lunga carriera nel settore del marketing e della pubblicità.
Grazie al lavoro congiunto degli Skurnik oggi rappresentano ben 300 marchi.

Come sta andando il mercato per i vini italiani in US?

È stato strano quest’anno passato. Il business del vino è sempre interessante, ma l’ultimo anno mi ha presentato molte nuove sfide. Avevo la sensazione di correre con la macchina solo per arrivare a un semaforo rosso. Il timore di una recessione dovuta all’aumento dei tassi di interesse da parte del governo o all’aumento dell’instabilità in Europa e nel Medio Oriente crea questa ansia generale che riduce le dimensioni degli ordini dei nostri clienti.

Ho sentito tante volte quest’anno dal cliente che comprava 3 o 5 casse di un vino: “mandamene una o due e vedremo come va”. Ma per noi, questo significa il rischio di perdere quel posizionamento in un periodo di tempo più breve-per qualsiasi ragione: l’acquirente cambia idea, o trova qualcosa che gli piace di più, forse qualcosa di meno costoso. Quindi dobbiamo sempre stare al passo con il lavoro fatto. Alla fine, il duro lavoro sembra aver pagato, nelle vendite sono più o meno ai livelli dell’anno scorso. In un momento come questo non vedo motivo di lamentarsi!

La generazione X sembra non interessarsi al vino, che si può fare per conquistare i palati più giovani?

Vedo che nella nostra attività in passato pochi si sono diversificati per includere anche distillati artigianali. Il Portfolio dei distillati è in rapida crescita da Skurnik, e non mostra segni di arresto. Ma dal mio punto di vista, qualsiasi tipo di interesse che porta un consumatore a cercare un prodotto di nicchia è buono.

La ricerca di una birra veramente artigianale invece dell’ Heineken, trovare la piccola produzione di amaro invece dell’ Averna; queste tendenze che per me danno speranza perché alla fine questi consumatori applicheranno la stessa logica al vino. Il punto di partenza può essere diverso, ma molte di queste persone alla fine capiranno la differenza tra vini di basso livello e i tipi di vini che vendo. Se nel frattempo evitano di bere nei primi anni solo prodotti di massa e vengono da me in cerca di qualcosa di speciale, metà del mio lavoro è già fatto.

Quali saranno le tendenze del 2024?

Siamo molto forti in Piemonte e a Montalcino, e mi aspetto campagne di vendita molto forti sia dal prossimo anno, con una grande risposta da parte dei collezionisti. Vendiamo sempre un sacco di vini da queste due regioni, ma quando i livelli di interesse salgono tra i collezionisti, sicuramente salgono le vendite.

Per i vini di Montalcino, i consumatori hanno apprezzato, ma non hanno collezionato le annate 2017 e 2018, quindi ci dovrebbe essere un po’ di spazio nelle cantine per i 2019 classici ed equilibrati. In Piemonte, avremo due annate da non perdere, 2020 e 2021, che attireranno il cuore degli amanti di questi vini. Ogni volta che leggo di sovraffollamento turistico in Piemonte, mi sento male per i miei amici lì, ma anche felice che così tante persone condividano il mio amore per questi vini speciali. L’incertezza economica e politica continuerà, ma speriamo di poter trarre vantaggio dalla nostra esperienza di convivenza nel 2023.

Articolo a cura di Stefania Tacconi

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